Il mercato del greggio WTI e quello del Brent si muovono nuovamente in ribasso poiché i trader rivalutano l'eccesso dell'offerta globale, il calo della
La forza del dollaro statunitense grava sui mercati delle materie prime. A tale proposito,sci sembra opportuno segnalare come, nella sessione di lunedì, il biglietto verde abbia postato i massimi degli ultimi tre mesi sulla scia di una serie di guadagni dettati dalle aspettative che vedono un innalzamento dei tassi di interesse statunitensi e un calo del mercato aurifero che posta i minimi degli ultimi cinque anni. La scorsa settimana, il dollaro statunitense ha registrato la migliore performance settimanale degli ultimi due mesi, sulla scia delle dichiarazioni rilasciate da Janet Yellen, presidente della Fed,che ha ribadito l’intenzione di voler innalzare i tassi di interesse entro la fine dell’anno, I dati di venerdì, hanno mostrato forte incremento dei prezzi al consumo statunitensi e un aumento delle vendite di nuove abitazioni, scenario che rafforza il rally del dollaro.
A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come un dollaro forte renda il greggio più costoso agli occhi degli investitori che commerciano in altre valute, inoltre, l’innalzamento dei tassi di interesse potrebbe essere interpretato come un “prosciugamento” della liquidità, fattori che pesano sui mercato delle materie prime.
Stando a un sondaggio preliminare effettuato da Reuters, nella settimana terminata il 17 luglio, le scorte di greggio statunitensi dovrebbero riportare un calo di 2,1 milioni di barili. Le previsioni di Reuters hanno anticipato il rapporto d’inventario settimanale API, previsto per oggi pomeriggio, e quello EIA, che dovrebbe essere rilasciato domani.
Due fonti del settore hanno mostrato come nel mese di giugno, le vendite di diesel in Cina abbiano registrano un calo sulla scia di un rallentamento della crescita economica e un rimbalzo dei prezzi del combustibile. Tale scenario potrebbe incrementare l’eccesso delle scorte globali poiché il paese esporta il combustibile che non è in grado di assorbire.
Nel mese di maggio le scorte di greggio nazionali dell’Arabia Saudita hanno raggiunto livelli record, tuttavia, riteniamo che tale aumento rifletta le esigenze operative di una nuova importante raffineria più che un ulteriore segnale dell’eccesso dell’offerta globale. Una crescete offerta dei prodotti raffinati, in particolare modo del gasolio saudita, ha contribuito a spingere i future del diesel statunitense in ribasso postando i minimi intraday multi mensili, scenario che ha incrementato le preoccupazioni ribassiste riguardanti i future del greggio in generale.
Stando a quanto dichiarato dal signor Ang di Phillip Futures il ritorno del greggio iraniano “potrebbe esercitare un ulteriore pressione ribassista sui prezzi mercato poiché il greggio dovrebbe essere introdotto entro la fine dell’anno”. A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come la scorsa settimana, l’Iran e le sei potenze occidentali abbiano raggiunto un accordo per frenare il programma nucleare di Teheran ed evintare quindi la costruzione di una bomba atomica. Sulla base del suddetto accordo, l’Occidente revocherà le sanzioni economiche precedentemente imposte alla nazione e consentirà all’Iran di incrementare le sue esportazioni di greggio.