I dati sulle riserve statunitensi di petrolio greggio sorprendono in eccesso; i trader prevedevano infatti una calo significativo di scorte, ma hanno
I dati sulle riserve statunitensi di petrolio greggio sorprendono in eccesso; i trader prevedevano infatti una calo significativo di scorte, ma hanno invece osservato un incremento di 1,31 milioni di barili, senza che questo però incidesse in misura significativa sull’attuale rally. Il WTI guadagna infatti 44 centesimi salendo a 48,75, mentre il Brent ne guadagna 48 per attestarsi a 49,56. Il mercato continua a minacciare il livello di resistenza dei $ 50 ma ogni volta che rompe al rialzo sembra incapace di mantenere quota.
Il barile ha tratto beneficio dall’aggravarsi dell’incendio boschivo nelle regioni delle sabbie bituminose del Canada e dalla speranza in un alleggerimento dell’eccesso di offerta, che ha influenzato gli umori sui mercati di future. Sulle piazze asiatiche il WTI è sceso a 47,50 in scia alle prese di beneficio dei trader mentre il dollaro USA ha guadagnato terreno in seguito alla diffusione dei verbali della Fed. Il brent ha invece ceduto 78 centesimi scivolando a 48,15.
I prezzi sono schizzati in alto in seguito alle dichiarazioni di questa settimana da parte del gigante del settore bancario, Goldman Sachs, secondo cui l’interruzione dei rifornimenti nel più importante paesi produttore africano, la Nigeria – insieme a un aumento della domanda -hanno creato nel breve termine un inaspettato deficit di offerta. I timori legati a un potenziale aumento della produzione e l’apprensione per l’avvicinamento del mercato a livelli di iper comprato hanno inizialmente frenato il rally.
Il mercato si è mosso in rialzo in seguito alla diffusione di un sondaggio Reuters fra gli analisti del petrolio che, in riferimento alla scorsa settimana, prevedono una contrazione delle riserve di greggio statunitense pari a 2,8 milioni di barili, in calo per la seconda settimana consecutiva.
Secondo i dati diffusi mercoledì dall’Agenzia di Informazione sull’Energia USA, nella settimana conclusasi il 3 maggio, le riserve di petrolio statunitense sarebbero aumentate di 1,3 milioni di barili attestandosi a 541,3 milioni, a fronte di una flessione pari a 2,4 milioni di barili prevista dagli analisti intervistati in un sondaggio del Wall Street Journal.
Le scorte di prodotti petroliferi tra cui benzina e distillati – come il gasolio – sono diminuite più di quanto non siano aumentate le scorte di petrolio greggio. Secondo le stime della EIA, la domanda di prodotti raffinati avrebbe superato i 20 milioni di barili al giorno, il livello settimanale più alto da gennaio.
I prezzi sono scesi in seguito al raggiungimento a Vienna di un accordo sul petrolio libico tra fazioni rivali: un primo passo verso il ripristino della produzione di greggio, in gran parte sospesa nel paese nordafricano. L’accordo libico ha fatto seguito alla notizia di lunedì a proposito della possibile riapertura di qualche stabilimento nigeriano chiuso.
Il 16 maggio 2016 la EIA ha pubblicato il rapporto mensile sulle attività di perforazione. Nel giugno 2016, nelle principali regioni dei giacimenti di scisto, la produzione di greggio dovrebbe scendere – rispetto al maggio 2016 – di 113.000 barili al giorno attestandosi a 4,9 milioni di barili al giorno. In questo periodo la produzione di greggio diminuirà nelle regioni di Bakken e Eagle Ford.
L’incendio boschivo che due settimane fa ha sconvolto Fort McMurray ha ora superato una soglia critica, minacciando i più grandi impianti di produzione di petrolio del Canada, e costringendo migliaia di lavoratori all’evacuazione. Visto attraverso le immagini satellitari, l’incendio è uno spettacolo davvero inquietante.
Questa settimana i piani di riavvio della produzione nell’Alberta del Nord sono stati sospesi; un cambiamento nella direzione del vento ha infatti spinto le fiamme a nord verso regioni di sabbie bituminose di importanza cruciale. Circa 4.000 lavoratori provenienti da una dozzina di campi di lavoro, compresi quelli gestiti da Syncrude Canada e Suncor Energy, sono stati evacuati. Il cambiamento nella direzione di propagazione delle fiamme ha colto le aziende di sorpresa, ostacolando il tanto agognato ritorno alla produzione. Ieri un campo di lavoro con 665 camere è stato ridotto in cenere.
Dalla prima settimana di maggio, quando l’incendio ha distrutto una parte significativa di Fort McMurray, città patria di migliaia di lavoratori nel settore delle sabbie bituminose, gli impianti di produzione sono in un limbo. Le fiamme hanno provocato una riduzione della produzione di petrolio canadese di un milione di barili al giorno. Da ieri, l’incendio fuori controllo ricopre 877.224 acri, contro i 704.250 acri di lunedì.