I mercati speravano che le dichiarazioni di Draghi durante la conferenza stampa di giovedì avrebbero spinto l'euro in rialzo. Al contrario, il presidente
I mercati speravano che le dichiarazioni di Draghi durante la conferenza stampa di giovedì avrebbero spinto l’euro in rialzo. Al contrario, il presidente della Bce è riuscito, ancora una volta, a trascinare la moneta unica europea in ribasso. Draghi ha sottolineato come, l’economia dell’Eurozona non sia ancora al riparo dai rischi, nonostante questi si siano ridotti. L’inflazione rimane, infine, il primo fattore di preoccupazione per la Bce.
Al termine della conferenza stampa, il peso esercitato sull’euro dalle affermazioni di Draghi era evidente. Tuttavia, mercati e banche centrali non sono sempre allineati, come ha dimostrato l’andamento del dollaro negli ultimi due anni.
Nella giornata di oggi, il sentimento dei mercati nei confronti della politica monetaria di breve periodo sarà al centro dell’attenzione. Verranno, infatti, pubblicati i dati preliminari sull’inflazione nell’Eurozona per il mese di aprile e le prime stime sul Pil del primo trimestre di Gran Bretagna e Stati Uniti.
In base alle previsioni, il mese di aprile dovrebbe vedere un’accelerazione dell’inflazione nell’Eurozona, che avrebbe effetti certamente positivi sull’euro, contrastando i continui tentativi di Draghi per mantenere la moneta unica europea in ribasso. Nella mattinata di oggi, sono stati diffuse le prime stime sul Pil di Francia e Spagna, con esiti diversi. Nel primo trimestre, l’economia francese ha subito un rallentamento, mentre quella spagnola si è mossa in ripresa.
La debolezza del Pil della Francia può esser attribuita all’incertezza che circonda l’esito delle elezioni presidenziali. Sempre secondo i dati diffusi nella mattinata di oggi, durante il mese di marzo, in Francia la spesa per i consumi ha subito una flessione.
I toni da colomba utilizzati da Draghi non sono riusciti a mantenere l’euro in ribasso. Nelle prime ore della sessione odierna, la moneta unica europea ha, infatti, guadagnato lo 0,13% per portarsi a 1,0887$. L’euro può essere stato spinto in rialzo dall’esisto del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia. Tuttavia, affinché l’apprezzamento si stabilizzi, è necessario che Macron vinca anche al secondo turno e che Trump riesca a pesare sul dollaro.
Le previsioni non depongono a favore di dati soddisfacenti per il Pil de Regno Unito nel primo trimestre. Dalla fine dell’anno, l’indice dei direttori degli acqusiti del settore privato e le vendite al dettaglio sono deludenti. L’inflazione incide negativamente sull’economia britannica e, con la Banca d’Inghilterra in attesa delle elezioni di giugno, si spera che la sterlina si muova in rialzo, sostenuta da una solida maggioranza a favore del partito conservatore, come risulta dai sondaggi pubblicati nella giornata di oggi.
Negli Stati Uniti, la situazione è forse più interessante. L’amministrazione Trump non pare essere riuscita ad avviare la promessa ripresa dell’economia. Le previsioni sul Pil del primo trimestre mostrano, infatti, un rallentamento.
Al momento, i mercati sono, quindi, meno convinti della Fed della possibilità di una netta accelerazione nel secondo trimestre. I ritardi dell’amministrazione Trump nell’attuazione delle promesse elettorali continuano a produrre effetti negativi per il dollaro.
La divergenza in politica monetaria continua a favorire l’euro, nonostante i migliori sforzi di Draghi. La Banca d’Inghilterra e la Fed intendono mantenere invariate le indicazioni sulla rispettiva politica monetaria nel primo trimestre.
Il deprezzamento del dollaro rappresenta il principale argomento della giornata.
Attualmente, l’indice del dollaro spot perde lo 0,01% per scendere a quota 99,07, mentre la coppia GBP/USD dello 0,31%, salendo a 1,2935$.
Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.