Nonostante un calendario fitto di eventi previsto per questo giovedì, l’unico dato che sarà realmente determinante è l’incontro della Banca Centrale
Gli investitori si aspettano che la Bce, al termine di questo vertice sulla politica monetaria, annunci l’adozione di ulteriori misure di stimolo per i paesi dell’Eurozona. Tra le possibili mosse, vanno annoverati un’ulteriore taglio dei tassi sui depositi per i fondi provenienti dalle banche commerciali, portandoli in negativo con l’obiettivo di spingere gli istituti di credito a effettuare più prestiti. La Bce potrebbe anche decidere di incrementare ulteriormente il programma di acquisti di titoli di Stato al fine di iniettare più liquidità nell’economia.
Il rialzo del dollaro, invece, ha pesato sull’oro, mentre l’euro, in vista dell’incontro della Bce di oggi, ha perso circa lo 0,4% rispetto alla valuta statunitense. Come detto, ci si attende che la Banca Centrale Europea tagli il tasso sui depositi di almeno 10 punti base ed espanda l’acquisto di asset su base mensile. L’euro è negoziato a quota 1,0987 e si prevede che continui a muoversi in ribasso per tutta la durata della sessione.
Secondo alcuni dati rilevati da Bloomberg utilizzando gli swap Eonia, i trader danno al 92% la possibilità che la Bce effettui un taglio del tasso sui depositi pari al -0,4%, e all’8% la possibilità di un taglio pari allo 0,5%. Con questo calcolo assume che la differenza tra i tassi Eonia e il tasso sui depositi rimanga invariato rispetto ai livelli più recenti.
I tassi di interesse negativi ovviamente riducono la desiderabilità di detenere gli euro, mentre un ulteriore alleggerimento quantitativo espande l’offerta di moneta il che, senza dubbio, contribuisce a un suo indebolimento.
Entrambe le mosse verrebbero adottate tenendo bene a mente i due obiettivi del rinvigorimento della crescita economica e del tasso di inflazione.
“Il prossimo grande evento è, ovviamente, l’incontro del Fomc previsto per il prossimo martedì con le relative decisioni che saranno annunciate mercoledì.” Lo scorso anno, l’incontro di marzo è stato considerato come una possibile opportunità per la Fed di alzare i tassi. Le preoccupazioni sulla stabilità della economia globale e una grande quantità di dati provenienti dagli Stati Uniti hanno fatto sì che gli economisti riconsiderassero questo scenario. Il dollaro è negoziato a 97,00 dopo le dichiarazioni del vicepresidente Stanley Fischer, che ha affermato di ritenere possibile un aumento del tasso di inflazione.
Il dollaro si è mosso in rialzo rispetto allo yen, con la valuta nipponica che si è portata a quota 113,59 yen per dollaro. Nel frattempo, la sterlina si è lievemente mossa in rialzo, portandosi a quota 1,4196 dollari. La valuta britannica, che ha conosciuto un periodo complicato dopo le discussioni relative alla Brexit lo scorso mese, è negoziata a quota 77,07 pence per euro, e in vista di un nuovo picco mensile contro la moneta unica, la moneta inglese si è lentamente portata a quota 1,4228 dollari.
I banchieri e i gestori dei fondi affermano che i principali investitori hanno per il momento cessato le speculazioni a breve termine sui rischi che possono derivare dal voto inglese sull’adesione all’Unione Europea.
Ad ogni modo, prima di sentire ciò che la Bce ha da dire, i trader si concentreranno sulle dichiarazioni di Graham Wheeler, governatore della Rbnz, dopo che la banca centrale neozelandese ha annunciato di aver optato per un taglio del suo tasso di rifinanziamento. La Reserve Bank of New Zealand ha sorpreso i mercati finanziari attraverso una riduzione del 2,25% del tasso Ocr di riferimento e segnalando inoltre un probabile ulteriore taglio del 2% nei mesi a venire. A seguito dell’annuncio della Rbnz, il dollaro neozelandese ha perso 18 punti e attualmente è negoziato a quota 0,6635. Nel mese di gennaio, Wheeler aveva affermato che i tagli del tasso Ocr – che influenza direttamente i rimborsi ipotecari e i rendimenti sui risparmi – “potrebbe essere necessario” per stimolare il tasso di inflazione. Lo stesso governatore aveva poi rilasciato dichiarazioni successive in cui ridimensionava la possibilità di dover effettuare questi tagli, almeno nel prossimo futuro.
Da quel momento in poi, sondaggi interni alla Reserve Bank of New Zealand avevano mostrato che le aspettative per il tasso di inflazione erano scese a livelli che non si vedevano da decenni e, proprio per questo motivo, gli economisti si attendevano un taglio abbastanza sostanziale del tasso Ocr, ritenendolo possibile a giugno. Il consiglio ombra del New Zealand Institute of Economic Research, composto principalmente da economisti e da uomini della finanza, aveva previsto che i tassi sarebbero rimasti invariati. In ogni caso, sette dei suoi nove membri avevano ridotto quello che loro ritenevano essere il tasso ideale, portandolo a una media del 2,43%.
A febbraio, il tasso di inflazione cinese ha raggiunto un picco non registrato da circa sei mesi, mentre una distorsione stagionale ha determinato un rialzo dei beni di primo consumo. L’inflazione dei prezzi al consumo è aumentata del 2,3% rispetto all’anno precedente, un incremento più rapido di quello di gennaio che è stato pari all’1,8% e ben sopra le aspettative della Reuters, che lo davano all’1,9%. L’espansione registrata a febbraio è stata quella a ritmo più sostenuto dal luglio 2014, ha affermato la Reuters. I prezzi alla produzione di febbraio si sono attestati intorno al 4,9% su base annua, un dato inferiore al 5,3% registrato a gennaio ma in linea con le aspettative. Sempre stando alla Reuters, questo risultato determina una riduzione dei prezzi dei beni da parte delle imprese cinesi per il quarto anno consecutivo. Con il calo delle esportazioni e delle importazioni registrato questa settimana, l’economia sembrerebbe trovarsi in una situazione di disequilibrio e un rialzo dei prezzi potrebbe causare una frenata nelle spese dei consumatori. Lo yuan è negoziato a quota 6,5155.