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I tre fattori che spingono in ribasso il prezzo del petrolio

Da
Barry Norman
Pubblicato: Mar 24, 2016, 10:08 GMT+00:00

Questa settimana gli attentati terroristici e la minaccia di ulteriori attacchi tengono in ansia i mercati. Sui mercati globali prevale sempre di più

I tre fattori che spingono in ribasso il prezzo del petrolio

Questa settimana gli attentati terroristici e la minaccia di ulteriori attacchi tengono in ansia i mercati. Sui mercati globali prevale sempre di più l’avversione al rischio, favorendo il lieve rally su dollaro USA e yen. L’impennata del biglietto verde pesa sui mercati di commodity, dai metalli di base fino ai beni energetici. Il WTI cede quasi due dollari scivolando a 39,72 mentre il Brent lascia sul terreno solamente $ 1,50 e si attesta a 40,45. I prezzi sono in calo da martedì mattina, in scia agli attentati di Bruxelles; gli investitori infatti cercano di mettere a riparo il proprio denaro nei cosiddetti beni rifugio, anzitutto l’oro e i titoli del tesoro.

Mercoledì mattina la EIA ha pubblicato il rapporto settimanale sulle riserve di petrolio, che in riferimento alla scorsa settimana segnala un incremento di 9,4 milioni di barili, per un totale di 532,5 milioni di barili di petrolio greggio commerciale in stoccaggio nei depositi USA. Secondo i dati della EIA, le riserve di petrolio commerciale sarebbero vicine ai massimi storici riferiti a questo periodo dell’anno.

Martedì pomeriggio l’Istituto Americano per il Petrolio (API) ha segnalato, per la settimana conclusasi il 18 marzo, un incremento delle riserve di greggio pari a 8,8 milioni di barili. Per lo stesso periodo, gli analisti stimavano un incremento di 2,7 milioni di barili. L’API segnala anche una contrazione delle riserve di benzina pari a 4,3 milioni di barili, e di distillati per 391 mila barili. Venerdì scorso il prezzo del petrolio greggio statunitense ha raggiunto il picco di $ 42,49, per poi perdere terreno fino a cedere martedì circa un dollaro. Alla fine si è fatta largo l’idea che il picco di prezzo fosse con ogni probabilità il risultato di azioni di copertura short, non di variazioni sui fondamentali nelle dinamiche domanda/offerta.
Gli investitori continuano a sperare che la riunione fra i paesi membri dell’Opec e altri paesi produttori di petrolio, in calendario per il 17 aprile, possa avere un impatto sui fondamentali del mercato. La verità è che, ad essere ottimisti, l’impatto sarà minimo. L’Iran ha fatto sapere di non essere disposto a congelare o a tagliare la produzione; altrettanto dicasi per la Libia.

In un rapporto pubblicato recentemente, il Fondo Monetario Internazionale sostiene che i mercati emergenti stanno affrontando un peggioramento delle prospettive di crescita per i prossimi cinque anni, ma nello specifico per i paesi del Medioriente e dell’Asia centrale è prevista 1,25 punti percentuali al di sotto della media dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo. A sei anni dalla primavera araba, il Medio Oriente è invischiato in conflitti che pesano sull’attività economica, con milioni di disperati in fuga, si legge in un documento redatto dal direttore del Fondo Monetario Internazionale per il Medioriente Masood Amhed.
“Allo stesso tempo, la nuova realtà del prezzo del petrolio, ‘sempre più basso e per un tempo sempre più lungo’, ha inciso negativamente sulla prospettive di crescita a lungo termine dei paesi esportatori di petrolio e rende insostenibili il loro modelli di crescita economica basata sul petrolio” sostiene Masood.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nella regione i paesi esportatori di petrolio sono costretti a tagliare la spesa con una conseguente crollo dell’occupazione nel settore pubblico, finanziato finora dalle entrate derivanti dal petrolio, con pesanti conseguenze sulla qualità della vita e sulle prospettive di crescita.
Nel 2016 il prezzo del petrolio è crollato ai minimi degli ultimi 12 anni prima di risalire in vista di un possibile aumento della domanda e di un calo della produzione USA tale da alleggerire l’eccesso di offerta globale. Guardando il futuro esiste la possibilità di assistere a degli shock dell’offerta in seguito alle decisioni delle società del settore energetico, da Chevron Corp. a BP, che hanno tagliato la spesa per miliardi di dollari.

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