Lo scorporamento di Ferrari dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles si arricchisce di un ulteriore capitolo, il più importante: le banche collocatrici
Lo scorporamento di Ferrari dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles si arricchisce di un ulteriore capitolo, il più importante: le banche collocatrici dell’IPO (Initial Public Offer-Offerta Pubblica Iniziale) delle azioni Ferrari hanno esercitato l’opzione greenshoe, portando nelle casse di FCA 982,4 milioni di dollari.
È opportuno andare con ordine.
Nel mese di ottobre dello scorso anno, il gruppo guidato da Sergio Marchionne annuncia l’intenzione di procedere allo scorporo di Ferrari da FCA entro il 2015, dividendo il 90% delle quote della controllante tra i vari azionisti; per il restante 10% è prevista la quotazione a Wall Street e in un altro mercato europeo, con un massimale di azioni collocabili pari a 100 milioni di euro.
Coerente al 99,9%, la politica societaria presente di Marchionne, la cui strategia si è orientata verso la quotazione solamente nella Borsa di New York, per la quale però non mancano importanti motivazioni.
In primo luogo, è perseguita la necessità di accendere i riflettori su un’operazione di esportazione del principale marchio mondiale del Made in Italy, entrando in un mercato ricco, figlio di una potenza economica come quella a stelle e strisce. In secondo luogo, non è da sottovalutare come in terra d’oltreoceano si giochi e si giocherà una partita importante per quanto riguardi una futura prospettiva collaborativa, anzi, una vera e propria idea di fusione tra il cavallino e il colosso General Motors, che potrebbe essere volano di una sinergia talmente forte da rivoluzionare il settore mondiale dell’automobile.
In quest’ottica, la scelta della quotazione risponde all’esigenza di creare una società dalla struttura solida e trasparente, punto di partenza per un ritorno economico che garantisca a FCA stabilità e profitti sistemici, costituendo un continuum con le precedenti decisioni strategiche (e sicuramente poco patriottiche) di spostare il proprio domicilio fiscale nel Regno Unito e assoggettare la nuova società comporta da Fiat e Chrysler al regime di diritto olandese.
Il resto è storia di ieri. Come detto all’inizio, le banche collocatrici l’IPO hanno esercitato completamente l’opzione di cui sopra, acquistando 1.717.150 azioni ordinarie Ferrari al prezzo dell’offerta pubblica iniziale, pari a 52 dollari per azione, meno gli sconti di collocamento, portando l’intero acquisto azionario a 18.892.150.
Nel dettaglio, è utile riportare che FCA aveva incassato proventi netti per 866.307.000 dollari dalla cessione di 17.175.000 azioni Ferrari, perché dai 52 dollari del prezzo di collocamento vanno detratti 1,56 dollari di commissioni e sconti a favore delle banche sottoscrittrici, per un valore totale di 26.793.000 dollari. Il prezzo netto delle azioni consta quindi di 50,44 dollari l’una. I ricavi lordi si sono invece attestati a 893,1 milioni di dollari.
A seguito del completamento dell’offerta, Fiat Chrysler Automobiles prevede di distribuire la sua restante partecipazione in Ferrari ai propri azionisti all’inizio del 2016.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.