Nei prossimi giorni i banchieri centrali Usa saranno al centro della scena nel momento in cui proveranno a preparare investitori e speculatori alle mosse
A qualche giorno di distanza da un’importante riunione di politica monetaria, le autorità Fed si sparpaglieranno per il mondo rivelando la loro opinione su una serie di tematiche. Nel suo ultimo discorso pubblico a febbraio, Fischer ammise di non essere sicuro del momento in cui l’istituto avrebbe rialzato i tassi. Questa settimana potrebbe voler rivedere la sua posizione, oppure ammettere che l’incertezza globale non permette alla Fed di mappare con sicurezza i suoi prossimi interventi. Fischer parlerà pubblicamente domani, a Francoforte, su questioni regolamentarie.
Sempre venerdì, il presidente dell’istituto Yellen si recherà alla filiale di San Francisco – che ha guidato fra il 2004 e il 2010 – per parlare di questioni legate alla politica monetaria. Il suo intervento è previsto per le 15:45 (EDT).
La politica monetaria è stata al centro dell’intervento del presidente Fed di Saint Louis James Bullard di lunedì scorso, quando ha affermato alla CNBC che la dichiarazione ribassista della scorsa settimana potrebbe aver messo confusione nelle aspettative degli investitori circa il momento del primo rialzo. Bullard ha anche detto che il mercato potrebbe avere uno “scatto d’ira” nel caso in cui la banca centrale dovesse rimandare alla fine dell’anno l’intervento sui tassi.
Il presidente Fed di Cleveland Loretta Mester ha parlato lunedì mattina a Parigi. Mester, che per quest’anno non ha potere di voto in seno al comitato, ha affermato che la Fed potrebbe fare di più nell’aiutare il mercato a capire la direzione di movimento dei tassi d’interesse.
Il dollaro Usa si è mosso in ribasso per la gran parte della settimana con i trader sempre più sicuri del fatto che il Fomc finirà per rimandare il primo rialzo dei tassi alla fine del 2015. Un calo degli ordinativi di beni durevoli ha spinto ancor più verso il basso il biglietto verde, fornendo un certo supporto alle materie prime dal momento che ha ridotto i timori legati alla possibilità che il rally del dollaro avrebbe compresso i guadagni societari. A ogni modo, il fatto che gli indici azionari abbiano toccato nuovi massimi record, fa sì che indicatori economici tutto sommato fiacchi non siano i benvenuti.
L’euro si muove lievemente in rialzo nel corso della sessione asiatica sfruttando la flessione del dollaro. La divisa comune è scambiata a 1,0975. Lo yen giapponese viaggia invece a 130,71 contro l’euro e a 119,10 contro il dollaro. Ultimamente le notizie economiche relative al Giappone sono state scarne, facendo sì che ai trader non rimesse che concentrarsi sulla divergenza sempre più marcata fra le posizioni della Banca del Giappone e del governo Abe.
L’Aussie e il Kiwi si sono entrambi deprezzati contro il dollaro Usa (evento tutto sommato insolito), con il primo scambiato a 0,7807 e il secondo a 0,7577 in un frangente povero di dati economici asiatici.