Lunedì mattina il greggio WTI lascia sul terreno una quota significativa dei guadagni della scorsa settimana attestandosi a 37,36, in ribasso di 24
Lunedì mattina il greggio WTI lascia sul terreno una quota significativa dei guadagni della scorsa settimana attestandosi a 37,36, in ribasso di 24 centesimi; intanto il Brent cede 11 centesimi scivolando a 37,81. Lo scambio di posizioni fra WTI e Brent ha modificato le dinamiche del mercato. Il 21 dicembre il Brent ha raggiunto il minimo degli ultimi 11 anni, mentre il WTI si manteneva in prossimità del minimo degli ultimi sette anni. La scorsa settimana il prezzo del WTI ha effettuato un balzo, allontanandosi dal minimo degli ultimi 10 anni in scia ai dati sulle scorte USA e sul conteggio dei pozzi operativi, entrambi in calo.
Il crollo dei prezzi del petrolio ha alimentato timori di un possibile ulteriore rallentamento dell’economia globale. “I mercati sono nel complesso piuttosto deboli: il trend rimane ribassista; nei giorni compresi fra Natale e Capodanno, quando si registra una basso volume di scambi, aspettatevi però dei movimenti bruschi” afferma un trader del petrolio. Nel mese di dicembre il mercato USA ha subito una stretta in scia a un calo delle attività di trivellazione, alla contrazione delle riserve vicine a livelli record e alla ripresa delle esportazioni di greggio dopo quarant’anni. La scorsa settimana il WTI ha guadagnato terreno grazie al calo delle scorte, nonché al ritiro del divieto sulla maggior parte delle esportazioni di greggio USA. Il petrolio USA ha lasciato sul terreno lo 0,4% scivolando a 37,93$ il barile – dopo aver guadagnato quasi il 9% la settimana precedente – allontanandosi dai minimo dal febbraio 2009 a quota 33,98. La scorsa settimana anche il Brent si è mosso in rialzo di quasi il 3%, allontanandosi dal minimo degli ultimi 11 anni.
A tutto ciò si aggiunga che le temperature sopra la media stagionale riscontrate in molte zone del mondo – attribuite al fenomeno climatico El Nino, potrebbero portare a un potenziale calo della domanda di riscaldamento. Gli analisti hanno anche tenuto in considerazione l’impatto economico complessivo delle condizioni climatiche. “Gli Stati Uniti stanno sperimentando un inverno caratterizzato da temperature record; in molti si chiedono se i dati economici nel primo trimestre ne subiranno l’influenza” scrive uno strategista forex giapponese per la Berkeley di Tokyo. Secondo gli analisti il prezzo del petrolio dovrebbe rimanere relativamente basso fino a 2016 inoltrato, se non oltre.
“Il minimo dal 2009 si trova nell’area dei 34$: è qui che il mercato tiene gli occhi puntati con l’avvicinarsi della fine dell’anno” sostiene Raimond. “I produttori hanno dovuto pazientare per vedere se il prezzo fosse sufficiente a coprire costi”.
Secondo Daniel Corvallis, analista per la Goldman Sachs, nel 2016 la produzione dei paesi dell’Opec rimarrà leggermente sopra i livelli attuali, attorno ai 31,8 milioni di barili al giorno, mentre quella dell’Iraq, membro dell’Opec, scenderà leggermente e quella dell’Iran, anche esso paese membro, registrerà un modesto incremento. Per ritrovare un equilibrio fra domanda e offerta sui mercati globali di petrolio occorrerà attendere fino al quarto trimestre 2016; a pesare il forte eccesso di offerta, la resistenza dei produttori non OPEC, la crescita della domanda – in leggero calo, ma comunque robusta. Secondo Goldman Sachs il prezzo del petrolio potrebbe approssimarsi ai $ 40 al barile, ma è anche previsto un possibile crollo dei prezzi fino ai $ 20 al barile.
Stando alle proiezioni della EIA, nel 2015 la produzione di petrolio negli Stati Uniti si aggirerà attorno ai 9,3 milioni di barili al giorno per scendere a 8,8 milioni di barili l’anno prossimo. L’agenzia prevede inoltre un prezzo attorno ai $ 49 al barile per il 2015 e vicino ai $ 51 per il 2016.