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Con il petrolio che perde i guadagni della scorsa settimana, i mercati del Forex corrono ai ripari

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Feb 2, 2016, 09:42 UTC

Nella giornata di lunedì l’euro si è mosso al rialzo supportato anche dai dati positivi relativi all’indice dei direttori degli acquisti nel settore

Con il petrolio che perde i guadagni della scorsa settimana, i mercati del Forex corrono ai ripari

Forex
Nella giornata di lunedì l’euro si è mosso al rialzo supportato anche dai dati positivi relativi all’indice dei direttori degli acquisti nel settore manifatturiero. In realtà ciò che ha contribuito di più a tale crescita sono stati i commenti provenienti da un funzionario della Bce. Nowotny infatti in un’intervista ha affermato di sperare che i mercati non si attendano troppo dalle azioni che verrano intraprese dalla Bce dopo aver mostrato aspettative eccessive per un’azione di politica monetaria a dicembre. Ha anche aggiunto che le attività sono state suddivise in un certo numero di gruppi di lavoro e commissioni ma che è comunque troppo presto per poter divulgare dettagli ulteriori. L’euro è ora negoziato a quota 1,0905 mentre i traders hanno attribuito un nuovo valore alle dichiarazioni di Draghi che ha rassicurato i mercati sulle ulteriori misure di stimolo previste per marzo. L’euro si era portato fino a quota 1,0913 per poi ribassarsi a 1,0896.

La situazione di martedì mattina ha visto i traders cercare sicurezza rispetto ai deboli prezzi del petrolio mentre l’euro ha beneficiato dei movimenti delle valute rifugio guadagnando così 19 punti per essere negoziato a quota 1,0907.

All’inizio dell’anno, il settore manifatturiero dell’Eurozona ha mancato un colpo. Avendo conosciuto un’accelerazione per tre mesi consecutivi, il tasso di crescita registrato a fine 2015 è sceso al livello registrato 20 mesi fa. La crescita degli ordinativi, delle esportazioni e della produzione ha subito un rallentamento. Considerandone il valore nominale, i dati odierni possono essere visti come un punto di partenza per un 2016 più positivo, con un miglioramento del livello delle attività sulla base di una raccolta di nuovi ordini e con la domanda interna che, ancora una volta, controbilancia ordinativi per le esportazioni piuttosto deboli.

In ogni caso, guardando oltre il dato principale, vi sono dei segnali scoraggianti, che mostrano uno svilimento degli indicatori di crescita in termini di dimensione e di sottosettore e che svelano perdite di posti di lavoro nel settore manifatturiero per la quarta volta negli ultimi sei mesi.

I dati sulla debolezza dell’economia americana hanno pesato sul dollaro. Il dato finale di gennaio dell’indice dei direttori degli acquisti Markit è stato rivisto al ribasso rispetto alla lettura iniziale, e ciò conferma che il settore manifatturiero statunitense ha un andamento più lento rispetto a quanto previsto dagli economisti.

L’indice ISM del settore manifatturiero americano ha registrato un lieve miglioramento a gennaio, passando così da 48,0 a 48,2, appena al di sopra del consensus del mercato che si attendeva una ripresa pari al 48,4.

I nuovi ordinativi e la produzione hanno subito un incremento ma anche i licenziamenti sono aumentati all’inizio dell’anno. Lunedì il dollaro è stato negoziato a 98,96, uno dei suoi massimi recenti, e rimane una valuta forte poiché i mercati si sono mossi in direzione avversa al rischio.

A seguito di dati più che soddisfacenti sull’indice dei direttori degli acquisti nel settore manifatturiero inglese, la sterlina si è mossa al rialzo rispetto al dollaro e all’euro.

La sterlina ha quindi guadagnato 138 punti per essere negoziata a 1,4381. Rispetto all’euro c’è stato un rialzo di 29 punti che ha spinto la coppia a quota 0,7575, in previsione del Super Giovedì della Banca di Inghilterra previsto questa settimana. A gennaio, le condizioni del settore manifatturiero britannico hanno conosciuto un miglioramento superiore alle aspettative, sostenuto da una crescita della produzione delle grandi case produttrici. Va evidenziato che i dati resi pubblici lunedì 1 febbraio hanno mostrato un calo nelle esportazioni.

L’indice Markit/CIPS dei direttori degli acquisti su base mensile nel settore manifatturiero ha registrato il suo valore più alto negli ultimi 3 mesi, attestandosi a gennaio a quota 52,9 incrementando così il suo valore che a dicembre era a 52,1 e risultando superiore alle previsioni che lo davano a quota 51,6. La produzione industriale è cresciuta a un ritmo molto sostenuto, il più alto rispetto a giugno 2014.

La caduta dei prezzi del petrolio ha avuto conseguenze negative sulle valute legate alla risorsa, come il dollaro canadese, quello australiano e quello neozelandese.

Dopo la diffusione dei dati, lo yuan cinese scambiato nei mercati offshore si muove lungo il margine più basso rispetto al dollaro mentre lo yuan del mercato onshore è estremamente stabile. La banca centrale cinese ha immesso sul mercato 1,53  bilioni di yuan, circa 232,59 miliardi di dollari in vista delle festività legate al capodanno lunare per evitare quindi la cosiddetta fame di liquidità durante il periodo delle feste. Come dichiarato in un comunicato lo scorso lunedì,  a gennaio la banca centrale cinese ha effettuato prestiti per 862,5 miliardi di yuan alle istituzioni finanziarie attraverso il suo programma di prestiti a medio e lungo termine.

Nella giornata di lunedì, lo yuan si è mosso a ribasso rispetto al dollaro poiché i dati relativi alla debolezza del settore manifatturiero hanno alimentato timori sul rischio di fuoriuscita di capitale. A pesare sullo yuan inoltre, la decisione della banca centrale di fissare un midpoint più basso.

Secondo un sondaggio ufficiale, nel mese di gennaio le attività manifatturiere cinesi sono andate incontro ad un’ inaspettata contrazione che le ha riportate a un tasso di crescita registrato 3 anni e mezzo fa. Tutto ciò suggerisce che l’economia andrà incontro a un debole inizio nel 2016 e rende necessaria una riflessione sull’ulteriore pressione che verrebbe esercitata sullo yuan qualora venissero approvate misure di stimolo a breve termine.

Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno entrambi conosciuto un ribasso in un contesto di avversione al rischio con il dollaro australiano che sembra non aver prestato attenzione alla decisione dell’Rba di tenere posizioni dure nell’incontro odierno.

Entrambe le valute si sono deprezzate, con il dollaro australiano negoziato a quota 0,7087 e il dollaro neozelandese a quota 0,6520.

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