Questa mattina i prezzi del greggio si muovono in ribasso nella sessione asiatica, il WTI perde 9 centesimi ed è negoziato a 57.80$ mentre il Brent rimane
Nella sessione di ieri, il greggio WTI guadagna l’1,1% chiudendo a 56,4$ poiché il calo delle scorte presso il centro di consegna degli Stati Uniti, ha superato la pressione esercitata dagli elevati livelli di produzione dell’Arabia Saudita. Le tensioni in Medio Oriente sono aumentate dopo il posizionamento di navi appartenenti alla marina militare nelle acque dello Yemen, scenario che suggerisce un possibile attacco dell’Arabia Saudita supportando i prezzi del greggio.
Lunedì i prezzi del greggio si muovono in rialzo all’interno di una giornata di trading particolarmente volatile sulla scia dei timori riguardanti le tensioni in Medio Oriente e del calo degli impianti di perforazione statunitensi, calo che ha compensato le dichiarazioni rilasciate dal ministro del petrolio dell’Arabia Saudita nelle quelli, lo stesso, affermava che, nel mese di aprile, la produzione saudita si attestava in prossimità dei massimi. Stando ai dati riportati dalla Baker Hughes, una società di servizi petroliferi, il numero degli impianti di perforazione statunitensi è diminuito per la diciannovesima settimana consecutiva, postando i minimi dal 2010. I dati hanno consentito al greggio di rimbalzare dai minimi degli ultimi 6 anni postati nel mese di gennaio. Dall’inizio di aprile, i prezzi del combustibile hanno registrato un incremento del 17% sulla scia di una possibile riduzione delle esportazioni statunitensi, tuttavia, la Morgan Stanley, un’importante banca d’affari, ha mostrato come la produzione saudita possa avere ripercussioni maggiori di quelle dettate dallo sviluppo degli Stati Uniti. infatti, nel mese di aprile, la produzione del più grande esportatore mondiale di greggio si attesta in prossimità dei 10 milioni di barili giornalieri, ovvero, in prossimità dei livelli record. Secondo gli analisti, l’Opec potrebbe riscontrare notevoli difficoltà di fronte ad un’improvvisa impennata della domanda.
La capacità di riserva dall’Opec potrebbe dimezzarsi già da quest’anno raggiungendo gli 1,7 milioni di barili giornalieri, nettamente al di sotto degli oltre 10 milioni di barili giornalieri registrati nel 1980. A tale proposito, ricordiamo come lo scorso anno l’Arabia Saudita abbia scelto di salvaguardare la quota di mercato contro un possibile ribasso dei prezzi.
Lunedì la senatrice statunitense Lisa Murkowski, ha dichiarato di voler introdurre una normativa per consentire le esportazioni di greggio dagli Stati Uniti, affermando che l’amministrazione Obama non dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di ridurre le sanzioni all’Iran prima di aver “smantellato” il divieto delle esportazioni di greggio statunitense.
Le compagnie petrolifere mondiali hanno gli occhi puntati sui giacimenti di greggio di Iran e Iraq, giacimenti che potrebbero consentire l’ultima ” facile estrazione” a livello globale. Gli speculatori sostengono che l’eccesso dell’offerta continuerà e che il mercato potrà acquistare greggio a buon mercato poiché i prezzi sembrano essere destinati a raggiungere la maniglia dei 25$ prima di poter tornare nuovamente al di sopra dei 50$.