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Il barile inizia a cedere i recenti guadagni

Da
Barry Norman
Aggiornato: Feb 1, 2016, 10:50 GMT+00:00

Con l'inizio del nuovo mese, lasciandosi alle spalle la volatilità di gennaio, i trader sperano in un periodo più calmo e meno stressante, anche se nel

Il barile inizia a cedere i recenti guadagni

Con l’inizio del nuovo mese, lasciandosi alle spalle la volatilità di gennaio, i trader sperano in un periodo più calmo e meno stressante, anche se nel settore delle energie sembra una prospettiva improbabile. A fine gennaio il prezzo del barile si è impennato in vista di un possibile accordo fra Russia e Opec per un taglio della produzione, sebbene la maggior parte dei trader ritenga si tratti solo di parole altisonanti dietro le quali ci sarebbe ben poca sostanza.
Nel mese di gennaio il barile ha perso il 9,2%, in una fase in cui la volatilità dei mercati globali sembra aggiungersi ai timori di un esaurimento delle capacità di scorta negli Stati Uniti e alla prospettiva di un aumento delle esportazioni da parte dell’Iran in seguito al ritiro delle sanzioni internazionali. Venerdì Chevron ha fatto segnare il primo trimestre in perdita dal 2002, il che potrebbe presagire un’ondata di numeri negativi sulle trimestrali delle più grandi società del settore che verranno annunciati questa settimana. Martedì sarà la volta di Exon Mobil e BP. In mattinata il WTI ha lasciato sul terreno 68 scivolando a 32,94 mentre il Brent ha ceduto 75 centesimi attestandosi a 35,24. Lunedì a inizio giornata il mercato si è mosso in ribasso in seguito alla diffusione dei dati economici sorprendentemente deboli da Cina e Corea del Sud; a pesare sui mercati si é aggiunto il fatto che una collaborazione per un taglio alla produzione da parte dei più importanti paesi esportatori di petrolio è apparsa una prospettiva sempre più improbabile.

Le voci di un taglio della produzione coordinato tra Opec e Russia si fanno sempre più insistenti. Le ultime dichiarazioni sono quelle del ministro dell’energia russo, Alexander Novak, he ha ribadito il fatto che la Russia a febbraio incontrerà l’Opec per discutere un possibile accordo per un taglio della produzione.

Un taglio alla produzione del 5% per tutti i partecipanti.
Questa la proposta dell’Arabia Saudita dello scorso anno. Quando gli è stato chiesto se tale offerta fosse ancora sul tavolo, Novak ha confermato che é esattamente questo l’oggetto in questione. La riunione potrebbe tenersi nel mese di febbraio, come è stato proposto originariamente dal Venezuela, che invoca misure di emergenza per stabilizzare i prezzi.

La crescita dell’offerta di petrolio quest’anno è rimasta invariata. I paesi dell’Opec hanno ben poco da aggiungere a ciò che Iran apporterà sul mercato, qualcosa compreso fra i 500.00o e il milione di barili al giorno. Altri paesi potrebbero assistere a una contrazione della produzione. Nel 2016 la produzione dei paesi non Opec, specialmente negli Stati Uniti, dovrebbe scendere in misura molto più significativa. Andando avanti anche altri importanti paesi produttori non-Opec, come la Russia e il Brasile, vedranno scendere la produzione rispetto a quanto tutti prevedevano nel 2014.

La IEA stima che nel 2015 gli investimenti globali siano scesi del 20% e potrebbero perdere un altro 16% nel corso del 2016. “Si tratta di un fenomeno senza precedenti: non abbiamo mai visto gli investimenti scendere per due anni consecutivi. Non fatevi ingannare, chiunque voglia credere che i bassi prezzi del petrolio siano una sorta di nuova normalità andrà incontro delle sorprese” dichiara il direttore generale della IEA Faith Birol.

Negli Stati Uniti i fornitori di energia sono sicuri del fatto che, andando avanti, la tecnica di fatturazione, in aggiunta alla trivellazione tradizionali, li aiuterà a sopravvivere nel mercato attuale, con i prezzi in caduta libera. Potrebbe invece spingere fuori dal mercato i paesi Opec, o quantomeno convincerli a smetterla di cercare di regolare il prezzo indipendentemente. Di sicuro in questo scenario l’Arabia Saudita è costretta a cercare altre entrate per procurarsi liquidità. Un articolo di Bloomberg dello scorso mese evidenzia come il re Salman si a prestarsi a tagliare le sovvenzioni e a ricercare altre modalità per tenere in ordine i conti pubblici pubblici.

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