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Il petrolio greggio sta davvero tentando un rally?

Da
Barry Norman
Pubblicato: Feb 18, 2016, 10:55 GMT+00:00

Il WTI continua a muoversi in rialzo, incurante delle dichiarazioni da parte del Ministro del petrolio iraniano, secondo le quali al suo ritorno su

Il petrolio greggio sta davvero tentando un rally?

Il WTI continua a muoversi in rialzo, incurante delle dichiarazioni da parte del Ministro del petrolio iraniano, secondo le quali al suo ritorno su mercati globali il paese non osserverà alcuna restrizione alle proprie quote. Il giorno precedente l’Arabia Saudita e diversi altri paesi membri dell’Opec si sono incontrati in una riunione di emergenza da cui è scaturita la decisione di non tagliare la produzione, ma di mantenerla ai livelli attuali. I mercati asiatici si muovono su terreno positivo dopo l’appoggio dato dall’Iran, insieme agli altri due principali paesi esportatori di petrolio, la Russia e l’Arabia Saudita, all’ipotesi di un congelamento dei livelli di produzione. Questo scenario ha contribuito a spingere il prezzo del petrolio in rialzo in vista di un possibile rallentamento della produzione da parte dei paesi sovramenzionati, contribuendo ad alimentare la propensione al rischio da parte degli investitori.

Ieri l’indice del dollaro USA ha lasciato sul terreno lo 0,1% in seguito alla diffusione dei verbali della Fed, dai quali emerge una crescente riluttanza da parte delle autorità nei confronti di un incremento dei tassi di interesse a breve termine in occasione della riunione di marzo. I motivi vanno ricercati nelle recenti turbolenze del mercato e nel peggioramento delle prospettive economiche in Cina, un ostacolo per il tasso di inflazione negli Stati Uniti; tutti i fattori che incidono negativamente sull’indice del dollaro USA.
Mercoledì il WTI ha guadagnato il 5,6% chiudendo a $ 30,7 il barile, dopo che l’Iran ha offerto il proprio appoggio alla decisione da parte di Russia e Arabia Saudita di congelare i livelli di produzione per arginare l’eccesso di offerta che ha spinto il prezzo del greggio ai minimi da una dozzina di anni. Giovedì mattina il petrolio greggio ha guadagnato 59 centesimi attestandosi a 31,25 mentre il Brent ne ha guadagnati 38 salendo a 34,88.

Mercoledì il ministro del petrolio iraniano Bijan Zanganeh ha incontrato a Tehran, per oltre due ore, le controparti da Venezuela, Iraq e Qatar, dichiarando che il tetto alla produzione proposto potrebbe essere il primo passo verso una stabilizzazione del mercato. Zanganeh, secondo quanto riportato dall’agenzia Shana di Tehran, non ha dichiarato esplicitamente che l’Iran manterrà i livelli di produzione di gennaio, come invece stabilito dalla proposta dei principali paesi produttori come la Russia e l’Arabia Saudita.
Un funzionario iraniano, parlando prima della riunione di mercoledì, sosteneva che l’Iran continuerà ad aumentare la propria produzione di petrolio fino a raggiungere i livelli precedenti alle sanzioni imposte nel 2002 a quello che é il quarto paese produttore dell’Opec.
E’ proprio Tehran il principale ostacolo al primo accordo degli ultimi 15 anni fra paesi Opec e non; il paese si è infatti ripromesso di recuperare le quote di mercato perse con le sanzioni. Nonostante quanto detto, l’impegno da parte di Zanganeh verso un piano di congelamento della produzione ha contribuito a innescare un imponente rally.
L’ultimo aggiornamento sulle scorte pubblicato dalla API indica, nella settimana conclusasi il 12 febbraio, una contrazione pari a 3,3 milioni di barili, per un ammontare totale di 499,1 milioni di barili. Le riserve di distillati, che includono diesel e olio combustibile, sono diminuite di 2 milioni di barili.
Secondo l’amministratore delegato della Woodside Petroleum, nei prossimi tre-cinque anni a livello globale il mercato del petrolio probabilmente sperimenterà un calo dell’offerta, ma è difficile dire quali saranno i tempi per un recupero dei prezzi.
Nel mese di dicembre la produzione di petrolio nel Nord Dakota é scesa di quasi il 3%, la più forte contrazione mensile da quasi un anno; il primo vero segnale del fatto che il progressivo calo dei prezzi sta pesando fortemente sui produttori USA onisti dell’improvviso successo dello scisto.

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