Uno dei motivi principali del boom dell’oro è l’incertezza legata alle politiche di Trump, che spinge gli investitori a cercare rifugio
I prezzi del contratto futures sull’oro quotato in dollari al Comex con consegna 04/25 hanno raggiunto da poco nuovi massimi storici a quota 2.998,5. Il grafico a candele settimanali evidenzia la forte accelerazione che si è generata subito dopo il superamento del picco della settimana scorsa, la vecchia resistenza a 2.941,3.
I valori sono ormai prossimi a un’importante area di verifica situata fra 3.004,5 e 3.015,5. Quest’area, calcolata in base alla volatilità media registrata su questo mercato nell’ultimo anno, costituisce un limite statistico per il movimento in atto. Tuttavia, mancano completamente segnali di esaurimento della spinta rialzista, sostenuta anche dalla concomitante debolezza dei mercati azionari americani.
L’area di supporto principale a sostegno del movimento è posizionata tra 2.941,5 e 2.948,0, valida per le prossime 5-10 giornate. Eventuali variazioni allo scenario rialzista potrebbero essere innescate solo da una chiusura daily inferiore a questo livello.
Uno dei motivi principali del boom dell’oro è l’incertezza legata alle politiche commerciali di Donald Trump, che hanno spinto molti investitori a rifugiarsi nel metallo prezioso per proteggere il capitale. Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, ha persino dichiarato che una recessione potrebbe essere un sacrificio accettabile per portare avanti le politiche economiche di Trump.
“Il mercato dell’oro è in una fase rialzista secolare. Prevediamo che i prezzi si manterranno tra i 3.000 e i 3.200 dollari quest’anno”, ha dichiarato Alex Ebkarian, COO di Allegiance Gold, citato da Reuters.
Ora l’attenzione si sposta sulla prossima riunione della Federal Reserve. Gli analisti prevedono che la banca centrale manterrà i tassi d’interesse tra il 4,25% e il 4,50%, in attesa di capire come evolverà la situazione economica. Secondo John Ciampaglia di Sprott Asset Management, le tensioni commerciali e l’incertezza sui dazi rendono difficile fare previsioni, e la Fed sta adottando un approccio prudente, aspettando dati più chiari prima di prendere nuove decisioni.
Intanto, gli ultimi dati economici mostrano che i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono rimasti stabili a febbraio, mentre l’inflazione è salita dello 0,2%, un rallentamento rispetto all’aumento dello 0,5% registrato a gennaio.
Sul grafico a barre da 30 minuti possiamo localizzare i livelli di supporto per il brevissimo periodo a 2.976,4 e 2.966,8, validi fino all’intera sessione di domani, venerdì 14. La tenuta dei supporti sostiene aspettative di allungo fino a 3.013,0, obiettivo raggiungibile virtualmente già entro la sessione di domani.
Il segnale tecnico è long, sfruttando ogni eventuale riavvicinamento ai supporti da prezzi comunque non superiori a 2.981,6. Possiamo già anticipare che, se i valori dovessero stabilizzarsi sopra quota 3.015,0, potrebbero puntare fin da subito a un ulteriore allungo fino a 3.038,4/3.039,0.
Lo scenario rialzista è subordinato alla tenuta di quota 2.966,8. L’eventuale cedimento di tale livello, con una chiusura su grafico a 30 minuti, imporrebbe una revisione dello scenario di brevissimo periodo.
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