Nella giornata di lunedì, l'attenzione dei mercati si è concentrata sul discorso di Janet Yellen, dedicato alla politica monetaria per sostenere la
Nella giornata di lunedì, l’attenzione dei mercati si è concentrata sul discorso di Janet Yellen, dedicato alla politica monetaria per sostenere la stabilizzazione del dollaro. La valuta degli Stati Uniti viene negoziata a quota 94,06, ben al di sotto dei massimi raggiunti la scorsa settimana, ma lontano dai minimi toccati a seguito della pubblicazione, nella giornata di venerdì, dei deludenti dati sulle buste paga dei settori non agricoli. La lettura ha premuto sul dollaro: lo scarso incremento dell’occupazione nel mese di maggio, il più basso degli ultimi cinque anni, ha, infatti, abbattuto le aspettative di un innalzamento del tasso di interesse degli Stati Uniti nel breve periodo.
Ancor prima del discorso di Yellen, i contratti future sui tassi di interesse indicavano che i trader avevano tutt’altro che escluso la possibilità di una manovra restrittiva da parte della Fed alla riunione della prossima settimana. In una nota ai clienti, Kathy Lien, direttore generale per la strategia del mercato valutario presso BK Asset Management, ha scritto: “Dopo il discorso di Yellen, il dollaro ha subito soltanto perdite modeste, ma la prudenza dimostrata dalla presidente della Fed, unita alla riduzione delle aspettative del mercato circa un innalzamento dei tassi a luglio, a giudicare dai contratti future sui Fed fund, premette di prevedere un ulteriore ribasso della valuta statunitense.”
Nella giornata di lunedì, la sterlina ha perso circa 200 punti per poi recuperare di poco e venire negoziata a quota 1,4464 nella mattinata di martedì. All’inizio della settimana, nuove ipotesi sulla Brexit hanno scosso la sterlina. La coppia GBP/USD si è mossa in ribasso per toccare (e lì rimanere) la sua media mobile a 100 giorni, mentre il cambio EUR/GBP si è deprezzato anche di più. La ragione di questa brusca mossa è nel sondaggio di YouGov, che mostra i favorevoli al recesso del Regno Unito dall’Unione Europea al 45%, con soltanto il 41% contrario. Tuttavia, quando lo stesso sondaggio, pubblicato dal The Times nella giornata di martedì, registrava i favorevoli all’uscita dall’UE al 43% e i contrari al 42%, i mercati non hanno reagito in modo altrettanto brusco. Questo è un effetto collaterale di u mercato caratterizzato da volatilità. In tali condizioni, il trading di medio – lungo periodo sarà difficile.