La partita sui titoli di Stato e sulla cartolarizzazione non sembra giocarsi solo sul campo nazionale. Mentre imperversa il tanto decantato GACS (Garanzia
La partita sui titoli di Stato e sulla cartolarizzazione non sembra giocarsi solo sul campo nazionale.
Mentre imperversa il tanto decantato GACS (Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze), il meccanismo voluto dal Governo per ovviare al problema dei crediti deteriorati, l’attenzione del Premier si focalizza sui concreti contrasti con l’Unione Europea.
Renzi accusa ingerenze da parte di Bruxelles ed è deciso a non mollare sulla questione dei titoli di Stato.
Così il Presidente del Consiglio: “Noi metteremo il veto su qualsiasi tentativo di mettere un tetto alla presenza di titoli di Stato nei portafogli delle banche e saremo, senza cedimento, di una coerenza e forza esemplare”.
Prendendo le mosse da un incipit tutt’altro che diplomatico, Renzi rincara la dose, reagendo con un attacco, invece che una difesa, alla polemica legata al salvataggio delle quattro banche nei mesi precedenti: “Oggi ci rendiamo conto che la vera questione delle banche in Europa è una questione che riguarda la prima e la seconda banca tedesca”.
La tesi del Premier è che sia inopportuno confutare le scelte economico-finanziarie italiane, quando Deutsche Bank ha riacquistato bond senior unsecured solo sei giorni fa: “ Bisogna avere la forza di dire che in pancia a istituti di altri Paesi europei c’è un eccesso di titoli tossici”.
Poi una parentesi sullo stato di salute dell’Italia che farà felici gli investitori: “Solo chi non vuol vedere può giudicare la nostra posizione come qualcuno che batte i pugni sul tavolo per ottenere qualche decimale economico. Vi svelo un segreto: i decimali ce li possiamo prendere senza battere i pugni sul tavolo. Se guardiamo il deficit, guardiamo i nostri amici e partner, la Spagna, la Francia, lo stesso Regno unito”.
Conclude ricordando che il Regno Unito ha compiuto “un’operazione sulle tasse totalmente finanziata in deficit”.
Terminati i paragoni, il Premier si concentra sulla dicotomia Italia-Europa, sostenendo l’imprescindibilità per l’Unione Europea dell’Italia “perché parla un carico di storia che ha bisogno di essere declinato nel presente. Guardiamo alla realtà: l’Europa senza l’Italia è più debole”.
Da qui, l’esigenza di chiarire il senso delle proprie parole, non in chiave disfattista, ma profittevole: “Non è un atteggiamento giamburraschesco. Noi stiamo offrendo qualcosa all’Europa, tornare a essere l’Europa dei ponti più che dei conti, degli ideali più che dei decimali”.
Proprio per questo è stato redatto un documento dal ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan con l’intento di ovviare a criticità sistemiche in seno all’istituzione comunitaria: “in questi ultimi anni l’Europa ha scelto una politica economica che ha visto crescere la disoccupazione e la distanza tra il Paese leader e gli altri”.
Si evince come Renzi illustri e rivendichi un ruolo centrale del Bel Paese all’interno del Continente.
Gli investitori ringraziano (o potrebbero ringraziare) e aspettano che la Nazione dia risposte concrete a una così eccellente pubblicità.
Se il Paese andrà nella stessa direzione sbandierata e riconosciuta dal proprio leader, allora ne beneficeranno non solo gli investitori, ma tutti gli stakeholder.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.