Il dollaro Usa ha passato la settimana a rimbalzare in alto e in basso, riuscendo persino a superare il livello a quota 100 per alcuni minuti prima di
“Il dato ha confermato le convinzioni degli speculatori che il primo intervento sui tassi” verrà rinviato, sostiene un funzionario di un fondo d’investimento giapponese. Frattanto, un dipendente di un grosso istituto di credito a stelle e strisce ha rilevato che le attese di mercato sugli indicatori statunitensi erano troppo elevate.
Ieri il dollaro si è deprezzato contro le sue controparti valutarie a causa di un dato sulla produzione industriale Usa inferiore alle attese che sottolinea il momento di stanca dell’economia a stelle e strisce. Secondo i dati ufficiali diffusi dalla Fed, nel corso di marzo la produzione industriale si è contratta del -0,6%, il doppio di quanto atteso, mentre l’attività risentiva del venire meno del clima rigido invernale. Il dollaro ha perso terreno contro euro e yen per il secondo giorno di fila anche per la flessione dell’attività manifatturiera registrata dall’indice New York State. Letture poco soddisfacenti alimentano l’incertezza sulle tempistiche di rialzo dei tassi da parte della Fed. L’euro ha guadagnato il +0,4% a 1,0732 mentre il dollaro continuava a flettere nei confronti dello yen (-0,2%), portandosi a 118,95. Oggi il mercato terrà d’occhio i dati del settore immobiliare che avranno la loro influenza sulle oscillazioni del dollaro.
Il dollaro canadese è lievitato al massimo degli ultimi 3 mesi a 1,2280 dollari Usa dopo che la Banca del Canada ha sorpreso i mercati affermando che nell’immediato non ci sarà alcun allentamento dei tassi. Il rialzo del prezzo del greggio ha supportato le divise legate alle commodity, proprio come il dollaro canadese. Il greggio Usa è stato infatti protagonista di un rally dopo che le statistiche ufficiali hanno evidenziato una crescita delle scorte americane inferiore a quella attesa per la scorsa settimana.
Nel corso della sessione asiatica, il Kiwi e l’Aussie viaggiano entrambi in territorio positivo. Il primo ha beneficiato della debolezza del dollaro per portarsi a quota 0,7610 nonostante il fatto che l’esito dell’ultima asta dei latticini e il calo dell’indice PMI gli hanno entrambi precluso maggiori guadagni; il secondo è invece cresciuto di 91 punti sino a 0,7770 grazie a un rapporto occupazionale superiore alle attese. L’economia dell’Australia ha infatti creato un numero di impieghi superiore alle attese nel corso di marzo, spingendo verso il basso il tasso di disoccupazione e allentando la pressione sulla banca centrale affinché riduca ulteriormente i tassi. A marzo l’economia australiana ha quindi creato oltre 37mila posti di lavoro, battendo un’attesa da parte di un sondaggio di Reuters per 15mila nuove unità. L’occupazione a tempo pieno è cresciuta di 31.500 occupati, mentre quella part-time di 6.100. Il tasso di disoccupazione è così calato al 6,1% dal 6,3% di febbraio.