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Il dollaro si prepara alle buste paga non-agricole e al rialzo dei tassi mentre l’euro è pronto a un’uscita della Grecia

Da
Barry Norman
Aggiornato: Apr 3, 2015, 17:21 GMT+00:00

Oggi e lunedì i mercati globali rimarranno chiusi per le feste di Pasqua. Ogni tanto si verifica qualche anomalia nel calendario delle vacanze delle

Il dollaro si prepara alle buste paga non-agricole e al rialzo dei tassi mentre l’euro è pronto a un’uscita della Grecia

Il dollaro si prepara alle buste paga non-agricole e al rialzo dei tassi mentre l’euro è pronto a un’uscita della Grecia
Oggi e lunedì i mercati globali rimarranno chiusi per le feste di Pasqua. Ogni tanto si verifica qualche anomalia nel calendario delle vacanze delle banche e del governo Usa: oggi è uno di quei giorni. Gli Stati Uniti pubblicheranno la lettura delle buste paga non-agricole in una sessione che si preannuncia sensibilmente scarna. Ieri il dollaro si è deprezzato per la seconda giornata di fila, con gli investitori che continuavano a prendere posizione in vista dei dati occupazionali odierni, suscettibili di scontentare quanti nutrono prospettive rialziste per le quotazioni del dollaro. Un sondaggio di Reuters stima che le buste paga non-agricole cresceranno di 245mila unità nel corso di marzo dopo le 290mila di febbraio; diversi attori di mercato scommettono invece su di un dato inferiore. Gli economisti dei maggiori istituti di credito sono ancora fiduciosi sulle prospettive del mercato di lavoro a stelle e strisce nonostante il debole rapporto ADP di mercoledì. Proprio mercoledì si apriva il secondo trimestre del 2015, con il dollaro Usa in calo per via di dati manifatturieri e occupazionali inferiori alle attese che hanno portato diversi osservatori a scommettere sul fatto che la Fed finirà per rinviare a non prima della fine del 2015 l’intervento sui tassi. Letture fiacche hanno rafforzato l’opinione di quanti sostengono che l’apprezzamento del dollaro sta danneggiando l’export americano e quindi rallentando la crescita economica del paese. Il biglietto verde è scambiato a 97,79, ben al di sotto di quello che è stato il range abituale nelle ultime settimane.

Ieri gli Stati Uniti hanno pubblicato anche le proprie statistiche commerciali: il paese ha registrato il deficit più basso dal 2009 a oggi. In realtà, se da un lato il calo del deficit indurrà gli economisti a rialzare le previsioni di crescita del primo trimestre 2015, dall’altro finirà per essere solamente temporaneo alla luce dell’apprezzamento del dollaro e delle difficoltà della domanda globale. Il dipartimento del Commercio ha comunicato che il deficit commerciale è calato del 16,9%, portandosi a quota 35,4 miliardi di dollari: si tratta della performance più contenuta dall’ottobre 2009. È stato frattanto rivisto in rialzo il deficit di gennaio, passato a 42,7 miliardi dai precedenti 41,8.

Il cross EUR/USD inaugura le festività Pasquali a quota 1,0874 per attestarsi in prossimità del margine superiore del suo range di trading. Le attese per l’intervento Fed – che verso la fine dell’anno dovrebbe finalmente risollevare i tassi dallo 0% – hanno permesso al biglietto verde di realizzare una performance eccezionale nel corso del primo trimestre, la migliore dal terzo trimestre 2008. E mentre il secondo già inizia a dipanarsi, l’indice DX è calato del -0,2% fino a 98,198, diversi punti al di sotto del picco degli ultimi 12 anni dello scorso marzo. Il dollaro Usa cede il -0,4% contro lo yen giapponese dopo che la debole lettura dell’indice di attività economica in Giappone ha inciso negativamente sulle azioni nipponiche, pur permettendo allo yen di difendere il suo status di bene rifugio. In precedenza, l’euro era riuscito a rafforzarsi grazie a dati economici europei incoraggianti che hanno messo da parte il peggior trimestre degli ultimi 15 anni. Gli indici PMI di Francia e Germania sono infatti cresciuti lievemente; molto meglio hanno fatto Italia e Spagna, a riprova di come la manifattura europea si stia finalmente rimettendo in moto dopo aver toccato il fondo. La forza dell’euro evidenzia come per diversi investitori non abbia alcuna importanza l’eventualità in cui Atene dovesse abbandonare la zona euro, oppure implementare misure volte a controllare la circolazione della valuta. Il fatto è che molti osservatori preferirebbero una Grecia fuori dall’euro. Atene non ha più liquidità per rimborsare il prestito da 458 milioni di euro del Fmi che scadrà il prossimo 9 aprile, nonché pagare salari e pensioni il 14 aprile a meno che l’Eurozona non decida di garantirle tempestivamente una nuova tranche di aiuti. Un funzionario del governo Tsipras ha detto: “Siamo un governo di sinistra. Se dobbiamo scegliere fra il consegnarci al Fmi o fare default assieme al nostro popolo, non abbiamo alcun dubbio su cosa è giusto fare”.

 

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