Dopo incontri-scontri che hanno nutrito un dibattito mai fecondo ma molto più spesso aspro e poco produttivo, sembra che questo anno e mezzo che abbia
Dopo incontri-scontri che hanno nutrito un dibattito mai fecondo ma molto più spesso aspro e poco produttivo, sembra che questo anno e mezzo che abbia ospitato i due contendenti Abi e sigle sindacali varie, sia giunto al suo giusto epilogo.
Ci sono volute diverse trattative e due scioperi nazionali, ma nella notte, anzi, verso le 5 della mattina, sarebbe stato sancito l’accordo, in realtà solo a livello ipotetico, tra l’Associazione Bancaria Italiana e le le 8 sigle sindacali del credito per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori bancari, valido fino al 31 dicembre 2018: perché divenga effettivo, occorreranno prima il vaglio e poi l’approvazione delle assemblee dei lavoratori.
Sulle cifre è intervenuto il segretario generale dell’UILCA (UIL Credito Esattorie e Assicurazioni), Massimo Masi, affermando come l’intesa preveda un aumento medio a regime di 85 euro, così distribuito: 25 euro il 1° ottobre 2016; 30 euro il 1° ottobre 2017; 25 euro il 1° ottobre 2018.
Qualora approvato, l’accordo andrebbe ad accontentare entrambe le parti, specie dopo 18 mesi di difficile dibattimento; i suoi punti nevralgici sono da ricercare nell’affermazione della contrattazione nazionale, nella difesa delle normative sull’area contrattuale, non toccando la materia degli scatti d’anzianità, ambito delicato e di complessa rimodulazione.
In più, vi è la previsione di strumenti a sostegno sia del nuovo impiego, sia della la ricollocazione dei lavoratori in esubero e per finire, sia relativi alla gestione delle riorganizzazioni di settore, orientata verso principi di solidarietà intergenerazionale.
Il prototipo di accordo si basa su incremento per i neo-assunti di una soglia dell’8% sul salario d’inserimento, confermando la contribuzione aziendale sulla previdenza integrativa fissa a 4 punti percentuale, abbassandosi il differenziale tra salario di ingresso e tabelle retributive nazionali.
Per quanto riguardi la questione inerente la validità del Fondo per la nuova occupazione, questa è confermata e anzi prorogata fino al 31 dicembre del 2018, in conformità delle recenti modalità di finanziamento, toccanti anche i top manager, a conferma del rovente dibattito sui loro stipendi.
La destinazione del Fondo è orientata al finanziamento delle posizioni future assunte dai giovani, con la ratio di assicurare loro un lavoro stabile.
In tre mesi le parti porranno in essere un gruppo “bipartisan” che si occupi della gestione del Fondo, così da assicurare la reciprocità degli interessi in gioco.
Sull’annosa questione della perdita del posto di lavoro, si è arrivati ad una conclusione: coloro i quali confluiranno in nuove società a causa di riorganizzazioni o ristrutturazioni aziendali, quindi, motivazioni indipendenti dalla loro volontà, manterranno le condizioni contrattuali attuali; stesso discorso per coloro i quali saranno spostati in casi di cessioni individuali e collettive dei contratti di lavoro: in sostanza, non beneficeranno del nuovo contratto a tutele crescenti.
Appare chiaro come questo accordo possa essere la chiave di volta di un contrasto in seno al modo bancario, che ha alimentato polemiche, scontri e disservizi, rendendo endemico un problema che avrebbe avuto bisogno di un tempo inferiore a 18 mesi per addivenire ad una soluzione.
L’importante però è che questa sia arrivata e, tra soddisfazione e insoddisfazione, si chiuda un capitolo difficile che non abbia fatto altro che gettare discredito sull’universo bancario e sulla sua credibilità nazionale e internazionale.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.