Una panoramica su interessanti dinamiche di mercato
Una criptovaluta e una commodity.
Qualcuno la chiamerebbe valuta digitale, qualcun altro strumento speculativo, qualcun altro ancora parte di una bolla speculativa.
Dall’altra parte c’è il bene rifugio per eccellenza, materia prima nobile, storico sistema di controvalore.
Spesso descritti in antitesi, il Bitcoin e l’oro sono più legati di quanto non si pensi.
Le ragioni di un simile legame sono molteplici.
In primo luogo, non può sottovalutarsi la recente contrazione della criptomoneta di Satoshi Nakamoto, contingenza che ha spinto diversi investitori a interrogarsi sull’opportunità di continuare a dar fiducia alla criptovaluta in questione.
Timore di perdere il proprio investimento o semplice esigenza di diversificarlo, è noto come grandi flussi economici abbiano registrato una migrazione dal cross del Bitcoin a quello dell’oro.
Il progresso della domanda di oro sembrerebbe aver toccato un aumento di ben 5 volte superiore alla norma. Questo proprio in seguito al crollo valoriale del BTC.
Da qui si è portati a credere, ma sempre con il beneficio del dubbio, che esista una sorta di legame inverso tra i due cross, il cui crollo di uno significhi l’innalzamento dell’altro e viceversa. Anche se la situazione di crollo aureo è per sua natura impossibile, meglio parlare di flessione della domanda.
Le ragioni che illustravamo qui (speculazione e ROI maggiore vs stabilità) spiegano meglio un simile legame, ricordando come, per quanto potenzialmente legati, BTC e oro sono due oggetti di investimento completamente opposti e dalle dinamiche infinitamente diverse.
La necessità di spostare i propri capitali dalla valuta digitale al nobile metallo sono documentate anche da addetti ai lavori, la cui testimonianza risulta utile per comprendere la portata di un simile trend, largamente opposto a quanto documentato a novembre.
Al riguardo, proprio Daniel Marburger, direttore di Coin Invest, ha commentato la vicenda: “I trader di oro sono sommersi dalle richieste di persone che vogliono investire nel metallo prezioso più affidabile. È un momento senza precedenti che mostra un chiaro orientamento degli investitori verso asset solidi in questi tempi incerti”.
Quanto affermato dal n.1 della piattaforma finanziaria tedesca rende concretamente l’idea di una migrazione di flussi figlia di un’ondulazione criptovaloriale che non può che far la fortuna dell’oro.
Quanto esposto finora evidenzia come la riduzione valoriale di BTC e affini stia favorendo il trading sull’oro.
È bene avvertire che quanto detto sopra non sia l’unico elemento che leghi la valuta nakamotiana con il nobile metallo.
È noto come il Bitcoin (e le altre criptovalute) sia portatore di qualcosa che vada ben oltre il mero valore economico digitale. La criptovaluta più famosa al mondo è promotrice di valore digitale sic et simpliciter, veicolando la ben conosciuta tecnologia blockchain.
La tecnologia in questione, registro digitale che semplifichi ogni transazione fornendo nel contempo spazio di stoccaggio dati, protezione degli stessi e ampia celerità nei trasferimenti, si pone come elemento catalizzatore di un legame tra BTC e oro che non passa inosservato.
È vero, questo paragone può sembrare forzato, ma costituisce un utile spunto di riflessione, alla luce di un’evoluzione tecnologica che non può prescindere da un’implementazione del Bitcoin.
Blockchain come registro dati e volano di transazioni.
Prendendo le mosse dalla contingenza per cui ogni tipo di mercato necessiti di un sistema sempre più all’avanguardia in tema di trasferimento dati, sicurezza verso minacce derivanti da hacking et similia, celerità operativa che permetta di rispondere meglio all’esigenza di ogni singolo investitore, si può comprendere anche come un mercato dai volumi stratosferici come quello dell’oro guardi alla blockchain come spettatore interessato.
