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I trader si preparano per le misure che le banche centrali (Rba, Rbnz, Bce, Fomc) adotteranno nel mese di marzo

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Mar 1, 2016, 10:54 GMT+00:00

Nella giornata di lunedì, i deboli dati sull’inflazione dell’Eurozona hanno provocato un ribasso dell'euro, che chiude il mese a quota 1,087. Sono sempre

I trader si preparano per le misure che le banche centrali (Rba, Rbnz, Bce, Fomc) adotteranno nel mese di marzo

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Nella giornata di lunedì, i deboli dati sull’inflazione dell’Eurozona hanno provocato un ribasso dell’euro, che chiude il mese a quota 1,087. Sono sempre più consistenti le voci che danno per certa un’ulteriore iniezione di stimoli da parte della Bce nell’incontro fissato per il 10 marzo prossimo. In base alle stime rese note dall’Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione Europea, il tasso di inflazione annuale per l’area euro a febbraio 2016 avrebbe dovuto essere del -0,2%, in ribasso rispetto allo 0,3% di gennaio. Il fatturato totale delle vendite al dettaglio per il mese di gennaio in Germania è sceso dello 0,8% in termini reali e dello 0,4% in termini nominali rispetto allo stesso mese dell’anno precedente stando ai dati rilasciati da Destatis, l’agenzia di statistica della Repubblica Federale Tedesca.

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Per ciò che concerne la Gran Bretagna, un documento del governo prospetta “un decennio di incertezze,  se gli Inglesi decideranno di lasciare l’Unione Europea con il voto referendario previsto per il 23 giugno prossimo. Una mossa del genere colpirebbe non solo i mercati finanziari, ma anche il mercato degli investimenti e la sterlina, con altre conseguenze negative per l’andamento dell’economia inglese e del mercato del lavoro.

L’Inghilterra, con il Commonwealth, è stata membro dell’Unione Europea per circa 40 anni. Se gli Inglesi decideranno di abbandonare l’Unione, dovrà essere applicato l’articolo 50 del Trattato, ossia l’unica via legale per uscire dall’UE. La sterlina è attualmente negoziata a quota 0,7815 rispetto ad un euro piuttosto debole e a quota 1,3910 rispetto al dollaro.

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Nella giornata di sabato, durante il G20, il ministro delle Finanze olandese, Jeroen Dijsselbloem, riferendosi al Giappone, ha dichiarato che “vi sono alcune preoccupazioni relative al fatto che potremmo finire in una situazione di svalutazione competitiva”

Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, ha dichiarato nella giornata di lunedì davanti al parlamento che non sta cercando di influenzare i cambi esteri e che il suo programma di riforme economiche, l’Abenomics, ha avuto un effetto correttivo su uno yen esageratamente forte. La valuta nipponica era negoziata intorno agli 85 yen per dollaro quando Abe è diventato primo ministro nel dicembre 2012. I dati del 1 marzo provenienti dal Giappone sono tutti negativi, con la spesa delle famiglie in forte ribasso, così come le spese in conto capitale. Lo yen apre il mese a quota 112,40.

Come mostrato dai dati pubblicati dal ministero per il Finanze nipponico, il Giappone non attuerà interventi durante questo mese anche se la valuta dovesse rafforzarsi ulteriormente, nonostante le preoccupazioni sulla competitività delle esportazioni che un simile sviluppo potrebbe creare.

L’ultimo intervento sul mercato dei cambi esteri è stato operato nel 2011. Lo yen è negoziato a quota 112,94 rispetto al dollaro e in rialzo dell’1,4% sull’euro, portandosi quindi a quota 122,95. Nel mese di febbraio, lo yen si è apprezzato del 7,2% rispetto al dollaro, segnando il migliore risultato dall’ottobre 2008. Il dollaro ha iniziato ad indebolirsi rispetto al suo rivale nipponico quando, durante la sessione asiatica, la Banca Popolare Cinese ha deciso di svalutare lo yuan per la quinta volta consecutiva. Questa mossa ha ravvivato il timore che la Cina possa attuare una serie di svalutazioni competitive appena pochi giorni dopo la condanna da parte dei membri del G20 di azioni di questo tipo. Dopo la chiusura delle contrattazioni nella sessione asiatica, la Banca Popolare Cinese ha annunciato un taglio dello 0,5% nel coefficiente di riserva obbligatoria per le banche. La misura ha aiutato le borse americane, ma ha fallito nell’operazione di supporto del dollaro rispetto allo yen.

Il dollaro australiano si è nuovamente mosso in ribasso a seguito dei dati negativi che hanno caratterizzato l’apertura del nuovo mese, toccando quota 0,7113. Il deprezzamento è stato causato anche dal mancato raggiungimento dell’obiettivo previsto per il conto corrente e la contrazione dell’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero cinese, sceso a 48,0.

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Nei giorni scorsi, il dollaro si è mosso in rialzo e ha chiuso il mese a quota 98,32. Tuttavia, su base mensile, la valuta degli Stati Uniti segna un deprezzamento dell’1,32%. Inoltre, gli investitori sono in attesa della pubblicazione di ulteriori dati economici per calcolare la traiettoria dell’incremento dei tassi di interesse prima della decisione della Federal Reserve del 16 marzo. I dati di oggi hanno mostrato una riduzione negli acquisti di abitazioni già di proprietà, che inaspettatamente a gennaio sono scese ai livelli di due anni fa. A febbraio, inoltre, anche l’indice manifatturiero dell’area di Chicago ha mostrato una contrazione superiore alle previsioni.

I dati di venerdì hanno mostrato come l’indice adottato dalla Fed per la misurazione dell’inflazione ha subito un’incremento piuttosto elevato, il più alto dall’ottobre 2014, mentre un documento a latere ha mostrato che l’economia. nel quarto trimestre, è cresciuta a un ritmo molto più elevato rispetto alle previsioni.

Dopo gli ultimi dati, i trader hanno iniziato a ritenere plausibile un innalzamento dei tassi di interesse nel corso di quest’anno. La probabilità che tale rialzo avvenga a giugno è stimata al 32%, quindi con una probabilità più alta del 27% rispetto a una settimana fa. Le previsioni per una manovra restrittiva a dicembre hanno raggiunto il 56%, dopo una caduta dell’11% avvenuta in concomitanza delle forti vendite sul mercato azionario dell’11 febbraio.

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