Lunedì mattina, in apertura di sessione, l’euro ha subito un duro colpo arrivando a perdere 1,09$ prima di attestarsi a 1,1044$, con un ribasso di 66
Yuzo Sakai, manager per la promozione delle operazioni in valuta estera presso Tokyo Forex & Ueda Harlow, sostiene che “il mercato è rimasto sorpreso dal fatto che oltre il 60% degli elettori abbia votato per il ‘No’ nonostante le previsioni della vigilia parlassero di un margine assai ridotto fra i due schieramenti. Quel che è successo riprende quanto già accaduto lunedì scorso”, con l’ondata di vendite di euro susseguente al mancato accordo fra i ministri delle Finanze dell’Eurozona per estendere a dopo il 30 giugno il piano di aiuti finanziari che permettesse ad Atene di ripagare al Fmi il prestito da 1,6 miliardi di euro.
Stamattina gli indici asiatici hanno subito un tracollo dopo che l’esito del referendum greco, che ha visto vincere lo schieramento contrario alle misure di austerità imposte dai creditori, sembra mettere in pericolo il futuro di Atene nella moneta unica e ha aumentato il rischio di un riesplodere della crisi nella zona euro. I future sugli indici statunitensi hanno perso circa l’1,2% pur rimanendo a distanza di sicurezza dagli ultimi minimi. L’indice giapponese Nikkei ha perso l’1,4% mentre l’MSCI – indice che traccia le performance delle azioni dei mercati dell’Asia-Pacifico a eccezione di quelli nipponici – si contraeva dello 0,5%. Opposto il discorso per il mercato azionario cinese, soprattutto dopo l’annuncio del fine settimana di nuove misure di stimolo da parte Pboc che ha innescato il tanto atteso rally. Stando all’annuncio della China Securities Regulatory Commission, la People’s Bank of China inietterà infatti nuovo capitale nella China Securities Finance, istituzione finanziaria detenuta dalla stessa autorità di regolamentazione. L’istituto utilizzerà i fondi per sostenere gli acquisti dei broker sul mercato azionario cinese. La mossa costituisce l’ultimo tentativo delle autorità cinesi volto a impedire il tracollo del mercato azionario e il suo eventuale contagio ad altri settori della seconda economia globale.
Le divise legate alle materie prime sono state le protagoniste di un nuovo passo falso dovuto al rafforzamento del dollaro Usa; il petrolio ha portato i suoi ribassi di prezzo a 4 giorni di fila. I metalli industriali si sono contratti in maniera significativa assieme alle altre materie prime. L’Aussie ha ceduto 22 punti fino a 0,7494$ dopo aver rotto il suo livello di supporto a 0,75. Il Kiwi ha perso 10 punti flettendo a 0,6682$ dopo aver toccato il minimo del 2015. Frattanto, mentre l’USDCAD lievitava di 40 punti fino a 1,2614, il dollaro canadese toccava anch’esso un nuovo minimo.