Appena ieri il WTI veniva contrattato sopra la soglia dei $ 50, ma il mercato ha poi subito un'inversione di rotta per chiudere mercoledì a 48,88. Il
Appena ieri il WTI veniva contrattato sopra la soglia dei $ 50, ma il mercato ha poi subito un’inversione di rotta per chiudere mercoledì a 48,88. Il Brent si è avvicinato ai $ 51 ed è ora a 49,54; fra poche ore avrà inizio la riunione dell’Opec e in tarda giornata sarà pubblicato un rapporto settimanale sulle scorte della EIA, posticipato di un giorno a causa del lunedì festivo negli Stati Uniti.
A spingere in ribasso il prezzo del petrolio, le previsioni secondo le quali i principali paesi esportatori del Medioriente manterranno elevati – o persino aumenteranno- i livelli di produzione, in un momento in cui sulle prospettive domanda di combustibile pesano i timori sullo stato di salute dell’economia cinese.
I trader ritengono che il calo sia imputabile alla prospettiva di un aumento della produzione dei paesi mediorientali membri dell’Opec, che si incontreranno nel pomeriggio a Vienna per discutere la propria politica di mercato. La maggior parte degli analisti sostiene che i membri continueranno a concentrare i propri sforzi in difesa delle quote di mercato, anziché tentare di favorire un aumento dei prezzi controllando i livelli di produzione di greggio.
“Molti paesi membri dell’Opec… devono rispettare i propri piani di crescita; un taglio dell’offerta in questo momento potrebbe perciò interferire con il raggiungimento di tali obiettivi” sostiene la Morgan Stanley in una nota ai clienti. Molti paesi produttori del Medioriente, inclusa l’Arabia Saudita ma anche Iraq, Iran e gli Emirati Arabi Uniti, hanno aumentato la propria offerta verso il mercato asiatico in una lotta senza esclusione di colpi per le quote di mercato. Sul lato della domanda, tuttavia, Morgan Stanley si dice preoccupata per lo stato di salute dell’economia cinese. “I nostri economisti temono che i dati di aprile dalla Cina possano segnalare un rallentamento… la domanda di petrolio dalla Cina dovrebbe contribuire ad alimentare tali preoccupazioni” sostiene la banca statunitense.
I dati ufficiali sul’attività del settore manifatturiero in Cina per il mese di maggio registrano un’espansione solo marginale, mentre nel settore privato si registra un deterioramento per il 15º mese consecutivo.
“Per molti questi dati rappresentano il termometro della crescita e dell’attività economica” sostiene Andre Bachas, amministratore delegato della Jalyn Capital di Bernardville, nel New Jersey. La banca britannica Barclays intravede dei segnali di stanchezza fra gli investitori sul mercato del petrolio, dopo mesi di forti afflussi. Le grandi compagnie petrolifere Exxon e Chevron perdono circa l’1% in scia al calo dei prezzi del petrolio, in assenza di iniziative da parte dell’Opec che invece dovrebbe concentrare la propria attenzione sulle quote di mercato, mentre i timori sulla crescita cinese pesano sulle prospettive della domanda. Nel corso di un attacco militare verificatosi mercoledì mattina, i miliziani nel delta del Niger hanno provocato l’esplosione di due pozzi petroliferi della Chevron, determinando un’interruzione di operatività e lasciando presagire ulteriori cali di produzione dalla Nigeria.
I recenti incendi boschivi in Canada hanno provocato un calo di produzione di circa 1 milione di barili di petrolio, circa il 40% della produzione giornaliera di petrolio, ma secondo Scott Shelton, broker della ICAP PLC, questo non sembra essere stato sufficiente a ridurre in maniera significativa l’eccesso di offerta sul mercato statunitense. Suncor Energy, il più grande produttore di petrolio del paese, prevede di riavviare la produzione entro la fine della settimana.
Gli analisti intervistati dell’agenzia Platts stimano, in riferimento la settimana conclusasi il 27 maggio, un calo di 3,1 milioni di barili nelle riserve di petrolio USA, non molto lontano dalla norma per questo periodo dell’anno, quando la domanda legata agli esodi estivi porta spesso a un calo delle riserve di petrolio.