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Il Greggio Si Muove In Rialzo Poiché I Trader Sembrano Confidare In Un Taglio Della Produzione

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Mar 8, 2016, 09:21 UTC

Il greggio WTI si muove in rialzo aprendo la settimana a 37,70$ postando un rincaro di 1,80$ mentre il Brent rompe al di sopra dei 40$ sulla scia

Il Greggio Si Muove In Rialzo Poiché I Trader Sembrano Confidare In Un Taglio Della Produzione

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Il greggio WTI si muove in rialzo aprendo la settimana a 37,70$ postando un rincaro di 1,80$ mentre il Brent rompe al di sopra dei 40$ sulla scia dell’ottimismo mostrato dai membri OPEC nei confronti di un possibile taglio della produzione durante la riunione del 20 marzo. L’ascesa del combustibile ha contribuito ad invertire le perdite iniziali di Wall Street portando il Dow e l’S&P  in territorio positivo. Il Nasdaq resta negativo.

Parte dei guadagni potrebbero essere attribuiti al calo degli impianti di perforazione delle società energetiche statunitensi che mostrano un ribasso per l’undicesima settimana consecutiva testando i minimi da dicembre 2009.

“Il mercato é sempre più rialzista poiché i danni causati dal crollo dei prezzi del greggio sono sempre più evidenti costringendo così il mercato ad andare oltre il surplus dell’offerta corrente con un possibile calo della produzione”. Queste le dichiarazioni rilasciate in una nota da Phil Flynn, capo analista presso il Price Futures Group. “I tori hanno ripreso il controllo di questo mercato che si attesta ora al di sopra del 40% rispetto ai minimi del 2016″.

Il ministro dell’energia degli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato che i prezzi attuali costringono tutti i fornitori a congelare la produzione.

Al termine di una conferenza aerospaziale tenutasi ad Abu Dhabi, Suhail al-Mazrouei, ha dichiarato ai giornalisti quanto segue:”Con gli attuali livelli di prezzo non avrebbe senso per nessuno aumentare la produzione. Dobbiamo solo essere pazienti poiché questa é una buona notizia per l’equilibrio del mercato.”

Le speranze di un miglioramento delle prospettive globali e un maggior sentimento di ripresa nei mercati vacillanti hanno visto i prezzi del Brent attestarsi in prossimità dei 41$, i massimi degli ultimi tre mesi.

A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come, nel mese di gennaio, il combustibile abbia raggiunto il livello dei 27$, i minimi dal 2003, sulla scia di un eccesso dell’offerta di greggio e un rallentamento della domanda mondiale causato dall’instabilità dell’economia globale.

Il calo che ha visto il combustibile perdere oltre i 3/4 dai massimi dell’estate del 2014, quando si attestava su quota 115$, é stato accompagnato dalle turbolenze del mercato azionario.

Lunedì il presidente  Hassan Rouhani ha dichiarato che sotto la sua amministrazione il combustibile si attesta su quota 25$.

Stando a quanto riportato dall’IRINN, Rouhani rivolgendosi ad una folla di persone nella città meridionale di Yazd, ha mostrato come, nonostante le difficoltà riportate da numerosi produttori di greggio, la sua amministrazione abbia superato molti problemi economici del paese.

“L’amministrazione iraniana ha mantenuto il valore della moneta nazionale invariata nonostante il forte calo dei prezzi del greggio”, queste le parole rilasciate da Rouhani.

Egli ha inoltre criticato l’amministrazione dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad per la cattiva gestione affermando che mentre i ricavi del petrolio colpivano 120 miliardi di dollari  non sono stati presi in considerazione i gravi problemi relativi all’occupazione.

Anche se l’Arabia Saudita dovesse vincere la sua guerra contro i produttori di scisto statunitensi, dovrà affrontare un nuovo avversario: miliardi di barili di greggio.

Non si tratterà di una nemesi regionale dell’Iran, né di un Iraq risorgente, da sempre concorrente della Russia. La risposta sarà più prosaica: anche quando il surplus dell’offerta terminerà, le scorte di oltre un miliardo di barili costruite nel 2014 resteranno intatte, gravando così sui prezzi. Stando alle previsioni effettuate dall’agenzia internazionale dell’energia, le rimanenze continueranno ad accumularsi fino alla fine del 2017, pertanto, il processo di riduzione dell’offerta potrebbe richiedere anni.

La scorsa settimana l’Arabia Saudita ha ribadito di non essere intenzionata ad accelerare il processo di riequilibrio del greggio riducendo la propria produzione. Tuttavia, il Regno e altri membri Opec hanno concordato con la Russia un possibile congelamento della produzione ai livelli di gennaio, escludendo così la possibilità di assistere ad un taglio dell’offerta. Queste le dichiarazioni rilasciate da Ali al-Naimi, ministro del petrolio saudita.

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