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I mercati asiatici si rafforzano mentre le economie asiatiche si indeboliscono

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 16, 2016, 11:34 GMT+00:00

Fino a poco tempo fa, i mercati finanziari salutavano con entusiasmo il programma delle Tre Frecce voluto dal primo ministro giapponese, programma meglio

I mercati asiatici si rafforzano mentre le economie asiatiche si indeboliscono

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Fino a poco tempo fa, i mercati finanziari salutavano con entusiasmo il programma delle Tre Frecce voluto dal primo ministro giapponese, programma meglio conosciuto con il nome Abenomics. Ci si attendeva che questo risollevasse le sorti dell’economia giapponese, una specie di ultima spiaggia per sostenere l’inflazione e la crescita. Il governatore della Banca del Giappone, Kuroda, era stato nominato dal primo ministro in persona poiché, nell’ambito dei progetti di Abe, entrambi avevano lo stesso modo di interpretare il ruolo della banca centrale. Negli ultimi due anni, i loro sforzi e la formula prevista dall’Abenomics si sono rivelati disastrosi e privi di risultati. Stando ad alcune dichiarazioni rilasciate lunedì dal governo, solo nei tre mesi finali del 2015 il prodotto interno lordo del paese si è ridotto dell’1,4%. Tutto ciò mette in luce la portata delle sfide che i funzionari hanno dovuto sostenere per portare fuori dalla stagnazione la terza più grande economia del mondo.

 

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Questi dati deludenti arrivano durante un periodo piuttosto turbolento per i mercati finanziari giapponesi. Il mercato azionario di Tokyo ha perso più dell’11% solo nel corso della scorsa settimana mentre la moneta nazionale, lo yen, ha toccato uno dei picchi più elevati rispetto al dollaro. Una situazione che si era registrata per l’ultima volta verso la fine del 2014.

Uno yen così forte sta nuocendo agli esportatori, rendendo i prodotti giapponesi venduti all’estero molto più costosi. Inoltre, in questo modo, si continua a tenere a freno l’inflazione, un problema molto serio che il Giappone sta combattendo da decenni.

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Il governo giapponese e la banca centrale hanno tentato in più modi di stimolare l’inflazione e la crescita ma tutti i provvedimenti presi finora sembrerebbero aver mancato l’obiettivo.

L’economia continua ad avere un andamento altalenante tra espansione e contrazione.

La Banca del Giappone ha incrementato i propri sforzi a gennaio, sorprendendo gli investitori con l’introduzione di un tasso di interesse negativo. In realtà il risultato di questa azione è stato solo un temporaneo indebolimento dello yen che poi ha ripreso rapidamente la sua corsa al rialzo. La Banca del Giappone ha dato reso operativo il tasso di interesse negativo nella giornata di martedì. Il parametro di riferimento relativo ai tassi sui prestiti interbancari si è portato vicino allo zero ma non ha assunto un valore negativo in parte perché alcune banche non hanno adeguato il loro sistema al nuovo tasso di interesse.

La valuta giapponese ha perso 20 punti questa mattina rispetto al dollaro ed è così negoziata a quota 114,81. Per via di questo ribasso, i traders hanno frenato la corsa verso lo yen da sempre considerato valuta rifugio. Rispetto all’euro, che si mosso al rialzo, la valuta nipponica si è portata a quota 128,03.

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Il dollaro australiano ha ampliato i suoi guadagni nella giornata di martedì dopo un miglioramento della propensione al rischio che ha comportato un respingimento delle posizioni più pessimistiche. Questo chiaramente ha avuto pesanti ripercussioni sullo yen. Il dollaro australiano si è portato a quota 0,7175, partendo da un iniziale 0,7142 e distanziandosi notevolmente dallo 0,6973 registrato appena una settimana fa. Un picco di 0,7242 dollari potrebbe portare a 73 centesimi di guadagno, un picco che non si vede dagli inizi di gennaio. Il dollaro neozelandese ha avuto un andamento opposto rispetto al dollaro australiano, perdendo 49 punti e portandosi a quota 0,6599 mentre i traders hanno potuto osservare un calo nelle vendite al dettaglio e sono in attesa degli ultimi prezzi dell’asta GlobalDairy.

Sempre martedì, il mercato azionario asiatico ha ampliato i propri guadagni grazie alla combinazione di più fattori. La stabilizzazione dei mercati cinesi, il rialzo dei prezzi del petrolio e i dati incoraggianti sui consumi negli Stati Uniti hanno ricondotto gli investitori verso le contrattazioni dopo la ritirata della scorsa settimana.

L’indice Nikkei è cresciuto del 7,2%, minimizzando quindi l’importanza dei dati che vedevano l’economia nipponica contrarsi più del previsto nel trimestre finale del 2015, e dopo peraltro la perdita dell’11% registrata la scorsa settimana.

L’indice Shanghai Composite si è mosso al ribasso perdendo lo 0,7% nella sua prima sessione dopo la chiusura del 5 febbraio. Un posizionamento abbastanza positivo considerando le bufere che si sono abbattute recentemente sui mercati mondiali. In ogni caso, i dati sul commercio cinese, molto più deboli rispetto a quanto previsto, hanno determinato una pressione sempre maggiore sullo yuan e si possono quindi prevedere ulteriori fughe di capitali. Le esportazioni per il mese di gennaio hanno perso l’11,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le importazioni hanno conosciuto una contrazione pari al 18,8%, il che suggerisce che la seconda economia del mondo stia ancora perdendo quota.

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