Oggi e lunedì i mercati globali rimarranno chiusi per le feste di Pasqua. Ogni tanto si verifica qualche anomalia nel calendario delle vacanze delle
Ieri gli Stati Uniti hanno pubblicato anche le proprie statistiche commerciali: il paese ha registrato il deficit più basso dal 2009 a oggi. In realtà, se da un lato il calo del deficit indurrà gli economisti a rialzare le previsioni di crescita del primo trimestre 2015, dall’altro finirà per essere solamente temporaneo alla luce dell’apprezzamento del dollaro e delle difficoltà della domanda globale. Il dipartimento del Commercio ha comunicato che il deficit commerciale è calato del 16,9%, portandosi a quota 35,4 miliardi di dollari: si tratta della performance più contenuta dall’ottobre 2009. È stato frattanto rivisto in rialzo il deficit di gennaio, passato a 42,7 miliardi dai precedenti 41,8.
Il cross EUR/USD inaugura le festività Pasquali a quota 1,0874 per attestarsi in prossimità del margine superiore del suo range di trading. Le attese per l’intervento Fed – che verso la fine dell’anno dovrebbe finalmente risollevare i tassi dallo 0% – hanno permesso al biglietto verde di realizzare una performance eccezionale nel corso del primo trimestre, la migliore dal terzo trimestre 2008. E mentre il secondo già inizia a dipanarsi, l’indice DX è calato del -0,2% fino a 98,198, diversi punti al di sotto del picco degli ultimi 12 anni dello scorso marzo. Il dollaro Usa cede il -0,4% contro lo yen giapponese dopo che la debole lettura dell’indice di attività economica in Giappone ha inciso negativamente sulle azioni nipponiche, pur permettendo allo yen di difendere il suo status di bene rifugio. In precedenza, l’euro era riuscito a rafforzarsi grazie a dati economici europei incoraggianti che hanno messo da parte il peggior trimestre degli ultimi 15 anni. Gli indici PMI di Francia e Germania sono infatti cresciuti lievemente; molto meglio hanno fatto Italia e Spagna, a riprova di come la manifattura europea si stia finalmente rimettendo in moto dopo aver toccato il fondo. La forza dell’euro evidenzia come per diversi investitori non abbia alcuna importanza l’eventualità in cui Atene dovesse abbandonare la zona euro, oppure implementare misure volte a controllare la circolazione della valuta. Il fatto è che molti osservatori preferirebbero una Grecia fuori dall’euro. Atene non ha più liquidità per rimborsare il prestito da 458 milioni di euro del Fmi che scadrà il prossimo 9 aprile, nonché pagare salari e pensioni il 14 aprile a meno che l’Eurozona non decida di garantirle tempestivamente una nuova tranche di aiuti. Un funzionario del governo Tsipras ha detto: “Siamo un governo di sinistra. Se dobbiamo scegliere fra il consegnarci al Fmi o fare default assieme al nostro popolo, non abbiamo alcun dubbio su cosa è giusto fare”.