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La Federal Reserve domina gli eventi economici di questa settimana

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jul 21, 2015, 17:49 GMT+00:00

Il dollaro Usa ha continuato a rafforzarsi a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fed di St. Louis, a Fox Business nella giornata

La Federal Reserve domina gli eventi economici di questa settimana

Il dollaro Usa ha continuato a rafforzarsi a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fed di St. Louis, a Fox Business nella giornata di lunedì. Bullard ha affermato che la Federal Reserve potrebbe aumentare i tassi a settembre, con l’inflazione pronta a raggiungere il tasso obiettivo e la disoccupazione destinata a scendere al di sotto del 5%. Secondo Yuzo Sakai, direttore per la promozione dell’attività sul mercato valutario presso Tokyo Forex & Ueda Harlow, simili dichiarazioni hanno fornito supporto alle crescenti speculazioni sull’allargamento del divario dei tassi di interesse tra Stati Uniti e Giappone, sorte in seguito alla relazione tenuta al Congresso dalla presidente della Fed, Janet Yellen, nella scorsa settimana. Durante la sessione asiatica, il biglietto verde viene negoziato a quota 98,15, con gli operatori che si sono rivolti verso attività a più elevato rendimento.

In risposta alle affermazioni di Bullard, si è registrato un aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, specialmente quelli a breve scadenza come i titoli a due anni, che ha sostenuto il dollaro.

Il dollaro è rimasto stabile ai 124,35 yen e a breve distanza da quota 124,39, raggiunta nella notte, che rappresenta il suo massimo dal 17 giugno. Il biglietto verde si è, dunque, mosso sempre più vicino al suo massimo degli ultimi 13 anni, pari a 125,86, registrato agli inizi di giugno. Nella mattinata di oggi, sia la Banca del Giappone sia la Reserve Bank of Australia hanno pubblicato i verbali delle loro riunioni.

A seguito della pubblicazione, l’Aussie rimane invariato a quota 0,7369. La banca centrale australiana ha dichiarato che “la recente volatilità dei mercati azionari cinesi e le possibili ripercussioni degli sviluppi della questione greca richiedono un attento monitoraggio”, ma i membri non paiono provare alcun senso di urgenza. Con la Grecia che ha raggiunto un accordo con i suoi creditori e con gli altalenanti mercati cinesi che si muovono in rialzo, le possibilità di un ulteriore taglio dei tassi nel breve periodo sembrano scarse. In Nuova Zelanda, il kiwi è riuscito a raccogliere un po’ di slancio in vista della riunione della Rbnz, con gli operatori che si aspettano un taglio dei tassi di 25-50 punti base da parte della banca centrale neozelandese. Il kiwi ha preso slancio a seguito delle dichiarazioni del primo ministro Key sul forte ribasso della valuta, sull’eccessivo pessimismo della popolazione in merito alle prospettive e sulla capacità di resistenza dell’economia della Nuova Zelanda. In seguito, il Kiwi si è mosso a consolidare nel corso della notte e, secondo gli operatori, probabilmente rimarrà sulle quote attuali fino alla revisione del tasso ufficiale di sconto da parte della banca centrale, prevista per la giornata di giovedì. Il kiwi viene negoziato a quota 0,6604.

Nella mattinata di oggi, gli operatori in yen hanno potuto leggere i verbali della Banca del Giappone, con la valuta nipponica che continua a mostrare debolezza a causa dell’allontanamento degli investitori da quel bene rifugio che è lo yen. In base alla lettura dei verbali della riunione di giugno, i membri del Consiglio hanno dichiarato che gli effetti del massiccio stimolo attuato dalla banca centrale potrebbero stare svanendo. Simili affermazioni permettono di dedurre come l’ottimismo del governatore Haruhiko Kuroda in merito al raggiungimento dell’obiettivo dell’inflazione al 2% non sia da tutti condiviso. Nei verbali si può leggere come, secondo il Consiglio, la portata dello stimolo attuato dalla Banca del Giappone, soprannominato allentamento quantitativo e qualitativo (Qqe), sia stata sostanziale, dato che i tassi di interesse in Giappone sono rimasti stabili a livelli minimi, nonostante i rendimenti più elevati delle economie degli altri paesi.

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