Nel corso della sessione asiatica i mercati valutari sembrano muoversi quasi casualmente, mentre i trader sono impegnati con le prese di beneficio in
Sul fronte dei dati economici, stando al rapporto sulle buste paga ADP rilasciato ieri, a giugno l’occupazione nel settore privato degli Stati Uniti è cresciuta battendo ogni previsione. L’occupazione è infatti aumentata di 237 mila unità dopo che già il dato di maggio era stato rivisto in rialzo a +203 mila occupati. Gli economisti puntavano su un incremento di 220 mila nuovi posti di lavoro dopo i 201 mila posti inizialmente rilevati nel mese di maggio.
Le ultime notizie economiche provenienti dagli Stati Uniti, con gli occupati nel settore privato che a giugno sono aumentati oltre le attese, hanno reso più ottimisti gli investitori in vista del rapporto ufficiale per giugno rilasciato quest’oggi. Frattanto, a riprova della modesta accelerazione registrata nel ritmo di crescita dell’attività manifatturiera statunitense, ieri il rapporto dell’Institute for Supply Management ha evidenziato che a giugno il settore è cresciuto lievemente oltre le attese.
L’euro è intanto lievitato sino a 1,1068$ dopo che i trader hanno tentato di riposizionarsi dopo i declini di ieri. La giornata di mercoledì è stata contrassegnata dalla pubblicazione di un gran numero di indicatori economici, anche se i trader hanno finito per concentrarsi sulle notizie provenienti dalla Grecia. L’Eurogruppo ha infatti rifiutato di riaprire i negoziati fino a che non sarà emerso l’esito del referendum del 5 luglio; l’impressione è che i leader europei stiano manovrando per esautorare il premier ellenico Tsipras, stante le difficoltà registrate in sede negoziale e la sua scarsissima professionalità.
Secondo i dati Markit diffusi ieri, a giugno il settore manifatturiero di Eurolandia è cresciuto in linea con le attese: l’indice Pmi è infatti passato a quota 52,5 dal 52,2 di maggio. La lettura è in linea con la stima flash rilasciata lo scorso 23 giugno; si tratta del nuovo massimo dall’aprile 2014.
I dati Markit hanno inoltre confermato che sempre a giugno la manifattura della Germania è cresciuta a un ritmo in linea con le previsioni grazie al rialzo della produzione e ai nuovi ordinativi. A giugno l’indice Pmi curato da Markit/Bme è lievitato sino a 51,9 dal minimo degli ultimi 3 mesi registrato a maggio a quota 51,1. La lettura è in linea con le attese degli analisti.
La sterlina ha perso 9 punti dopo essersi contratta per la gran parte della settimana a causa del rafforzamento del dollaro. La divisa britannica è ora negoziata a 1,5609. Secondo i risultati dell’indagine Markit Economics diffusa ieri, l’indice Pmi manifatturiero britannico per il mese di giugno ha evidenziato la più bassa espansione degli ultimi 2 anni a causa delle difficoltà produttive e dei nuovi ordinativi che hanno rallentato il ritmo di crescita. A giugno la lettura destagionalizzata del Markit/Chartered Institute of Procurement & Supply Managers’Index è inaspettatamente calata a 51,4 dal 51,9 di maggio (dato rivisto in rialzo). Gli economisti puntavano su un incremento a quota 52,5 dal 52 inizialmente stimato per maggio.
Stamattina i dati economici sono davvero scarni eccezion fatta per il saldo della bilancia commerciale dell’Australia, stampatosi al di sotto delle previsioni nello stesso frangente in cui l’Aussie riusciva a guadagnare qualche punto e attestarsi a quota 0,7647$. Stando ai dati diffusi dall’Australian Bureau of Statistics, il deficit commerciale del paese è calato del 33% (dato destagionalizzato) fino a 2,75 miliardi di dollari. La lettura segue la revisione in rialzo del deficit di aprile (a quota 4,136 miliardi di dollari) dal momento che il calo dei prezzi all’export di alcune materie prime chiave come i minerali di ferro e il carbone ha finito per incidere negativamente sulla bilancia commerciale di Canberra.