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Il petrolio rimane stabile

Da
Barry Norman
Pubblicato: Mar 4, 2016, 10:29 GMT+00:00

Il prezzo del petrolio sui mercati globali recupera in parte le perdite iniziali e chiude la giornata in leggero ribasso: giovedì, dopo l'impennata che ha

Il petrolio rimane stabile

Il prezzo del petrolio sui mercati globali recupera in parte le perdite iniziali e chiude la giornata in leggero ribasso: giovedì, dopo l’impennata che ha fatto seguito al minimo degli ultimi 13 anni, i trader hanno effettuato le prese di beneficio.
Su NYMEX il WTI si attesta a 34,57, in ribasso di 9 centesimi (-0,3%). Dopo aver raggiunto il fondo del mercato un mese fa, i prezzi hanno effettuato un balzo del 30%. In vista dell’attesissimo rapporto sull’occupazione per il mese di febbraio, i mercati sembrano essere agitati.
Giovedì il forte incremento delle riserve negli Stati Uniti e la mancanza di iniziative da parte dei principali produttori del mondo volte a limitare l’offerta hanno in parte soffocato il sentiment rialzista formatosi nel corso di questa settimana. I future sul brent, considerato standard di riferimento internazionale, sono scesi a $ 36,66, in ribasso di 27 centesimi.
La scorsa settimana negli Stati Uniti le riserve di greggio sono salite di 10,4 milioni di barili, stabilendo un nuovo record pari a 517,98 milioni di barili.
Nel frattempo nel mondo ogni giorno vengono prodotti 1-2 milioni di barili al giorno in eccesso rispetto alla domanda, contribuendo al crollo del 70% dei prezzi verificatosi a partire dalla metà del 2014.

“I prezzi devono ancora una volta scendere e raggiungere un nuovo minimo in maniera tale da pregiudicare realmente la produzione. Non credo che un congelamento possa essere la soluzione” sostiene lo strategista della Natixis Abhishek Deshpande.
“È il solo modo per provocare un’inversione sostenuta… ciò fatto, assisteremo a una vera svolta e, secondo me, questo minimo è ancora al di sotto dei $ 25”.
Un accordo per il congelamento della produzione ai livelli di febbraio. siglato nel mese di febbraio da parte dei principali produttori, guidati da Russia e Arabia Saudita, non dovrebbe incidere molto sull’eccesso di offerta, visto che nel primo mese dell’anno la produzione era vicina ai massimi record.
Da un punto di vista stagionale, il secondo trimestre dell’anno è tendenzialmente uno dei più deboli, poiché in primavera gli interventi di manutenzione delle raffinerie provocano un calo della domanda di petrolio.
Secondo i dati Reuters degli ultimi 15 anni nel secondo trimestre il Brent ha guadagnato in media il 4,9%, contro un incremento medio di circa il 7,5% del terzo trimestre, generalmente il migliore in termini di performance del mercato.

“Il mercato sembra allontanarsi dal minimo” afferma Neil Atkinson, nuovo capo della divisione per il mercato e per settore del petrolio della IEA nel corso di un seminario a Oslo. “Nel corso del 2016 e 2017 i prezzi dovrebbero salire, in vista del raggiungimento di un equilibrio previsto per il 2017”.
Osservando la volatilità dei mercati del petrolio che ha avuto inizio nella seconda metà del 2014, tutto ruota attorno alle dinamiche domanda-offerta (e all’eccesso di quest’ultima). Ciò detto, alcuni segnali fanno pensare che l’Arabia Saudita, la quale sfidando i produttori di petrolio scisto statunitensi ha dato il via a tutto questo, ne abbiamo abbastanza. Non sta ancora chiedendo un taglio della produzione, ma un congelamento. In Russia la maggior parte delle società produttrici sono favorevoli, mentre diversi paesi esportatori dell’America Latina si sono uniti all’appello per un congelamento della produzione.
L’Iran rimane invece contrario. I leader del paese hanno definito l’ipotesi di un congelamento “ridicola” dato che il paese, dopo anni di sanzioni in risposta al programma nucleare, sta cercando di rimettere in piedi il settore del petrolio. Il ministro del petrolio russo volerà a Teheran per portare avanti le trattative, ma nel frattempo ha affermato che il paese svilupperà una propria “soluzione individuale”, qualunque cosa questo significhi. Negli Stati Uniti la produzione sta scendendo in maniera lenta ma costante. In Occidente le società di petrolio canadesi e brasiliane stanno tagliando i propri budget nell’esplorazione perché i prezzi troppo bassi la rendono non redditizia.

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