Questo interesse si è concretizzato in vera e propria adozione strumentale.
In tempi non sospetti sono state diverse le società e gli enti del comparto oro a scegliere la tecnologia come strumento da utilizzare per favorire le performance del proprio mercato di riferimento.
Guida la schiera degli entusiasti la London Bullion Market Association.
L’ente britannico di regolamentazione (sotto la supervisione di Bank of England) e indicizzazione dei prezzi di oro e argento è stato il primo grande attore mondiale a trovare nella blockchain un sistema sicuro, certo e affidabile per offrire agli investitori una piattaforma al passo con i tempi.
Stesso entusiasmo ma diverso utilizzo potrebbe farne il World Council Gold, ente di caratura globale la cui funzione si sostanzia nello stimolare la domanda di oro da parte di industria, consumatori e investitori. Il WGC, secondo Reuters, sarebbe molto interessato alla tecnologia dei blocchi come strumento di diffusione delle kilobar, le barre dorate da 1 kg largamente diffuse in Asia e il cui scambio beneficerebbe da un sistema chiuso nell’alveo blockchain.
La garanzia di sicurezza e trasparenza fornita dalla blockchain attira simili enti perché permette di ovviare a tutti quei problemi derivanti dal riciclaggio e dal finanziamento di organizzazioni eversive di vario stampo, alimentando un dibattito di lingotti insanguinati che si interroga su come affrontare la difficile dicotomia ricchezza-potere.
Esulando questa sede da ogni tipo di considerazione etico politica nel merito, che oltrepasserebbe lo scopo primario di questo report, giova però riportare quanto recentemente dichiarato dal ceo di De Beers al riguardo, le cui dichiarazioni segnano il passo per una presa di posizione concreta dei maggiori fornitori di commodities.
Così Bruce Cleaver, n.1 del colosso sudafricano diamantifero, sulla blockchain: “È un enorme registro pubblico, immutabile come nient’altro al mondo. Ed è molto più resistente agli hacker rispetto ai sistemi basati su un singolo server”.
Non c’è dubbio che il favore per la tecnologia insita nel BTC di grandi gruppi leader di mercati fondamentali come oro e diamanti, senza dimenticare il recente utilizzo della blockchain da parte di colossi di diversi settori strategici come Eni, Bp, Enel (energia), non può che testimoniare un’esigenza dei grandi mercati verso una tecnologia innovativa che deve la sua genesi a una valuta digitale.
Non può negarsi come il Bitcoin sia la prima criptomoneta al mondo in quanto a capitalizzazione e il suo sviluppo sia legato allo sviluppo della propria sovrastruttura.
È vero che si sono susseguiti diversi momenti di rottura dell’universo BTC, con divisioni e aggiornamenti che spesso hanno portato a differenziazioni di settore, come Bitcoin Cash e Bitcoin Gold, ma è pur vero che questa evoluzione digitale ha permesso un’implementazione tecnologica senza pari, veicolando un sistema richiesto da ogni interlocutore che si appresti a entrare nel comparto tecnofinanza e, come illustrato sopra, a investire pesantemente in mercati dai volumi elevati.
Non è dato sapere se la criptomoneta di Nakamoto reggerà l’urto delle critiche e delle future regolamentazioni o se le supererà progredendo ancor di più.
Quel che risalta è che una simile valuta digitale abbia fornito una tecnologia in grado di far crescere la domanda di una commodity, l’oro, il cui andamento potrebbe davvero risentire dell’evoluzione in atto in seno al BTC.
Sviluppo del Bitcoin implica evoluzione della blockchain. Evoluzione della blockchain vuol dire miglioramento di un sistema blocchi richiesto per transare capitali che muovono l’economia.
In una situazione del genere, l’unico vero vincitore potrebbe davvero essere l’oro, la cui domanda potrebbe subire un picco verticale avendo come scudo garanzie di trasparenza, velocità e fidelizzazione di una rete a livello globale.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.