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Il dollaro continua a muoversi in rialzo sulle piazze asiatiche

Da
Barry Norman
Pubblicato: May 19, 2016, 12:22 GMT+00:00

Il rialzo del dollaro è stato la caratteristica principale della sessione asiatica, con la valuta degli Stati Uniti che raggiunge quota 95,18, spinta

Il dollaro continua a muoversi in rialzo sulle piazze asiatiche

Il rialzo del dollaro è stato la caratteristica principale della sessione asiatica, con la valuta degli Stati Uniti che raggiunge quota 95,18, spinta dalla crescente possibilità che la Federal Reserve attui un innalzamento dei tassi già a giugno. Secondo Bloomberg, l’apprezzamento del dollaro dal giugno del 2014 ha inciso sulle prospettive di crescita e di inflazione, contribuendo a rimandare a dicembre l’aumento dei tassi da parte della Fed da livelli prossimi allo zero. I membri della banca centrale degli Stati Uniti, da Janet Yellen a Stanley Fischer, hanno dichiarato che il rialzo del dollaro limiterà la tempistica dell’innalzamento dei tassi.

Secondo Douglsa Borthwick, direttore per le valute della Chapdelaine & Co. di New York, un’unità del broker interdealer britannico Tullet Prebon Plc., “La Fed deve affrontare una situazione complicata: non può aumentare i tassi, perché ciò significherebbe un dollaro più forte ed eserciterebbe pressione deflazionistica sull’economia mondiale. Alla Fed viene richiesto di agire con decisione, ma in verità non può fare molto.”

Soltanto la scorsa settimana, i mercati davano la possibilità di un aumento dei tassi a giugno ad appena il 5%, ma i derivati sui tassi hanno mostrato un balzo delle probabilità al 34% dopo la pubblicazione dei verbali del Fomc.

I mercati asiatici sono stati particolarmente agitati, con le borse che si muovono in ribasso — tranne in Cina e Giappone— a causa della crescente prudenza con cui gli investitori guardano all’aumento dei tassi negli Stati Uniti, sempre più probabile a giugno. In Cina, lo Shanghai Composite ha recentemente guadagnato lo 0,6%, mentre in Giappone il Nikkei ha aperto in rialzo, per poi ridurre i guadagni e rimanere invariato. Al contrario, l’Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,4%, in Corea del Sud il Kospu ha ceduto lo 0,5% e in Australia, l’ASX/S&P si è mosso in ribasso dello 0,7%.

In Asia, molti investitori si sono ritirati a seguito della pubblicazione dei verbali della riunione del Fomc di aprile. I documenti suggeriscono, infatti, che un’innalzamento dei tassi a giugno è ancora possibile, se i dati dovessero indicare un miglioramento dell’economia degli Stati Uniti.

L’apprezzamento del dollaro ha pesato sulle valute asiatiche, con l’Aussie che cede 13 punti per venire negoziato a quota 0,7216 dopo la pubblicazione dei dati contrastanti sull’occupazione. La disoccupazione è rimasta invariata al 5,7%, con 108000 nuovi posti di lavoro stimati nell’ultimo mese. Secondo gli economisti interpellati da Bloomberg, la disoccupazione avrebbe dovuto raggiungere il 5,8%, con 12000 nuovi posti di lavoro ad aprile e un tasso di partecipazione stabile al 64,9%. L’Australia sta registrando la crescita dei salari più debole degli ultimi venti anni, che rafforza la possibilità di almeno un ulteriore taglio dei tassi da parte della Reserve Bank of Australia nel 2016.

Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio di Statistica Australiano nella giornata di mercoledì, a marzo, i salari del settore privato sono cresciuti di appena l’1.9% su base annua. Se si aggiungono gli aumenti salariali del settore pubblico, il dato complessivo registra un incremento del 2%, il più basso dal 1997.

Il kiwi ha continuato a muoversi in rialzo, guadagnando 2 punti per venire negoziato a quota 0,6742.

Con i trader che rispondono all’apprezzamento del dollaro e ai dati sul Pil, pubblicati nella giornata di mercoledì e risultati superiori alle aspettative, lo yen si è mosso in rialzo, raggiungendo quota 110,02. Nell’ultimo trimestre, l’economia del Giappone ha sfiorato la recessione, con l’aumento della spesa pubblica e per i consumi che ha compensato la riduzione degli investimenti delle imprese. Secondo i dati del governo pubblicati nella giornata di mercoledì, nel primo trimestre, il Pil è cresciuto dell’1,7% su base annua.

Il trimestre da ottobre a dicembre è stato corretto per segnare una contrazione dell’1,7%, peggiore della stima del calo dell’1,1%. Secondo gli analisti, con la spesa per i consumi in debole ripresa rispetto alla riduzione dello scorso trimestre, i dati rafforzano le aspettative del mercato, secondo cui il primo ministro Abe deciderà di rinviare il previsto aumento dell’imposta sulle vendite al prossimo anno.

La diminuzione delle spese di investimento indica che le imprese sono ancora riluttanti a impiegare i propri capitali. Inoltre, il dato sottolinea che il Giappone ha ancora molto da fare per uscire dal ciclo di espansione e contrazione che caratterizza la sua economia da decenni. L’anno bisestile ha fornito un giorno in più di produzione e spesa per spingere i dati in rialzo. La prospettiva rimane impegnativa, dato l’apprezzamento dello yen e il possibile aumento dell’imposta sulle vendite nel 2017.

Con gli Stati Uniti che continuano a premere sul Giappone affinché non intervenga sullo yen, gli esperti attendono le dichiarazioni dei ministri delle Finanze del G7 sull’intenzione di Tokyo di vendere valuta nel caso questa dovesse proseguire a muoversi in rialzo. Nella giornata di venerdì, i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G7 avvieranno un vertice di due giorni a Sendai, durante il quale discuteranno dell’economia mondiale, dello sviluppo sostenibile e dei flussi finanziari internazionali.

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