Sempre centrale è il tema delle sofferenze bancarie e della creazione di una bad bank italiana. Recentemente, un’altra voce arricchisce il tema cruciale
Sempre centrale è il tema delle sofferenze bancarie e della creazione di una bad bank italiana.
Recentemente, un’altra voce arricchisce il tema cruciale per economia e finanza tricolore.
Nella giornata di ieri, presso una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il premier Renzi ha affermato: “Il governo sta studiando soluzioni per il recupero dei crediti delle banche per limitare il problema delle sofferenze degli istituti. Padoan sta facendo un ottimo lavoro. Il dato è meno grave di quello percepito dai mercati. Il modo migliore per ridurre le sofferenze è far ripartire l’economia e favorire il recupero dei crediti”.
Parole chiare e positive, nonostante celino un velato slogan politico. È vero che il modo migliore per ridurre le sofferenze sia il riscatto dell’economia, ma è anche vero che la ripartenza di questa dipenda molto dalla gestione dei suddetti crediti, buco nero che affossa le disponibilità di risorse degli italiani. Un circolo vizioso pericoloso. Un paradosso davvero stravagante.
Il Premier prosegue nel suo intervento, insistendo su un profilo, a suo dire, dirimente, chiamando in causa i banchieri: “devono fare presto sul tema del consolidamento”. Materia interessante e pertinente, che presuppone una forza bancaria non indifferente, una solidità certa.
È su questa solidità sistemico-bancaria che insiste Renzi: “Alcune banche italiane sono fra le più solide al mondo”. Il Premier considera il periodo contingente come “una grandissima opportunità, tutto il sistema del credito italiano sa di avere a che fare con un Paese molto forte e solido e che è un ottimo investimento”.
Una simile sicurezza non può che essere ben vista dal panorama nazionale e internazionale, anche se in un momento interlocutorio come questo, parlare di forza del Paese appare quantomeno affrettato.
Un simile livello di esposizione mediatica raggiunge il suo climax nel discorso sulle popolari, argomento delicato su cui Renzi dimostra di non avere dubbi, sostenendo il valore del Governo nelle riforme e la centralità funzionale degli istituti cooperativi nel consolidamento di cui sopra.
Prendendo le mosse dalla mala gestio del sistema delle popolari, il Premier ricorda che lo stesso “non funzionava, il nostro Governo l’ha cambiato. Con la riforma fatta, le popolari possono essere protagoniste del consolidamento. ”Ci saranno meno banchieri, meno poltrone, ma più risorse per il credito e più meccanismi trasparenti, dopo un percorso di fusioni e consolidamento”.
Dopo essersi espresso con una previsione ottimista, sottolinea i meriti della propria amministrazione, spiegando: “Quello che sta accadendo oggi sulle popolari non ha precedenti. L’ultimo che tentò di toccarle, nel 1998, era stato Ciampi. E non ce la fece. Questo parlamento ci è riuscito”.
Nel suo complesso, l’intervento del Premier volge all’ottimismo e alla consapevolezza della forza della Nazione e delle Istituzioni, prospettando un futuro roseo per le banche, elogiando anzi l’operato dei massimi organismi di vigilanza, da troppo tempo titolari di “critiche che respingo”.
Statuisce: “I segnali sono di serietà delle Istituzioni, ci sono segnali di forza, di solidità e di fiducia”.
Il quadro che si delinea sembra essere incoraggiante. Adesso si spera una reazione altrettanto favorevole dei mercati.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.