Il mercato del greggio WTI si muove in rialzo nella sessione asiatica guadagnando 29 centesimi e lottando contro un dollaro statunitense forte e i deboli
Le previsioni OCSE si attestano al di sotto del 3,1% stimato dal fondo monetario internazionale, un numero già piuttosto macabro. Si tratterebbe del livello più debole registrato nell’espansioni della produzione mondiale dal 2009, quando eravamo nel bel mezzo della più grande crisi finanziaria dal 1930.
Questa settimana, le notizie riguardanti una riunione degli stati del Golfo hanno sorpreso i trader poiché i membri sembrano differire sulle azioni da intraprendere. Gli Emirati Arabi Uniti sembrano intenzionati ad incrementare la produzione di greggio impegnandosi a soddisfare qualsiasi carenza nel mercato globale. Il ministro dell’energia Suhail Al Mazroui ha inoltre mostrato come l’Abu Dhabi International Petroleum Exhibition and Conference dovrebbe iniziare lunedì.
“Gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati ad aumentare la propria capacità di produzione di greggio al fine di garantire la stabilità dei mercati petroliferi. Stanno inoltre lavorando per incrementare la capacità di raffinazione del greggio al fine di soddisfare la crescente domanda dei prodotti petroliferi.”
Il ministro ha dichiarato che gli Emirati Arabi Uniti come membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio si sono impegnati a colmare la carenza delle scorte nel mercato mondiale in caso di eventuali interruzioni nella produzione di ogni Stato membro. L’Iraq sta prendendo in considerazione la strategia OPEC di difendere la propria quota di mercato a nuovi livelli.
Secondo i programmi di spedizione, la nazione prevede di aumentare le proprie esportazioni di greggio del 26% raggiungendo i 3,75 milioni di barili il mese prossimo, tale scenario segnala una escalation della strategia OPEC inferiore a quella del mercato di scisto statunitense. Il greggio iracheno supplementare si attesta su quota 800.000 barili giornalieri o poco più rispetto al Qatar, membro Opec.Gli altri membri Opec manterranno i livelli stabiliti nella riunione del 5 giugno.
L’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio non é l’unico equilibrio del mercato. Gli Stati Uniti sono tornati a mostrare una produzione altalenante, un ruolo che non esercitavano da sei decenni.
I prezzi fluttuanti del greggio non sono una novità, tuttavia, questa volta gli Stati Uniti hanno reagito con una produzione di massa di scisto e una minor dipendenza dalle importazioni.
Lo scisto statunitense, un indebolimento dell’economica cinese e altri fattore esterni hanno spinto i prezzi del combustibile in ribasso. Nella sessione di ieri, il greggio statunitense ha postato un calo di 42 centesimi pari allo 0,9% per attestarsi su quota 43,87 al barile sul New York Mercantile Exchange. Il Brent, parametro di riferimento internazionale perde 23 centesimi ed é scambiato a 47,19$ sulla borsa di Londra.