Il nuovo anno si porta dietro le scorie del precedente. Sì perché il tempo passato non cancella gli orientamenti squisitamente unidirezionali dell’Unione
Il nuovo anno si porta dietro le scorie del precedente.
Sì perché il tempo passato non cancella gli orientamenti squisitamente unidirezionali dell’Unione Europea, sempre pronta a profondere diktat, molto spesso meno incline a riceverne. O a dialogare.
Il 2016 costituisce un anno importante per l’economia italiana, una data da cui ripartire dopo un anno di crescita, o, per meglio dire, di inversione di tendenza rispetto alla flessione cui il Bel Paese era ormai abituato; stante la situazione contingente, non può sottovalutarsi la delicatezza del momento e l’opportunità di una gestione oculata della Cosa Pubblica.
In tal senso, suona quantomeno sussiegoso, da parte dell’UE, il presente atteggiamento di rimprovero, la cui funzionalità travalichi il semplice monito.
Un orientamento che si esplica nella netta presa di posizione del Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che risponde così alle richieste italiane in tema di flessibilità: “L’Italia ha chiesto varie flessibilità, per le riforme strutturali, per gli investimenti, per i migranti. È il solo Paese che ha chiesto di sfruttare del tutto queste possibilità”.
È vero, l’Italia è il solo Paese ad aver osato chiedere una siffatta flessibilità, ma è anche vero che altri Stati stanno seriamente valutando l’uscita dall’euro, altri hanno registrato un default, altri ancora utilizzano l’UE come fosse una longa manus del proprio Governo, mentre altri hanno una popolazione così risibile da non aver problemi a gestire l’economia statale.
Le considerazioni di cui sopra non devono esser passate nella mente del Presidente che, proseguendo il proprio monito, ha affermato che la valutazione sulla richiesta italiana “dipende dalla Commissione; l’unica cosa che posso dire è: non spingiamo. La flessibilità è un margine, si può usare una volta sola. Non si può esagerare”.
Anche qui appare lapalissiano come orientamento prevalente dell’UE sia considerare tutti i Paesi allo stesso modo, salvo poi utilizzare due pesi e due misure secondo comodo, come per esempio la gestione degli stress test di fine 2014, esame dalla dubbia obiettività in sede criteriale, considerando in maniera uguale sistemi diversi.
È auspicabile che quest’anno vi sia più dialogo tra le due parti, privilegiando un confronto che inneggi alla produttività, non allo scontro reiterato.
A questo riguardo è utile riportare l’ultimo pensiero di Dijsselbloem sulla questione, sperando che possa costituire un punto di partenza, non uno slogan prettamente politico: “Esiste molta flessibilità esplicita nelle regole Ue, e la Commissione l’ha chiarita”.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.