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Bitcoin: Rogoff dixit

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Dec 15, 2018, 15:09 GMT+00:00

Le criptovalute come biglietti della lotteria

Bitcoin: Rogoff dixit

L’eminente docente di economia di Harvard, Kenneth Rogoff, continua la sua critica verso il BTC.

Come in passato, il professore di Boston riprende la sua invettiva contro la valuta nakamotiana, prestando il proprio pensiero al The Guardian, dove, in un articolo, esprime a pieno dubbi e criticità in maniera tanto colorita quanto semplice.

Rogoff prende le mosse da una semplice considerazione, un quid ripreso più volte all’interno dell’articolo, che occupa addirittura il titolo della pubblicazione: “Le criptovalute sono come biglietti della lotteria che potrebbero pagare in futuro”.

Dal titolo sembrerebbe esaurirsi l’intera disamina, dal momento che è nota l’avversione dell’accademico verso Bitcoin e affini.

Tuttavia, è interessante riprendere l’articolo per approfondire le motivazioni per le quali il BTC non raggiungerebbe più quota 20.000 dollari.

Secondo Rogoff, il recente calo (in un anno ndr) da 20.000 dollari non è niente di cui preoccuparsi se si considera che da dicembre 2012 il prezzo della divisa digitale più importante al mondo sia aumentato da 13 dollari a dove è oggi. Il professore continua a insistere su un punto, già affrontato nel suo precedente lavoro, dove afferma: “Quando arriva a nuove forme di denaro, il settore privato può innovare, ma a tempo debito il Governo regola e confisca”.

L’osservazione è non priva di significato. Recependo quanto detto dal professore, si deve ammettere come una mano alla regolamentazione a un settore che per sua natura né è scevro può davvero cambiare la prospettiva di un ambito che ha beneficiato di una lacuna legis che ha permesso il proliferare di un’economia parallela dal regime fiscale agevolato, se non nullo, al di fuori di ogni tipo di dinamica giurisdizionale.

Più volte si è qui discusso sugli effetti dell’ovvia regolamentazione che avrebbe investito il comparto cripto, specie nell’alveo di una mancanza in tal senso, con un dibattito su ban e normazione molto fecondo, specialmente negli Stati Uniti d’America.

Per questo motivo, la questione posta da Rogoff appare ancor di più degna di rilievo.

Tornando alla disamina accademica, Rogoff spiega come il valore del BTC sia più plausibilmente vicino a 100 dollari che a 100.000. Afferma che il Bitcoin dovrebbe avere un certo valore (ma effettivamente non lo ha ndr), insistendo sul fatto che detenere criptomonete sia l’equivalente di essere proprietari di biglietti della lotteria “che pagano in un futuro distopico dove sono usati in Stati canaglia e in decadenza, o forse in Paesi dove i cittadini hanno già perso ogni parvenza di privacy”.

Il richiamo all’orwelliana memoria è evidente, ma anche il richiamo a 1984, per quanto sempre attuale, appare più come un alto esercizio di retorica, atto più ad attirare l’attenzione che a porsi come scenario concreto. È pur vero che l’iperbole ha spesso caratterizzato la dialettica del professore di Harvard.

Proprio dissertando su esempi sui generis, Rogoff menziona il Venezuela, dal momento che Caracas ha una propria criptovaluta, il Petro.

L’economista illustra come le modalità di utilizzo del Bitcoin siano limitate a “l’oro digitale”, casi in cui non vi è un’offerta così massiva come con l’oro reale. L’articolo descrive anche come i Governi non useranno il BTC dal momento che lo stesso promuoverebbe l’evasione fiscale e il riciclo di denaro.

D’altro canto, Rogoff ammette che “è troppo presto per dire come il nuovo mondo delle valute digitali andrà a finire” ma comunque ammonisce più volte sul fatto che il crollo del prezzo non dovrebbe sorprendere nessuno.

La conclusione del suo pensiero riprende, ovviamente, la considerazione iniziale, vale a dire che le criptovalute siano come biglietti della lotteria: “C’è un’alta probabilità che siano inutili”.

Tale diktat probabilistico si rivela alquanto apodittico, quindi senza necessità di essere commentato.

Quel che non va sottovalutato è che il professore non sia convinto al 100% che le criptovalute siano inutili, ma trova difficile superare le obiezioni poste nel suo studio e per questo fatica a sostenerle.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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