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Le dichiarazioni di Lockhart, un membro della Fed, innescano il rialzo del dollaro

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Aug 5, 2015, 17:07 UTC

Nella mattinata di mercoledì, le valute asiatiche si sono mosse in ribasso, mentre il dollaro ha continuato ad apprezzarsi a seguito delle dichiarazioni

Le dichiarazioni di Lockhart, un membro della Fed, innescano il rialzo del dollaro

Le dichiarazioni di Lockhart, un membro della Fed, innescano il rialzo del dollaro
Le dichiarazioni di Lockhart, un membro della Fed, innescano il rialzo del dollaro
Nella mattinata di mercoledì, le valute asiatiche si sono mosse in ribasso, mentre il dollaro ha continuato ad apprezzarsi a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Lockhart, uno dei membri della Fed, nella notte di martedì. Nella sessione del mattino, il biglietto verde è salito a quota 98,22. Lockhart, membro con diritto di voto del comitato della Fed per la politica monetaria, ha dichiarato al The Wall Street Journal che soltanto un “significativo peggioramento del quadro economico” gli impedirebbe di votare a favore del primo aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti dal 2006 da parte della Federal Reserve. Tali affermazioni hanno innescato l’acquisto di dollari.

Gli investitori considerano Lockhart un centrista tra i membri della Fed: pertanto, le sue parole hanno dato un forte segnale riguardo alla Fed che si sta avvicinando ad aumentare i tassi di interessi per la riunione di settembre.

Il dollaro, che durante la sessione di martedì aveva sperimentato soltanto lievi variazioni, si è apprezzato dello 0,6% contro la moneta unica europea. Nel tardo pomeriggio, l’euro ha raggiunto quota 1,0891, prossimo a toccare il minimo delle ultime due settimane. Il dollaro ha guadagnato lo 0,2% sullo yen, per raggiungere quota 124,48¥, muovendosi verso il prezzo di chiusura più elevato dal 20 luglio.

Nella mattinata di oggi, lo yen si è mosso in ribasso a seguito delle dichiarazioni del Fmi in vista della riunione della Banca del Giappone di questa settimana. Secondo un’indagine svolta da Bloomberg nel mese scorso, gli economisti prevedono che la banca centrale nipponica  ridurrà i suoi acquisti di attività nel corso del prossimo. Tra le fonti interpellate, quattro ritengono che la mossa verrà attuata nel 2017, mentre 13 ritengono che ciò accadrà nel 2018 o più avanti. Secondo altri, la riduzione è imprevedibile.

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Sebbene il governatore Haruhiko Kuroda abbia dichiarato in maggio di non vedere difficoltà nell’acquistare titoli di Stato, il Fmi si è unito alla Nomura Securities Co. e BNP Paribas nel porre in questione la sostenibilità di tale acquisto del debito senza precedenti. Secondo gli economisti del Fmi, la Banca del Giappone potrebbe continuare ad attuare misure di stimolo estendendo  la scadenza dei suoi acquisti di titoli di Stato o, se necessario, incrementando l’acquisto di attività del settore privato. Kuroda ha ampliato il suo piano stimolo da record già nel mese di ottobre, dando alla Banca del Giappone la possibilità di acquistare ogni nuovo titolo emesso dal ministero delle Finanze.

Per quanto concerne gli altri paesi asiatici, l’Aussie ha perso 23 punti, mentre il kiwi è sceso di 13 punti, con entrambe le valute che fronteggiano difficoltà di natura economica. Il kiwi si è mosso in ribasso a causa del calo globale dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, il colpo più duro è stato portato NZD dal crollo del prezzo del latte, principale esportazione della Nuova Zelanda. Nella giornata di martedì, l’Aussie si era mosso in rialzo a seguito della decisione della Rba di mantenere i tassi invariati, apprezzandosi più del previsto. L’Aussie veniva negoziato al di sotto di quota 0,73, ma, dopo la decisione della Rba, si è mosso in rialzo, soltanto perdendo la metà dei guadagni nella mattinata di oggi a causa dell’apprezzamento del dollaro. Nelle ultime 24 ore, il dollaro australiano, legato alle materie prime, ha subito delle forti oscillazioni, scendendo a quota 0,7264 sulla base della preoccupazione per i prezzi delle materie prime, prima di rimbalzare a quota 0,7430 nel trade offshore grazie alla ripresa dei prezzi delle materie prime.

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