Durante la sessione asiatica, il dollaro si è mosso in lieve rialzo per venire negoziato a quota 94,21, con i trader che iniziano a porsi ai margini in
Durante la sessione asiatica, il dollaro si è mosso in lieve rialzo per venire negoziato a quota 94,21, con i trader che iniziano a porsi ai margini in attesa della riunione della Fed, che si terrà tra qualche giorno. Nella giornata di venerdì, poco dopo l’apertura della Borsa di Tokyo, il dollaro ha invertito la tendenza al minimo dei 107 yen. Per quanto concerne l’Asia-Pacifico, il calendario economico è privo di eventi di particolare rilevanza e in Cina è un giorno festivo. Le decisioni delle banche centrale hanno lasciato i trader di AUD e NZD leggermente confusi. Dal 3 giugno, i dollari australiano, neozelandese e canadese si sono tutti apprezzati sulla loro controparte statunitense, ottenendo le prime tre posizioni su quattro nella classifica delle valute del G10 dai risultati migliori. A seguito delle dichiarazioni della presidente della Fed, Janet Yellen, la quale ha dichiarato che i tassi “dovranno probabilmente aumentare in maniera graduale nel tempo”, il dollaro si è mosso in ribasso per la seconda settimana consecutiva. I contratti future sui Fed fund riflettono l’assenza di possibilità che la Fed aumenti i tassi alla riunione del 15 giugno. Al contempo, le probabilità di un innalzamento dei tassi a luglio sono al 18%, in calo dal 27% della scorsa settimana.
Secondo BlackRock, il più importante gestore di patrimoni su scala globale, i mercati finanziari potrebbero star sottostimando il rischio del recesso della Gran Bretagna dall’UE.
Con l’Eurozona e il Regno Unito al centro dell’attenzione, il dollaro ha goduto di una breve tregua. Quanti scommettevano sul rialzo del dollaro sono stati duramente colpiti dai dati sulle buste paga dei settori non agricoli, pubblicati nella giornata di venerdì. La lettura ha, infatti, convinto gli investitori che la Federal Reserve non aumenterà i tassi alla riunione della prossima settimana.
Altri dati sugli Stati Uniti, diffusi nella giornata di giovedì, sono stati più incoraggianti, grazie all’incremento delle scorte all’ingrosso registrato ad aprile. La lettura ha spinto gli economisti a correggere al rialzo le prospettive di crescita del secondo trimestre. Al termine della giornata di giovedì, l’euro è sceso a 1,1335$ dopo aver toccato i minimi di quasi una settimana all’apertura della sessione. Alla conclusione della giornata di mercoledì, la moneta unica europea veniva negoziata a 1,1401$. Al contempo, verso la chiusura della sessione di giovedì, la sterlina è scesa a 1,4480$ dopo aver toccato gli 1,4518$ al termine della giornata di mercoledì.
Secondo Colin Cieszynski, stratega capo per i mercati di Cmc Markets, il deprezzamento della sterlina, inferiore a quello dell’euro, ”suggerisce che i trader sono più preoccupati per l’economia dell’Eurozona dopo che il presidente della Bce, Draghi, ha invocato maggiori riforme, indicando come la politica monetaria e la politica di bilancio debbano collaborare.”