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Unicredit e Intesa San Paolo condividono la dismissione delle quote Bankitalia

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Nov 29, 2015, 02:40 GMT+00:00

Separate dalla concorrenza, unite dall’efficienza. E non esiste efficienza che non sia figlia di un’oculatezza decisionale: così, i due colossi bancari

Unicredit e Intesa San Paolo condividono la dismissione delle quote Bankitalia
Unicredit e Intesa San Paolo condividono la dismissione delle quote Bankitalia

Separate dalla concorrenza, unite dall’efficienza. E non esiste efficienza che non sia figlia di un’oculatezza decisionale: così, i due colossi bancari Made in Italy compiono la medesima scelta che frutterà loro diversi benefici (eufemismo).

Una scelta, che, se non può dirsi obbligata, appare quantomeno scontata, alla luce di una convenienza indubbia, legata al momento contingente.

È opportuno andare con ordine.

Nel gennaio 2014, un provvedimento del Governo decreta la rivalutazione delle quote di Bankitalia, da 156mila a 7,5 miliardi di euro, consentendo alle banche azioniste di rafforzare in questo modo il loro patrimonio; non solo, ma, lo stesso provvedimento fissa un periodo della durata di tre anni entro il quale ogni soggetto che superi la soglia del 3% sarebbe stato costretto a cedere la partecipazione eccedente.

Capostipite di tale vendita di quote è Allianz, la quale, nonostante il non raggiungimento della soglia di cui sopra, ma di un valore dell’1,3%, decide di liberarsi di asset come Banca di Credito Cooperativo di Roma, Banca Sella Holding, Banca Sistema e Eurovita Assicurazioni, operando tale operazione nel mese di settembre.

Così si arriva ai due colossi Made in Italy, Intesa Sanpaolo e Unicredit: il primo ha dato il via alla riduzione della sua partecipazione, nonostante qualche dubbio per i possibili acquirenti, in quanto risulta svantaggiosa la contingenza della sede in Italia, sia da un punto di vista fiscale, sia burocratico, sia strategico.

Giova ricordare che la banca milanese rimane il primo azionista della Banca d’Italia, nel dettaglio, il 31%, la società per azioni, il 42,4%, il Gruppo; lo stesso “informa di aver firmato i contratti preliminari per la cessione — al valore nominale, coincidente con il valore di carico — di una quota complessivamente pari a circa il 5,7% del capitale sociale della Banca d’Italia, per un controvalore di circa 430 milioni, a Enpam, Inarcassa, Cassa Forense, Enpaia, Cassa Ragionieri e Banca del Piemonte. La finalizzazione di ciascuna è subordinata all’esito positivo della verifica – da parte del Consiglio Superiore della Banca d’Italia – della sussistenza, in capo all’acquirente, dei necessari requisiti”.

Capitolo Unicredit: seconda azionista di Via Nazionale, con il 22,1% che sarà rimodulato verso il basso, scendendo di tre punti percentuale, la banca presieduta da Giuseppe Vita, si appresta a cedere il 3,2% della sua quota in Bankitalia, per un controvalore di più di 200 milioni di euro, sempre previa autorizzazione dell’omonimo organo di vigilanza.

Niente male come chiusura 2015…. Già è vero, l’anno non è ancora finito….

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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