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Yellen tranquillizza i mercati, affermando che vi è ancora la possibilità di un innalzamento dei tassi

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jun 7, 2016, 08:30 GMT+00:00

Nella giornata di lunedì, l'attenzione dei mercati si è concentrata sul discorso di Janet Yellen, dedicato alla politica monetaria per sostenere la

Yellen tranquillizza i mercati, affermando che vi è ancora la possibilità di un innalzamento dei tassi

Nella giornata di lunedì, l’attenzione dei mercati si è concentrata sul discorso di Janet Yellen, dedicato alla politica monetaria per sostenere la stabilizzazione del dollaro. La valuta degli Stati Uniti viene negoziata a quota 94,06, ben al di sotto dei massimi raggiunti la scorsa settimana, ma lontano dai minimi toccati a seguito della pubblicazione, nella giornata di venerdì, dei deludenti dati sulle buste paga dei settori non agricoli. La lettura ha premuto sul dollaro: lo scarso incremento dell’occupazione nel mese di maggio, il più basso degli ultimi cinque anni, ha, infatti, abbattuto le aspettative di un innalzamento del tasso di interesse degli Stati Uniti nel breve periodo.

Ancor prima del discorso di Yellen, i contratti future sui tassi di interesse indicavano che i trader avevano tutt’altro che escluso la possibilità di una manovra restrittiva da parte della Fed alla riunione della prossima settimana. In una nota ai clienti, Kathy Lien, direttore generale per la strategia del mercato valutario presso BK Asset Management, ha scritto: “Dopo il discorso di Yellen, il dollaro ha subito soltanto perdite modeste, ma la prudenza dimostrata dalla presidente della Fed, unita alla riduzione delle aspettative del mercato circa un innalzamento dei tassi a luglio, a giudicare dai contratti future sui Fed fund, premette di prevedere un ulteriore ribasso della valuta statunitense.”

La Banca del Giappone auspicava che l’andamento positivo dell’economia degli Stati Uniti e l’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Fed avrebbero potuto contribuire al deprezzamento dello yen e ridurre la preoccupazione per la deflazione che colpisce il Giappone. A seguito della pubblicazione dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti, tali speranza sono andate deluse, almeno per il prossimo futuro. Attualmente, la Banca del Giappone è di nuovo sotto pressione affinché adotti una politica monetaria maggiormente espansiva per limitare l’apprezzamento dello yen. Sebbene la coppia USD/JPY possa inizialmente rimanere vulnerabile, è probabile che vi sia un notevole supporto in caso di ribasso intorno a quota 105,00, con una mossa di medio periodo verso quota 115,00 se la Banca del Giappone e il ministero delle Finanze dovessero intervenire contro la deflazione. Attualmente, lo yen si assesta a quota 107,85, ben al di sopra del cambio auspicato dalla Banca del Giappone. Tale quotazione potrebbe costringere la banca centrale nipponica a intervenire o ad adottare altre misure. Nella mattinata di oggi, contro l’euro, lo yen viene negoziato a quota 122,45.
In attesa della decisione della Reserve Bank of Australia sul tasso di interesse, prevista per la giornata di oggi, l’Aussie rimane invariato. In base alle aspettative, la Rba non dovrebbe modificare la sua politica monetaria, ma nessuno può esattamente prevedere ciò che Glenn Stevens farà. In attesa della decisione della Reserve Bank of New Zealand sul tasso di interesse, prevista per la giornata di domani, e di alcuni importanti dati sulla Cina, che verranno diffusi durante la settimana, il kiwi si muove in ribasso.

Nella giornata di lunedì, la sterlina ha perso circa 200 punti per poi recuperare di poco e venire negoziata a quota 1,4464 nella mattinata di martedì. All’inizio della settimana, nuove ipotesi sulla Brexit hanno scosso la sterlina. La coppia GBP/USD si è mossa in ribasso per toccare (e lì rimanere) la sua media mobile a 100 giorni, mentre il cambio EUR/GBP si è deprezzato anche di più. La ragione di questa brusca mossa è nel sondaggio di YouGov, che mostra i favorevoli al recesso del Regno Unito dall’Unione Europea al 45%, con soltanto il 41% contrario. Tuttavia, quando lo stesso sondaggio, pubblicato dal The Times nella giornata di martedì, registrava i favorevoli all’uscita dall’UE al 43% e i contrari al 42%, i mercati non hanno reagito in modo altrettanto brusco. Questo è un effetto collaterale di u mercato caratterizzato da volatilità. In tali condizioni, il trading di medio – lungo periodo sarà difficile.

La Brexit rimane un rischio reale e preoccupante, mentre le ipotesi sulle mosse della Fed si calmeranno. Tra gli eventi di rischio in calendario, la decisioned ella Reserve Bank of Australia sul tasso di interesse e i dati sulla Cina saranno di particolare interesse per quanti fanno o progettano di fare trading con il dollaro australiano. Saltando da notizia a notizia, è importante continuare a seguire gli eventi più importanti, come le tendenze rischiose.

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