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Il crollo delle materie prime pesa fortemente sulle valute asiatiche

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Aug 4, 2015, 17:06 UTC

Il crollo globale delle materie prime sta pesando fortemente sulle valute di Australia e Nuova Zelanda, con l'Aussie che guadagna solo 7 punti dal minimo,

Il crollo delle materie prime pesa fortemente sulle valute asiatiche

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Il crollo globale delle materie prime sta pesando fortemente sulle valute di Australia e Nuova Zelanda, con l’Aussie che guadagna solo 7 punti dal minimo, grazie a dati sulle vendite al dettaglio superiori alle previsioni che hanno spinto AUD fuori dal campo ribassista per portarlo a quota 0,7292. L’Aussie è riuscito a riprendere lo slancio dopo la riunione della Rba, svoltasi nella mattinata di oggi e dedicata ai tassi e alla politica monetaria. La banca centrale australiana ha mantenuto il suo tasso ufficiale di sconto invariato al minimo storico del 2,0%, una decisione ampiamente attesa, con la Rba che attende di valutare l’impatto delle precedenti misure di allentamento.

La Reserve Bank of Australia ha rilasciato la dichiarazione al termine della sua riunione mensile sulla politica monetaria. Di 21 analisti interpellati, tutti tranne uno non si aspettavano nessuna variazione per questa settimana. Nella mattinata di oggi, la Rba ha annunciato: “Ci si aspetta che, verso la fine dell’anno, la Federal Reserve avvii l’aumento del suo tasso di interesse di riferimento, ma altre banche centrali di notevole rilevanza continuano ad allentare la loro politica monetaria. Pertanto, le condizioni finanziarie globali rimangono decisamente accomodanti. Nonostante le fluttuazioni dei mercati derivanti dagli sviluppi in Cina e in Grecia, i tassi sui finanziamenti a lungo termine per la maggior parte dei sovrani e dei mutuatari privati meritevoli di credito rimangono notevolmente bassi.”

Gli operatori si aspettavano che Glenn Stevens assumesse dei toni da colomba, ma, nella mattinata di oggi, il governatore è rimasto più o meno neutrale, dando all’Aussie un po’ di slancio. Stevens ha aggiunto: “Sebbene il tasso di crescita sia rimasto in qualche misura al di sotto della media di lungo periodo, si è associato a un incremento dell’occupazione lievemente migliore nell’ultimo anno.” Questo estratto dal discorso di Glenn Stevens suggerisce che ci troviamo in una fase in cui la crescita del Pil non sta rallentando l’aumento dell’occupazione.

Nel corso della sessione asiatica, il dollaro si è mosso in rialzo, guadagnando 5 punti per venire negoziato a quota 97,65. La valuta degli Stati Uniti ha mantenuto la sua forza grazie all’aumento delle aspettative per un aumento del tasso di interesse da parte della Fed.

Il kiwi si è mosso in ribasso, perdendo 3 punti per raggiungere quota 0,6561 a causa della caduta delle materie prime, che pesa fortemente sulla piccola economia della Nuova Zelanda, ove i prezzi del latte registrano nuovi minimi. A ciò si aggiungono i risultati deludenti che, in questa settimana, hanno caratterizzato il settore manifatturiero cinese. L’indice dei responsabili degli acquisti elaborato da Caixin ha mostrato come l’attività delle fabbriche cinesi si sia ridotta più di quanto era stato stimato nell’ultimo mese, alimentando le preoccupazioni circa la seconda economia mondiale. Di norma, tutto ciò pesa sulle valute come il dollaro della Nuova Zelanda, la cui economia è strettamente legata alle sorti della Cina.

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NZDUSD(60 minutes)20150804062344
Nella mattinata di oggi, lo yen ha visto un’attività modesta, muovendosi in ribasso contro il dollaro e l’euro, con gli operatori che seguono le dichiarazioni della Banca del Giappone in vista della riunione sul tasso di interesse e sulla politica monetaria, che si svolgerà nella giornata di venerdì. La coppia USD/JPY viene negoziata a quota 124,09, mentre il cambio EUR/JPY ha raggiunto quota 135,83. Data la stagnazione dei prezzi al consumo, la Banca del Giappone punta a un calo dei rendimenti aggiustati per l’inflazione come prova che il suo programma di stimolo sta aumentando le aspettative per un incremento del costo della vita. Nello scorso mese, il governatore della banca centrale nipponica, Haruhiko Kuroda, ha sottolineato l’effetto della politica monetaria sulle aspettative di inflazione e sui rendimenti reali, ribadendo la sua fiducia nel raggiungimento del tasso di inflazione obiettivo del 2%. Ciò suggerisce che Kuroda non modificherà l’attuale livello di stimolo, anche se quest’anno l’indice dei prezzi al consumo adottato dalla Banca del Giappone è rimasto piatto.

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