Il prezzo del petrolio greggio rimane schiacciato sul margine inferiore della fascia laterale, mentre il gas naturale continua a perdere quota fin sotto i 2,8$.
Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano sopra il supporto intermedio di 62 dollari al barile, mentre il gas naturale è scivolato fin sotto i 2,8 dollari e le prospettive indicano ribassi ancor più ampi verso nuovi minimi relativi.
Precisamente, il petrolio greggio WTI continua ad addossarsi al margine inferiore della fascia laterale e, in caso di break-out, potrebbe infrangere persino i 60 dollari al barile. Il gas naturale, invece, rimane sotto forte pressione e pare ormai essersi stabilizzato per il breve termine sotto i 3 dollari.
Intanto, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna esattamente quota 62,33 dollari al barile e il gas naturale 2,743 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano sopra il supporto intermedio di 62 dollari al barile, che pare ancora in grado di reggere la pressione ribassista. La scarsa domanda globale sta però pesando sulla commodity, spingendo le quotazioni sui minimi dell’estate.
In caso di eventuale break-out ribassista, l’obiettivo successivo si troverebbe a quota 60 dollari ma la pressione di vendita potrebbe farsi insostenibile. Le proiezioni più audaci ci spingono a considerare persino dei ribassi tra i 59,8 e i 56,5 dollari al barile.
Per evitare questo scenario, il supporto a 62 dollari dovrà essere mantenuto senza il minimo cedimento. Inoltre, il petrolio greggio potrebbe contrastare parte della spinta ribassista se solo riuscisse a riposizionarsi verso la fascia mediana della banda laterale, più precisamente tra i 62,8 e i 63,5 dollari al barile.
Lo scenario spiccatamente rialzista partirebbe invece da un rialzo sopra l’EMA a 50 giorni a quota 65,24 dollari; al momento, nella fase di debolezza in cui si trovano le commodities energetiche, non trovo plausibile un movimento di questa portata.
Il prezzo del gas naturale pare ormai essersi stabilizzato sotto i 3 dollari tondi e non si intravedono ampi margini di manovra per un repentino rimbalzo. Mentre fino a due settimane fa il target di prezzo attuale avrebbe scatenato un ritorno sui 3 dollari, ormai il mercato pare essersi abituato al downtrend.
Il supporto a 2,8 dollari è stato già infranto e si fa più probabile un proseguimento dei ribassi anche fino al target di 2,665 dollari, su nuovi minimi relativi da Ottobre 2024.
L’inversione di tendenza al rialzo è ben lontana, ma il recupero dell’area immediatamente sotto i 3 dollari tondi potrebbe rappresentare un segnale di raffreddamento della pressione ribassista. Resistenze successive, di maggior rilievo, sono quelle di 3,10 e 3,20.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.