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Gli Stati Uniti riducono il deficit del bilancio di previsione facendo ricorso alle vendite delle riserve strategiche di petrolio

Da
Barry Norman
Aggiornato: Oct 28, 2015, 17:05 GMT+00:00

Il presidente Obama martedì ha deciso di fare ricorso alle maniere forti, prendendo di mira la Russia, con l'Arabia Saudita come secondo obiettivo; o

Gli Stati Uniti riducono il deficit del bilancio di previsione facendo ricorso alle vendite delle riserve strategiche di petrolio

Gli Stati Uniti riducono il deficit del bilancio di previsione facendo ricorso alle vendite delle riserve strategiche di petrolio
Il presidente Obama martedì ha deciso di fare ricorso alle maniere forti, prendendo di mira la Russia, con l’Arabia Saudita come secondo obiettivo; o magari si è trattato solo di una decisione strettamente legata alle esigenze di bilancio. Sono bastate poche parole di Obama, e il piano di vendita di parte delle riserve di petrolio strategico ha provocato il crollo dei mercati di petrolio: il petrolio greggio WTI scivola a 43,20 mentre il Brent precipita a 48,62. Non è poi così inusuale che gli Stati Uniti facciano ricorso alla vendita di parte delle proprie riserve di petrolio, ma Obama ha annunciato una vendita su vasta scala, per un volume pari a 58 milioni di barili di petrolio, da attuarsi in un arco di tempo che va dal 2019 al 2025. In realtà, visto che nessuno è in grado di prevedere in quale scenario economico globale ci troveremo quando, nel 2019, inizieranno le vendite, questa decisione dovrebbe avere un impatto minimo sui mercati.

La vendita di petrolio greggio conservato nelle riserve strategiche di petrolio (SPR) è di poco superiore all’errore sull’accordo del bilancio di previsione federale raggiunto martedì, ma alcuni critici lamentano il fatto che le vendite porteranno a un forte calo delle riserve strategiche.

In realtà sia il Congresso che l’amministrazione Obama sono intenzionati a fare di nuovo ricorso alle SPR: anche il compromesso per finanziare lo Highway Trust Fund fa affidamento sulle vendite di petrolio greggio conservato nelle riserve strategiche. Nell’insieme, le misure potrebbero alla fine portare alla liquidazione di oltre il 20% delle riserve strategiche di petrolio.

L’accordo di bilancio prevede la vendita di 58 milioni di barili – l’8% delle SPR – per un valore pari a 5,1 miliardi di dollari (l’equivalente dello 0,125% del budget annuale), da attuarsi nell’arco di tempo che va dal 2018 al 2025. L’accordo per lo Highway Trust Fund andrà a incidere sulle riserve nazionali per altri 101 miliardi di barili.

Tutto si basa sulle stime del prezzo del petrolio indicate dal Congressional Budget Office, a 88$ il barile. Evidentemente si prevede un rimbalzo dei prezzi rispetto ai livelli attuali: il benchmark per il petrolio greggio USA, il West Texas Intermediate, ha chiuso martedì a 43,41$ al barile, meno della metà rispetto alle proiezioni del CBO.

Le riserve strategiche di petrolio negli USA hanno una capacità totale di circa 727 milioni di barili di petrolio greggio. Le importazioni nette di petrolio greggio quest’anno si aggirano attorno ai 7,2 milioni di barili al giorno. A questi ritmi, le riserve nazionali permetterebbero di compensare un’interruzione delle importazioni di 100 giorni. In realtà, in caso di emergenza, il petrolio nelle riserve nazionali durerebbe più a lungo: a causa di limiti di natura tecnica, infatti, i prelievi possono avvenire a un ritmo di soli 4,4 miliardi di piedi cubi al giorno, una quantità comunque più che sufficiente anche perché, in caso di emergenza, i prezzi del petrolio salirebbero (portando a un calo dei consumi), senza considerare che un’interruzione completa delle importazioni sembra un evento estremamente improbabile.

Pur non essendo chiaro se nel 2011 le riserve nazionali abbiano o meno contribuito a frenare il rally del mercato del petrolio, una maggiore quantità di petrolio a scopo strategico rappresenta comunque un fattore positivo. In realtà, a inizio 2012, meno di un anno dopo la primavera araba, Obama prese in considerazione la possibilità di aprire i rubinetti in corrispondenza di un’impennata dei prezzi. In quel momento, i critici attaccarono veementemente Obama, accusandolo di fare ricorso alle riserve nazionali di emergenza come strumento politico per mantenere bassi i prezzi del gas. In realtà, lo scopo principale delle riserve strategiche è quello di arginare il rischio di un’interruzione dei rifornimenti di vaste proporzioni. Detto ciò, occorre considerare che un buona quantità di riserve strategiche rappresenta un fattore positive anche in risposta a un calo solo temporaneo dell’offerta, perché contribuisce a dissipare i timori di una possibile scarsità e di una conseguente impennata dei prezzi.

Il Dipartimento dell’Energia sostiene che la vendita di prova è stata programmata già da mesi, con l’intenzione di rispondere all’aumento della domanda da parte delle raffinerie dopo la chiusura del ciclo di manutenzione stagionale. I trader del petrolio hanno però notato che i tentativi della Russia di sottrarre la Crimea all’Ucraina hanno spinto alcuni a chiedere di utilizzare le le crescenti risorse energetiche degli Stati Uniti per liberare Europa e Ucraina dalla dipendenza dal gas naturale russo. Secondo gli analisti il presidente Barack Obama sarebbe più incline rispetto ai suoi predecessori a fare ricorso a eventuali prelievi dalle riserve strategiche, come già lo fece nel 2011 in risposta alla guerra civile in Libia. Mentre la vendita del 2011 avvenne in una situazione di emergenza, il Dipartimento dell’Energia sostiene che l’ultima vendita rappresenta un test.

In molti si chiedono se le riserve strategiche di petrolio statunitensi siano abbastanza grandi da rappresentare un messaggio significativo alla Russia, specialmente considerando che la legislazione statunitense rappresenta ancora un limite all’esportazione di petrolio.

“Potrebbe trattarsi di un messaggio da parte di Obama, del tipo: ‘Russia, se vogliamo possiamo benissimo influenzare il prezzo del petrolio’, ma credo che in questa fase stia dando all’amministrazione troppo credito” sostiene Domenick Chetichella, partner senior della Energy Management Institute di New York.

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