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Diminuisce Lo Spread Del Greggio Poiché I Prezzi Puntano Ai 50$

Da:
Barry Norman
Aggiornato: May 20, 2016, 11:41 GMT+00:00

I prezzi del greggio WTI si muovono nuovamente in rialzo nella sessione asiatica postando un incremento di 47 centesimi. il combustibile è negoziato a

Diminuisce Lo Spread Del Greggio Poiché I Prezzi Puntano Ai 50$

I prezzi del greggio WTI si muovono nuovamente in rialzo nella sessione asiatica postando un incremento di 47 centesimi. il combustibile è negoziato a 49.24$. Lo spread tra i due combustibili scompare.Il Brent é scambiato a 49.26$. I prezzi del greggio si muovono in rialzo nonostante la forza del dollaro statunitense. Stando a quanto riportato dalla AFP i prezzi del greggio chiudono la sessione di mercoledì postando i massimi del 2016. Il greggio WTI con consegna a giugno perde 11 centesimi per attestarsi su quota 48,67$ al barile, mentre i contratti del Brent del Mare del Nord sulla borsa di Londra con scadenza a giugno perdono 12 centesimi raggiungendo quota 48,81$.

Un dollaro forte, supportato dalle crescenti aspettative che vedono la Federal Reserve innalzare i tassi di interesse nel mese di giugno o luglio, aveva esercitato una pressione ribassista sul mercato del greggio, negoziato in dollari. In Canada i centri degli impianti di produzione di petrolio dalle sabbie bituminose sono rimasti chiusi a causa degli incendi propagate su nei boschi causando un calo della produzione di circa un milione di barili giornalieri.

“Le fiamme continuano a diffondersi nel nord est, fuori e lontano dalle comunità e dalle strutture di produzione di petrolio dalle sabbie bituminose e delle zone boschive” aveva dichiarato il direttore del servizio anti-incendio di Alberta, Chad Morrison

“Ieri siamo riusciti a contenere le fiamme in tutte le zone critiche e con le temperature più basse e una maggiore umidità continuiamo a prevedere un successo maggiore per la giornata odierna.” Non c’era alcuna minaccia immediata per gli impianti delle sabbie bituminose, ha aggiunto.

Giovedì i prezzi del greggio si muovono in ribasso sulla scia di un incremento delle scorte degli Stati Uniti, di un ascesa del dollaro statunitense e di un aumento delle esportazioni iraniane verso l’Europa e l’Asia, tuttavia, venerdì mattina il combustibile inverte la sua rotta.

Sulla borsa di Londra il contratto del Brent si attesta a 47,6’$ al barile, al di sopra di solo 1,37$ rispetto al cugino statunitense. le scorte di greggio hanno mostrato un forte incremento per diversi mesi, alimentando così il declino del mercato energetico caratterizzato da un surplus dell’offerta. Nel corso delle ultime quattro settimane i prodotti distillati hanno registrato un aumento medio di 4,1 milioni di barili giornalieri mostrando un calo dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Nelle raffinerie la gestione del greggio ha riportato un incremento di 192 mila barili giornalieri e i tassi di utilizzo sono aumentato di 1,4 punti in percentuali raggiungendo così il 90,5% della capacità totale. La scorsa settimana la produzione del distillato si attestava su una media di 4,8 milioni di barili giornalieri, mostrando un incremento di circa 200 mila barili giornalieri rispetto alla settimana precedente. Nelle ultime due sessioni di trading, ha postato nuovi massimi per il 2016.

L’Arabia Saudita, un paese a lungo considerato uno dei più ricchi, ora è a corto di denaro a causa del declino dei prezzi del petrolio dopo incidente, scenario che potrebbe metterla di fronte ad un “Io ti devo”.

Nonostante l’assenza di un annuncio ufficiale, è noto che l’economia del paese ha subito danni significativi, poiché i prezzi del greggio sono scesi da 145$ al barile a 30$ al barile in meno di un anno, causando il deficit del paese che lo scorso anno l’ha visto raggiungere i 98 miliardi di dollari.

“Il calo dei prezzi del petrolio sta interessando l’economia saudita. La crescita del PIL reale è ora proiettata dal personale del FMI all’1.2% questo anno, in calo rispetto al 3,5% del 2015. I deboli rincari del greggio hanno portato a conti correnti e deficit fiscali che vengono identificati dal personale del FMI rispettivamente al 9% e al 14% del PIL, nel 2016. Tuttavia, le attività finanziarie detenute dal governo rimangono elevate, fornendo un cuscino sostanziale. Il calo dei depositi bancari e il conseguente inasprimento delle condizioni di liquidità, congiuntamente all’aumento dei tassi di interesse interbancari non hanno ancora influenzato la crescita del credito.

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