Trump deve essere veramente soddisfatto dal deprezzamento del dollaro. Tuttavia, tale andamento non dipende tanto dall'incapacità dell'amministrazione
Trump deve essere veramente soddisfatto dal deprezzamento del dollaro. Tuttavia, tale andamento non dipende tanto dall’incapacità dell’amministrazione repubblicana quanto dalla prossima conclusione delle politiche monetarie ultraespansive attuate dopo la crisi finanziaria.
Nel corso della settimana, la presidente della Fed, Yellen, non ha mutato le proprie prospettive sulla politica monetaria per il resto dell’anno. Tuttavia, le previsioni sono già state prese in considerazione dai mercati e forse poste in dubbio. Gli indicatori suggeriscono, infatti, che la Fed potrebbe essere costretta a modificare la politica monetaria nella seconda metà dell’anno. La divergenza tra le misure adottate dalla Fed e quelle delle altre banche centrali è, infatti, notevolmente favorevole all’euro e alla sterlina.
Durante la settimana, sia Draghi sia Carney hanno sorpreso i mercati, adottando toni da falco opposti a quelli da colomba che avevano caratterizzato le precedenti conferenze stampa.
Draghi pare condividere la posizione di Yellen sull’inflazione, mentre Carney sta valutando gli effetti reali del deprezzamento della sterlina sull’inflazione e sui consumi. I titoli bancari sono impazziti e i mercati hanno deciso che l’economia mondiale è tornata al 2005.
Le banche centrali paiono essere giunte alla conclusione che è il momento di porre fine alla fase espansiva. Tuttavia, la normalizzazione della politica monetaria è ancora lontana, per non parlare di una manovra restrittiva. Tuttavia, il rimbalzo dei titoli bancari non dipende esclusivamente dalla politica monetaria e dall’aumento dei rendimenti. Il rialzo è stato, infatti, favorito dagli ultimi stress test e dalle varie misure di salvataggio recentemente adottate.
Nel corso di questa settimana, il dollaro si è mosso in netto ribasso. Si potrebbe, quindi, concludere che l’effetto Trump si è esaurito. Probabilmente, l’incapacità di attuare le misure proposte in campagna elettorale dimostrata dall’amministrazione repubblicana è, infatti, la causa principale del deprezzamento del dollaro.
Trump potrebbe rivendicare il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e il deprezzamento del dollaro come sostegno al commercio degli Stati Uniti, ma non per una giusta ragione.
L’euro ha guadagnato un altro 0,42% per salire a 1,1426$, portando il rialzo settimanale all’1,615. Le speranze che l’indice del dollaro spot torni ai livelli toccati agli inizi di ottobre 2016 sono, quantomeno, limitate. Il dollaro potrebbe rimbalzare soltanto se i falchi del Fomc annunciassero una quarta manovra restrittiva nel corso dell’anno.
Potrebbe essere presto per concludere che il dollaro continuerà a scendere. Tuttavia, data l’assenza degli investitori che puntano sul rialzo e a causa della divergenza della Fed dalle altre banche centrali, i dati economici dovranno essere eccezionalmente positivi per aumentare la fiducia nei confronti della politica monetaria e dell’economia degli Stati Uniti. Soltanto così gli investitori che puntano sul rialzo torneranno nel mercato e il pessimismo delle ultime settimane svanirà.
Ironicamente, il deprezzamento del dollaro potrebbe avere effetti positivi sull’economia degli Stati Uniti, come mostra il caso dell’Eurozona, la cui ripresa è stata trainata dal commercio.
I dati sull’Eurozona diffusi nella mattinata di oggi includono la fiducia dei consumatori in Germania e l’inflazione di giugno in Spagna. I primi hanno avuto un impatto limitato sull’euro, poiché superato nettamente da quello dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo della Spagna, risultato decisamente migliore delle aspettative. In attesa dei dati sull’inflazione in Germania, l’euro potrebbe muoversi fortemente in rialzo fino alla chiusura.
Tra i dati sugli Stati Uniti in pubblicazione nel pomeriggio di oggi vi sono la terza stima del Pil del terzo trimestre e le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione. Per evitare un nuovo crollo del dollaro, i risultati dovranno essere notevolmente positivi. Tuttavia, se si considerano i deludenti dati sul secondo trimestre, un rimbalzo rimane soltanto una speranza.
La sterlina ha guadagnato lo 0,46% per attestarsi a 1,2986$, non lontano dagli 1,30$. La giornata di oggi è priva di dati in grado di influire sull’andamento della valuta britannica. L’apprezzamento della sterlina e dell’euro ha spinto l’indice del dollaro spot in ribasso dello 0,30% a quota 95,722.
Quanta differenza può fare un solo giorno…
Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.