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Breaking News Petrolio – Analisi Fondamentale post annuncio Trump

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Armando Madeo
Pubblicato: Jun 26, 2018, 16:40 GMT+00:00

Il petrolio WTI corre come un treno; gli investitori stanno scontando la notizia appena giunta dalla segreteria di stato americana

petrolio greggio

A chiusura dei mercati europei il petrolio balza in alto con i tori scatenati dopo l’annuncio degli Stati Uniti d’America che chiedono ai propri alleati di azzerare le importazioni di petrolio iraniano entro il 4 Novembre. Tutto quanto appreso viene da un comunicato ufficiale della Casa Bianca.  Al momento della scrittura il WTI guadagna oltre tre punti percentuali attestandosi sopra i 70 dollari al barile, mentre il Brent scambia a 76,1 dollari in rialzo del 2%.

L’annuncio segue la mossa di fine Maggio del presidente Donald Trump  di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano e dagli avvertimenti dell’amministrazione secondo cui le nazioni europee dovrebbero ridimensionare il loro commercio con la Repubblica islamica o affrontare sanzioni.

In un briefing di oggi, il funzionario del Dipartimento di Stato ha affermato che, sebbene l’amministrazione non escluda deroghe o proroghe alla scadenza di Novembre, che è stata precedentemente annunciata, non le ha nemmeno messe in discussione e che quindi non è intenzione dell’amministrazione Trump concedere deroghe. In un certo qual modo questo era stato già anticipato dal Ministro per l’energia Iraniano a Vienna.

Il funzionario, che ha parlato in anonimato, ha detto che gli Stati Uniti stavano pianificando di dialogare con i governi di Turchia, India e Cina, che importano tutto il petrolio iraniano, al fine di convincere questi paesi a trovare altri fornitori. Il funzionario ha affermato che una parte importante di tali discussioni è stata quella di assicurarsi che i paesi non siano “influenzati negativamente” dal taglio delle importazioni di petrolio iraniano.

export iran

In effetti i paesi dell’area est hanno la quasi totalità della percentuale di export Iraniano, ma una buona fetta del mercato è anche in mano ai paesi europei. Fra questi vi è anche l’Italia con un buon 7% della produzione totale dell’Iran.

L’Iran ha visto l’aumento dell’inflazione ed un indebolimento della sua valuta, il rial, nelle settimane successive alla decisione del ritiro di Trump dagli accordi sul nucleare, decisione che di per se è stata osteggiata dagli alleati europei, nonché dalla Russia, dalla Cina e dalle Nazioni Unite. Trump ha detto che restare nell’accordo sul nucleare del 2015 è contro gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti; l’amministrazione americana ha criticato l’Iran per aver continuato il suo programma di missili balistici e per aver sostenuto i conflitti in luoghi come lo Yemen e la Siria.

Nel 2017, l’Iran ha spedito in media 755.000 barili al giorno ai clienti europei e 1,37 milioni di barili al giorno ai compratori dell’Asia-Pacifico, secondo i dati dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. Le esportazioni totali iraniane sono scese a circa 1 – 1,5 milioni di barili al giorno durante il periodo 2013-2015, prima che fosse raggiunto l’accordo nucleare e il paese fosse soggetto a forti sanzioni economiche statunitensi ed europee.

Potrà questo tema essere un arma di ricatto dei paesi Asiatici ed Europei al fine di contrastare i dazi voluti da Trump?

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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