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Conto alla rovescia verso la riunione della BCE

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Jan 20, 2016, 16:23 UTC

Lo scorso martedì Wall Street ha chiuso invariata dal momento che la caduta dei prezzi del petrolio ha portato ad un ulteriore crollo dei titoli

Conto alla rovescia verso la riunione della BCE
Conto alla rovescia verso la riunione della BCE
Conto alla rovescia verso la riunione della BCE

Lo scorso martedì Wall Street ha chiuso invariata dal momento che la caduta dei prezzi del petrolio ha portato ad un ulteriore crollo dei titoli energetici e un report economico “in line” ha mostrato una lenta crescita della Cina. L’indice Dow Jones si è alzato di 27,94 punti, ossia dello 0,17% a quota 16,016.02, l’indice  S&P 500 si è alzato di un punto, ossia dello 0,05%, a quota 1,881.22 e il Nasdaq è sceso di 11,47 punti, ossia dello 0,26%, a quota 4,476.95.

L’attenzione principale del mercato si è concentrata sui dati del dati del prodotto interno lordo cinese e al suo nuovo massiccio programma di stimoli. L’economia cinese è cresciuta del 6,9% nel 2015 e, comparata con il 7,3% dell’anno precedente, ha segnato il momento di crescita più lento del quarto di secolo.

La crescita della Cina, vista come la forza trainante dell’economia globale, è una delle preoccupazioni principali degli investitori di tutto il mondo. La notizia è confermata da quanto affermato dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui l’economia cinese crescerà del 6,3% quest’anno e del 6% nel 2017. A partire da mercoledì pomeriggio, i traders dovranno iniziare a concentrare le loro previsioni sul risultato della decisione della BCE e sulla posizione che assumerà Mario Draghi durante la sua conferenza stampa che si terrà poco più tardi. L’euro è scambiato fino a 33 punti nella sessione asiatica a quota 1,0941 prossimo al margine superiore della sua recente gamma di oscillazione. Come previsto, avvicinandosi l’incontro con la BCE, il livello di inflazione già registrato a dicembre non si è alzato ulteriormente. Si è registrata invece una stabilizzazione dell’inflazione complessiva e di fondo dell’UEM portatesi nel mese di dicembre rispettivamente allo 0,2% su base annua e allo 0,9% su base annua. Entrambi i risultati erano sotto le previsioni. Mentre l’attenzione rimane concentrata sul dato principale, Draghi ha affermato che la BCE sta considerando con attenzione il risultato in quanto costituisce una buona misura della domanda sottostante. Inoltre l’indicatore preferito dalla BCE, ovvero l’indice del tasso di inflazione previsto, il tasso forward a 5 anni, è calato ulteriormente attestandosi a quota 1,6%, ovvero al livello più basso registrato da ottobre. Il capo degli economisti della BCE, Praet, ha avvisato che “Minimizzare i rischi della deflazione sarebbe una condotta negligente, specie in un momento di persistente bassa inflazione. Nonostante l’abbassamento dei prezzi del petrolio abbiano recentemente avuto un ruolo significativo sul basso tasso di inflazione, gli effetti sull’inflazione non sono trascurabili o provvisori.”

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Gli analisti non si aspettando che la BCE annunci ulteriori misure di alleggerimento nel corso della riunione di questa settimana. Piuttosto, gli investitori sono alla ricerca di indizi di quali potrebbero essere le circostanze che potrebbero provocare ulteriori alleggerimenti e quali forme potrebbero assumere.

Data la presenza di opinioni divergenti all’interno del Consiglio direttivo e la percezione di una mancanza di comunicazione prima della riunione politica di dicembre, Draghi dovrà essere molto cauto in ciò che dirà e nei modi in cui lo dirà. Il raduno di marzo, che include le nuova previsioni di crescita e sul tasso di inflazione, potrebbe essere un potenziale strumento migliore per allentare la politica mentre i membri del consiglio della BCE maggiormente favorevoli all’applicazione di politiche restrittive, indicherebbero che la persistenza di un preoccupante livello di bassa inflazione andrebbe convalidata a partire dalle proiezioni di giugno, prima che vengano adottate misure decisive. Visti i recenti sviluppi, le possibilità di un altro taglio di 10 punti base del tasso sui depositi sta al 50/50 o anche di più.

Martedì Mark Carney della BoE ha rotto le uova nel paniere ignorando i risultati dell’inflazione più positivi del previsto resi noti in precedenza. Il governatore della Banca d’Inghilterra ha lanciato la sterlina in picchiata dopo aver escluso un rialzo dei tassi di interesse, affermando che la crescita inglese era ancora troppo debole e facendo riferimento ai recenti sconvolgimenti nel mercato finanziario globale. La sterlina continua a rimanere debole questa mattina perdendo 17 punti a quota 1,4143.

Parlando a Londra, mentre il Fondo Monetario Internazionale declassa le sue previsioni per la crescita globale di quest’anno, Mark Carney ha affermato che l’Inghilterra sta affrontando “un potente insieme di forze” che hanno impedito ai responsabili politici di alzare i tassi di interesse. “Il mondo è più debole e la crescita inglese si è rallentata” ha poi aggiunto. La recente caduta dei prezzi del petrolio e la rapida frenata della crescita cinese sono passibili di far arrivare l’inflazione in prossimità dello zero. I nuovi dati sull’inflazione inglese resi noti martedì hanno mostrato che i prezzi sono aumentati dello 0,2% durante il 2015, il più leggero aumento dell’inflazione annuale registrato a partire dai primi anni ‘60.

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