Il petrolio greggio WTI cede gran parte del terreno guadagnato giovedì, cedendo 1,02$ nel corso della sessione asiatica per attestarsi a 50,41; stesse
Il petrolio greggio WTI cede gran parte del terreno guadagnato giovedì, cedendo 1,02$ nel corso della sessione asiatica per attestarsi a 50,41; stesse sorti toccano al Brent, che cede 86 centesimi attestandosi a 58,23. La sessione di ieri è stata dominata da un impetuoso rally che ha visto il WTI guadagnare quota 50$ e il Brent superare i 60$. Il rally è stato provocato dalla crescente instabilità in Medioriente dopo che l’Arabia Saudita ha dato il via ai bombardamenti aerei contro le forze ribelli in Yemen e con il diffondersi delle notizie secondo le quali Arabia ed Egitto si starebbero preparando all’invio di truppe.
L’escalation militare ha spinto il greggio, sia il WTI che il Brent, in rialzo di quasi il 5%. I trader devono ricordarsi che i picchi di prezzo dovuti ai conflitti militari possono avere vita breve e i prezzi, qualora il conflitto dovesse placarsi, potrebbero di nuovo sprofondare. I disordini in Medio Oriente nel frattempo manterranno i prezzi alti e nei prossimi giorni potremmo osservare ancora una volta un’espansione dello spread fra Brent e WTI.
Questa mattina i prezzi del petrolio hanno ceduto oltre un punto percentuale; i trader si sono resi conto che la minaccia di interruzione delle forniture di petrolio legata ai bombardamenti in Yemen da parte dell’Arabia Saudita fosse in realtà piuttosto inconsistente.
Goldman Sachs ha diramato nella notte la notizia secondo la quale i bombardamenti in Yemen avranno un effetto lieve sulle forniture di greggio perché il paese non è un importante esportatore e le petroliere possono evitare di passare nelle acque territoriali per raggiungere i porti di destinazione.
Il giorno seguente all’inizio dei bombardamenti da parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti e l’esercito alleato che hanno il controllo di buona parte dello Yemen e cercano di esautorare il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, i prezzi hanno guadagnato il 6%.
Secondo ANZ l’impatto maggiore sui prezzi del petrolio in Medioriente viene da un possibile accordo sul programma nucleare iraniano, che potrebbe portare a un alleggerimento delle sanzioni da parte dei paesi occidentali e a un aumento delle esportazioni del petrolio.
“Con circa 30 milioni di barili off-shore, l’Iran potrebbe rapidamente inondare un mercato già saturo” esso sostiene ANZ.
Sia la Goldman Sachs che ANZ hanno notato che un accordo sul nucleare difficilmente porterebbe a un aumento delle esportazioni prima di metà anno. “Il Brent comunque probabilmente perderebbe il premio recente legato al fattore rischio e ritornerebbe a un valore attorno ai 55$ “.