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Gli Stimoli della PBOC Innescano il Rally di Aussie e Kiwi

Da
Barry Norman
Pubblicato: Apr 20, 2015, 12:20 GMT+00:00

Nel corso del fine settimana, le autorità cinesi hanno ancora una volta sorpreso gli investitori nel tentativo di ridare slancio alla propria economia e

Gli Stimoli della PBOC Innescano il Rally di Aussie e Kiwi

Nel corso del fine settimana, le autorità cinesi hanno ancora una volta sorpreso gli investitori nel tentativo di ridare slancio alla propria economia e centrare le previsioni di crescita annunciate dal capo dello Stato e dal primo ministro. Ieri la People’s Bank of China (Pboc) ha ridotto il coefficiente di riserva bancaria obbligatorio sperando di incoraggiare i prestiti da parte degli istituti di credito e contrastare il rallentamento della crescita. La banca centrale ha infatti ridotto il quantitativo di liquidità che gli istituti sono tenuti a immobilizzare come riserve. La mossa è finalizzata a incrementare la liquidità nell’economia cinese e impedirne il rallentamento. Il capo delle transazioni valutarie estere di Asb sostiene che la mossa rappresenta una buona notizia per i partner commerciali della Cina, incluse Australia e Nuova Zelanda. La Pboc ha portato il coefficiente al 18,5% (-1%).

Aussie e kiwi si sono immediatamente messi in movimento, con l’AUD in crescita di 20 punti per essere negoziato al di sopra del livello a quota 0,78 e il kiwi in rialzo di 29 a 0,7717 nel corso della sessione asiatica odierna. La divisa neozelandese ha inoltre tratto giovamento anche da dati economici migliori delle attese: nel corso del primo trimestre, i prezzi al consumo si sono ridotti dello 0,3% per via del calo della benzina. Gli economisti intervistati da Reuters avevano predetto un calo del -0,2%. Stamattina non c’è praticamente alcuna novità proveniente dall’Australia, mentre i trader sono in attesa dei verbali Rba di domani e dell’intervento del governatore dell’istituto Stevens.

Lo yen giapponese si è frattanto rafforzato su dollaro Usa ed euro grazie a una lettura del terziario migliore delle attese. Secondo il ministero dell’Economia, Commercio e Industria, a febbraio l’indice è cresciuto del +0,3% su base mensile (dato destagionalizzato), portandosi a quota 100,5. Le previsioni della vigilia scommettevano al contrario su di una flessione del -0,7% dopo il +1,4% di gennaio. Lo yen ha guadagnato 9 punti sul biglietto verde ed è negoziato a 118,85; ne ha guadagnati altrettanti contro l’euro, portandosi a quota 128,35.

Oggi ogni attività avrà nel mirino i commenti e le notizie dei funzionari europei ed ellenici in vista degli incontri preliminari che anticipano l’Eurogruppo di giovedì. Stamane l’euro è scambiato a 1,0799, in ribasso di 9 punti, dopo aver interrotto la più lunga striscia di rialzi dell’ultimo anno mentre le autorità dell’Unione sono impegnate a negoziare con le controparti greche per evitare il default di Atene. Sabato Draghi ha parlato a Washington affermando che anche se la situazione è “urgente”, è ancora prematuro speculare di una possibile uscita della Grecia dall’unione monetaria. Le preoccupazioni maggiori riguardano la capacità di Atene e dei suoi creditori di trovare un’intesa nel corso della prossima riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze fissata per il 24 aprile. Nel corso del primo trimestre 2015, l’euro è crollato contro il dollaro Usa – battendo ogni altra valuta del gruppo G10, subito dopo la corona danese – poiché gli investitori avevano scommesso sull’espansione del Qe targato Bce nel corso di marzo che avrebbe ricompreso anche l’acquisto di titoli sovrani. Il tira e molla fra i leader europei ed ellenici dovrebbe proseguire fino al summit di Riga di venerdì prossimo, quando i ministri delle Finanze dell’Eurozona si incontreranno per la propria riunione mensile. A febbraio la Grecia aveva siglato un’intesa per estendere il proprio programma di salvataggio, anche se da quel momento non è poi stata in gradi di sbloccare le diverse tranche finanziarie pari a oltre 7 miliardi di euro.

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