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I trader gonfiano i prezzi del petrolio per poi rivenderlo

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Nov 4, 2015, 15:50 UTC

Ora che manca solamente un mese alla riunione dell'Opec, l'Arabia Saudita continua a spingere la produzione e a cercare di condizionare gli altri membri,

I trader gonfiano i prezzi del petrolio per poi rivenderlo

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Ora che manca solamente un mese alla riunione dell’Opec, l’Arabia Saudita continua a spingere la produzione e a cercare di condizionare gli altri membri, mentre Russia e Venezuela preferirebbero procedere con un taglio della produzione per risollevare i prezzi. Pochi giorni fa S&P’s ha tagliato il rating sul debito saudita; secondo Nadir Mohammed, direttore dei paesi del Golfo per la Banca Mondiale, l’economia del paese arabo ha comunque la capacità di resistere senza problemi a uno crollo dei prezzi come quello che si sta verificando sul mercato del petrolio.

Nella seconda metà del 2014 il prezzo del petrolio è crollato in maniera drammatica, praticamente dimezzato rispetto ai massimi sopra i 100$ al barile registrati nella prima metà dell’anno. Da allora il mercato è rimasto attorno ai 50$ al barile. L’Arabia Saudita è il più grande paese esportatore di petrolio al mondo. Il Brent è salito a quota 50,53 in scia al WTI, nel momento in cui il mercato del petrolio è stato favorito da uno sciopero del settore in Brasile e da problemi di approvvigionamento in Libia dovuti a forza maggiore.

In un discorso a Asharq Al-Awsat, Mohammed ha sostenuto che l’economia saudita è abbastanza diversificata da poter sopportare gli attuali livelli di prezzo e che sia il mercato del lavoro che gli investimenti sono altamente competitivi per le prospettive di crescita a lungo termine. Mohammed ha anche sostenuto che l’Arabia Saudita è il più importante partner strategico della Banca Mondiale in Medio Oriente, e che l’organizzazione ed il Regno hanno già dato vita a una serie progetti congiunti in vari settori.

La Banca Mondiale si è impegnata a lavorare con l’Arabia Saudita in una serie di progetti diversificati offrendo tutta l’assistenza tecnica necessaria per mantenere l’economia saudita ai suoi livelli a cui è abituata. “La Banca attualmente fornisce diversi programmi di assistenza tecnica a tutti i paesi del Golfo, per aiutarli ad affrontare le sfide che in generale le loro economie stanno fronteggiando “, dichiara Mohammed, aggiungendo tuttavia che i paesi del Golfo, dal momento che tutti godono di una buona salute finanziaria, non hanno bisogno di un aiuto finanziario diretto dalla Banca Mondiale.

La Banca Mondiale offre invece ai paesi del Golfo una serie di iniziative congiunte per migliorare i settori dei servizi finanziari, programmi di pianificazione per le imprese, strategia competitiva e di investimento. Tali programmi comprendono anche quelli relativi al wealthfare, all’istruzione, alle infrastrutture e al lavoro, così come la sicurezza alimentare, l’acqua e l’energia.

A New York i future sul West Texas Intermediate guadagnano oltre il 4% raggiungendo i 48,35$ al barile. Domani è prevista l’uscita del rapporto settimanale sulle scorte. Secondo Olivier Jakob, analista di Petromatri, i prezzi del petrolio a breve termine probabilmente continueranno a fluttuare in una gamma di oscillazione sotto i 50$, proprio come hanno fatto per settimane.

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“Con i prezzi invariati all’interno di una ristretta gamma di oscillazione, credo dovremo aspettare ancora qualche settimana, almeno fino alla riunione dell’OPEC, per ritrovare forse una spinta sostenuta,” sostiene Jakob dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, che il 4 dicembre terrà un incontro a Vienna.

Secondo i dati Reuters anche i prezzi di benzina e diesel si stanno muovendo in netto rialzo: negli Stati Uniti la benzina ha guadagnato quasi il 6%, e il gasolio a bassissimo tenore di zolfo circa il 5%. Mercoledì il petrolio è scivolato in scia a un forte incremento di scorte di greggio tale da alimentare il timore che la domanda possa non essere sufficiente ad assorbire uno dei più grandi eccessi di offerta globale dei tempi moderni.

Martedì l’API (American Petroleum Institute) ha segnalato, per la settimana conclusasi il 16 ottobre, un aumento delle scorte commerciali di greggio negli Stati Uniti di 7,1 milioni di barili, a 473 milioni di barili, superando ampiamente le aspettative per un aumento di 3,9 milioni di barili. Nel corso dell’ultimo anno l’aumento dell’offerta da parte più grandi paesi produttori, insieme al rallentamento della domanda da parte dei paesi emergenti, ha tagliato della metà il prezzo del petrolio.

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