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I Prezzi Del Greggio Raccontano La Stessa Vecchia Storia

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 26, 2016, 12:18 UTC

Giovedì i prezzi del greggio si muovono in ribasso postando un calo di 75 centesimi per attestarsi su quota 31,33$ sulla scia del mancato accordo

I Prezzi Del Greggio Raccontano La Stessa Vecchia Storia

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Giovedì i prezzi del greggio si muovono in ribasso postando un calo di 75 centesimi per attestarsi su quota 31,33$ sulla scia del mancato accordo riguardante un possibile congelamento della produzione. Il Brent perde 63 centesimi ed é scambiato a 33,80$. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come nella sessione di mercoledì i prezzi del combustibile siano stati supportati dal forte calo delle scorte di benzina che ha allontanato l’attenzione dei trader dal record delle scorte di greggio. Inoltre, la possibilità di raggiungere un accordo sembrava alquanto vicina. In un simile scenario il greggio WTI chiude a 33,07$ mentre il Brent si attesta su quota 35$, contribuendo così a supportare i mercati.

Giovedì l’attenzione si é nuovamente rivolta sull’improbabilità di assistere ad un taglio della produzione da parte dei principali produttori mondiali, tra cui ci sembra opportuno segnalare i membri dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.

Dalla seconda metà del 2014 i prezzi del greggio hanno postato un calo del 70% sulla scia delle forti preoccupazioni riguardanti un eccesso dell’offerta e un rallentamento della crescita economica cinese, principale consumatore mondiale del combustibile.

Martedì la speranza di assistere ad un taglio della produzione Opec si é notevolmente ridotta dopo che il ministro del petrolio saudita Ali al-Naimi  ha dichiarato che i membri dell’organizzazione desiderano mantenere la produzione in prossimità dei massimi di gennaio.

L’Iran, che potrebbe aumentare la sua produzione a seguito della revoca delle sanzioni occidentali ha risposto con freddezza alla proposta di congelamento. Il ministro dell’energia del Qatar, Mohammed bin Saleh al-Sada, che al momento detiene la presidenza dell’OPEC, sostiene che il raggiungimento di un accordo potrebbe proiettare i prezzi del greggio al di sopra dei 50$ al barile entro la fine dell’anno.

Stando a quanto dichiarato da al-Sada in un intervista rilasciato giovedì alla CNN “Al momento, la migliore proposta possibile sembra essere quella di bloccare la produzione ai massimi di gennaio”

Il ministro ha dichiarato: “Ritengo che [un congelamento della produzione] possa raccogliere un’approvazione sempre maggiore poiché è [un] interesse comune a tutte le parti”.

Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Venezuela hanno accettato il blocco della produzione, congiuntamente alla Russia, membro non appartenente all’OPEC.

Mercoledì il ministro del petrolio iraniano ha dichiarato che l’idea di congelare la produzione al fine di innescare un rialzo dei prezzi appare come “uno scherzo”. L’Iran continuerà ad aumentare la produzione nel tentativo di riconquistare le quote di mercato perse a causa delle sanzioni degli Stati Uniti. Al- Sada sostiene che l’Iran sia intenzionato a adottare “tutte le misure” necessarie per stabilizzare il mercato, ma solo se verrà data “un’attenzione particolare” alla nazione.

La Russia ha dichiarato che il congelamento della produzione di greggio proposto con l’Arabia Saudita dovrebbe avere una durata minima di 12 mesi per ottenere gli effetti desiderati.

Giovedì il ministro dell’energia Alexander Novak ha dichiarato ai giornalisti su un aereo che viaggiava da Mosca a Minsk, Bielorussia,  che per ridurre la produzione mondiale “c’è bisogno di almeno un anno”. I principali paesi produttori di greggio potrebbero concordare un congelamento verso metà marzo e, nel caso di esito positivo, a giugno.

La Russia, l’Arabia Saudita, il Venezuela e il Qatar stanno cercando di fermare il surplus dell’offerta che ha visto i prezzi del greggio postare i minimi degli ultimi 12 anni, infatti, in accordo preliminare raggiunto la scorsa settimana si sono mostrati intenzionati a bloccare la produzione ai livelli di gennaio a condizione che altri stati si uniscano all’accordo. Novak ha dichiarato che le esigenze dell’Iran, il cui ministro del petrolio ha definito la proposta “ridicola”, dovrebbero essere valutate separatamente.

Novak ha aggiunto: “Abbiamo sentito che non sono pronti a tagliare la produzione e  non sono pronti a congelare. In questo caso, esiste la necessità di una valutazione individuale e obiettiva della situazione”.

Secondo l’agenzia di stampa Shana, mercoledì il ministro del petrolio Bijan Namdar Zanganeh avrebbe dichiarato che un congelamento della produzione sarebbe una “richiesta irrealizzabile” per l’Iran, intenzionato ad aumentare la produzione di un milione di barili giornalieri dopo la revoca delle sanzioni internazionali.

Secondo Novak, i colloqui con l’Iran sono in corso e la riunione con Zanganeh potrebbe avere luogo il prossimo mese. Russia e Arabia Saudita, che insieme producono il 20% del petrolio mondiale, nei giorni scorsi hanno smentito la notizia di un possibile taglio della produzione.

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