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Prezzi Petrolio: la Cina Boicotta le Pressioni dei Paesi Consumatori, +6% da Lunedì

Da:
Federico Dalla Bona
Pubblicato: Nov 25, 2021, 18:26 UTC

L'impiego delle riserve USA non sortisce effetti a causa dell'atteggiamento di Pechino

prezzi del petrolio

In questo articolo:

I prezzi del Petrolio greggio quotato in dollari al Nymex figurano oggi in leggero arretramento. Nella sessione di ieri (mercoledì) il mercato aveva raggiunto un picco a 79.23, spingendo il recupero scattato dopo i minimi di lunedì 22 ad un’estensione complessiva del +5.98%. Poiché durante l’arretramento odierno non sono stati violati supporti degni di nota, riteniamo che il movimento di recupero non sia ancora completo.

Ricordiamo che le quotazioni giungono da una fase di arretramento protrattasi per 20 sedute che aveva raggiunto dimensioni del -12.47%, nel periodo dal 25 ottobre fino al 22 novembre. Alle 17.31 CET i prezzi si trovano a 78.10 con una perdita del -0.37 dalla chiusura di ieri.

La Cina non fa quadrato contro l’Opec+

La Cina, il più grande importatore di greggio al mondo, non ha voluto impegnarsi a rilasciare petrolio dalle sue riserve come richiesto da Washington. Nel contempo, fonti dell’OPEC+ riportate da Reuters hanno affermato che l’azione degli Stati Uniti non ha fatto cambiare rotta al gruppo di Paesi produttori.

Martedì scorso l’amministrazione Biden aveva annunciato l’intenzione di rilasciare milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche in coordinamento con altre grandi nazioni consumatrici, tra cui Cina, India e Giappone, per cercare di raffreddare le quotazioni del greggio. L’impegno maggiore se lo erano assunti gli USA promettendo l’utilizzo di 50 milioni di barili, ma senza la Cina l’intera azione finirà per avere un impatto decisamente minore sull’andamento dei prezzi.

Nel frattempo non sono giunti altri commenti da Pechino, dopo che mercoledì scorso la Cina aveva sì annunciato il rilascio di parte delle proprie riserve, ma “solo in base alle sue proprie esigenze”. Biden, da parte sua, ha fatto sapere che la Cina “potrebbe fare di più”.

Benzina USA +60% in un anno

Le aspettative di un’azione coordinata dei Paesi consumatori aveva spinto al ribasso i prezzi del greggio già prima dell’annuncio ufficiale degli Stati Uniti ma martedì scorso, appena il mercato internazionale si è accorto che non c’era chiarezza sulle intenzioni della Cina, i grafici del petrolio sono tornati immediatamente a virare al rialzo. Gli operatori sono ora ansiosi di conoscere quale sarà la prossima mossa dell’OPEC+, poiché molti si attendono da parte dei Paesi produttori una risposta a tono.

Tuttavia, tre fonti indipendenti hanno riferito a Reuters che il gruppo non sta prendendo in considerazione la sospensione degli attuali accordi per aumentare la produzione di 400.000 barili al giorno ogni mese, un tasso considerato troppo lento dalle nazioni consumatrici. La domanda di carburante, crollata all’inizio della pandemia, è risorta quest’anno ed i prezzi del petrolio sono aumentati alimentando l’inflazione. Biden, che già di suo sta affrontando bassi indici di gradimento in vista delle elezioni del Congresso del prossimo anno, è frustrato dai ripetuti dinieghi dell’OPEC+ alle sue ripetute richieste di pompare più petrolio. I prezzi al dettaglio della benzina negli Stati Uniti sono aumentati di oltre il 60% nell’ultimo anno, il tasso di aumento più rapido dal 2000.

Il Quadro Tecnico per il Petrolio Greggio

Su grafico intraday a barre di 30 minuti possiamo isolare la posizione dei due supporti che stanno sorreggendo il recupero in atto: quota 78.00 e quota 77.14/77.25. Entrambi costituiscono potenziali punti di ripartenza del rialzo. I prezzi si sono appoggiati al primo supporto durante il leggero arretramento odierno, ma conservano un’impostazione orientata agli obiettivi di quota 79.60 e 80.50. Lo scenario tecnico verrebbe accantonato e rivisto in presenza di una chiusura su grafico a 30 minuti inferiore a 77.14.

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