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I fattori che muovono il mercato valutario nella mattinata di lunedì

Da
Barry Norman
Pubblicato: May 16, 2016, 08:08 GMT+00:00

Nella giornata di venerdì, i mercati statunitensi si sono mossi in ribasso, con i tre indici principali che segnano un'altra settimana di perdite. Le

I fattori che muovono il mercato valutario nella mattinata di lunedì

Nella giornata di venerdì, i mercati statunitensi si sono mossi in ribasso, con i tre indici principali che segnano un’altra settimana di perdite. Le borse si sono mosse in ribasso poiché i dati sulle vendite al dettaglio, sebbene positivi, non sono riusciti ad allentare la preoccupazione degli investitori per un settore in difficoltà. Al contempo, la diminuzione dei contratti future sul greggio ha pesato sui titoli energetici, riducendo la propensione al rischio degli investitori. I mercati europei sono rimbalzati dalle perdite subite durante la sessione di venerdì, spinti al rialzo dai dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti. In Asia, durante la giornata di lunedì, le borse giapponesi hanno spinto lievemente in rialzo gli altri mercati asiatici, contribuendo a riequilibrare l’effetto depressivo dei deboli dati sulla Cina. Al contempo, il dollaro si è apprezzato contro l’euro e lo yen, sostenuto dal rialzo degli indicatori degli Stati Uniti.

Nella regione dell’Asia-Pacifico, le borse hanno guadagnato lo 0,3%. L’indice Hang Seng di Hong Kong è salito dello 0,3%, le borse australiane hanno sperimentato un rialzo dello 0,6% e, in Corea del Sud, il Kospi è rimasto praticamente invariato. A Tokyo, il Nikkei ha guadagnato più dell’1%, sostenuto dalle notizie pubblicate nel fine settimana, secondo cui il governo nipponico intende ritardare l’aumento dell’imposta sulle vendite previsto per l’aprile del 2017. Al rialzo delle borse giapponesi ha contribuito anche la speranza di nuove misure di stimolo fiscale. Nella giornata di lunedì, i mercati nipponici hanno mantenuto i guadagni nonostante il portavoce del governo abbia negato che il primo ministro Shinzo Abe abbia deciso di posticipare l’aumento delle tasse.

Nel corso della settimana, i dati negativi sulla Cina hanno fornito ben poche indicazioni sulla tendenza dell’economia. Ogni lettura è stata inferiore alle aspettative di mercato: aumento del credito, produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti in capitale fisso.

L’apprezzamento della valuta statunitense tende a pesare sui compratori non statunitensi di materie prime, denominate in dollari. Nella mattinata di oggi, il dollaro ha guadagnato 4 punti per venire negoziato a quota 94,64, in rialzo da quota 93 toccata all’inizio del mese. Contro lo yen, il dollaro si è apprezzato dello 0,2%, toccando i 108,88 yen dopo aver per breve tempo raggiunto quota 109,57 nella giornata di venerdì, che rappresenta il massimo dalla fine di aprile. Tale mossa è stata provocata dai dati positivi sugli Stati Uniti. Lo yen viene negoziato a quota 108,94. 

In Giappone, l’Ipp di aprile ha registrato una perdita su base mensile dello 0,3%, superiore allo 0,2% atteso, e un calo su base annuale del 4,2% a fronte di un declino previsto del 3,7%. Nel corso della settimana, i mercati concentreranno la propri attenzione sui verbali della riunione di marzo della Federal Reserve sulla politica economica, la cui pubblicazione è prevista per la giornata di mercoledì. Il documento dovrebbe, infatti, fornire nuove indicazioni sulla tempistica del prossimo aumento dei tassi negli Stati Uniti. L’interesse dei mercati si volgerà, inoltre, verso i dati sull’inflazione degli Stati Uniti: gli investitori stanno, infatti, tentando di capire se la prima potenza economica mondiale sia sufficientemente forte da sopportare nuovi incrementi dei tassi nel 2016.

Dopo aver toccato il minimo delle ultime due settimana a 1,1283$ nella giornata di venerdì, l’euo ha perso 8 punti per venire negoziato a 1,1305$. Nelle prime ore della sessione di lunedì, il dollaro australiano ha raggiunto il minimo degli ultimi due mesi e mezzo a 0,7236$, per poi risalire a 0,7290$. Il dollaro neozelandese ha perso 16 punti per toccare quota 0,6768 in attesa di alcuni importanti dati, la cui pubblicazione è prevista per questa settimana.

Secondo la Reuters, i verbali della riunione della Fed sulla politica economica del 15-16 marzo dovrebbero mostrare la scarsa intenzione della banca centrale degli Stati Uniti di aumentare i tassi prima di giugno. La Fed è, infatti, notevolmente preoccupata della sua limitata capacità di contrastare il rallentamento dell’economia globale.

I verbali mostrerebbero l’ampio dibattito tra i membri della Fed su una manovra restrittiva ad aprile. “Un certo numero” di membri sostiene che gli ostacoli alla crescita probabilmente permarranno, consigliando prudenza circa l’innalzamento dei tassi.

“Sebbene i verbali confermino la forte incertezza del Fomc circa le previsioni dell’economia, evidenziando i rischi negativi, nuovi aumenti dei tassi sono chiaramente nel programma di ogni prossima riunione.” Questo è quanto gli analisti Rabobank affermano in una nota, continuando a prevedere due innalzamenti di tassi nel corso dell’anno, molto probabilmente a giugno e a dicembre. Nella nota si legge: “D’ora in avanti, le previsioni sull’economia degli Stati Uniti dovrebbero notevolmente peggiorare, affinché il Fomc rinunci a nuovi aumenti dei tassi nel 2016.”

All’opposto della Fed, durante la riunione del 27-28 aprile, la Banca del Giappone ha discusso la possibilità di adottare nuove misure espansive. Gli ultimi dati deludenti sull’economia hanno, infatti, indebolito le aspettative della banca centrale nipponica circa la possibilità che una ripresa modesta potesse portare il tasso di inflazione verso l’obiettivo del 2%.

Nuove misure espansive non sono affatto certe: la Banca del Giappone dubita, infatti, di un nuovo intervento, dopo i deludenti risultati dell’adozione dei tassi negativi, introdotti il 29 gennaio.

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