Durante la sessione asiatica di venerdì, le valute legate alle materie prime si muovono in rialzo, rispondendo all'aumento del prezzo del petrolio che ha
Durante la sessione asiatica di venerdì, le valute legate alle materie prime si muovono in rialzo, rispondendo all’aumento del prezzo del petrolio che ha sostenuto tutto il settore delle materie prime. L’Aussie ha guadagnato 8 punti per raggiungere quota 0,7237, non lontana dal margine inferiore della sua gamma di oscillazione. Il kiwi sale di 13 punti contro un dollaro in rialzo, venendo negoziato a quota 0,6824. Nella mattinata di oggi, il kiwi e l’Aussie hanno reagito debolmente ai dati deludenti degli indici dei direttori degli acquisti della Cina. Nel mese scorso, il dollaro neozelandese si è apprezzato del 6% contro la valuta australiana, con i dati sull’economia dell’Australia che hanno portato gli investitori a considerare la possibilità di nuovi tagli dei tassi da parte della Rba. Attualmente, il tasso di interesse australiano è all’1,75%, inferiore a quello neozelandese, fissato al 2,25%.
Il deprezzamento dell’euro ha mantenuto l’indice del dollaro prossimo al massimo degli ultimi due mesi. L’indice potrebbe rompere qualora i dati sulle buste paga dei settori non agricoli, che verranno pubblicati nella giornata di oggi, dovessero rafforzare le aspettative di un imminente innalzamento dei tassi negli Stati Uniti.
Prima della pubblicazione dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti, che potrebbero definire le aspettative circa la tempistica della prossima manovra restrittiva della Fed, la maggior parte dei titoli asiatici si sono mossi in rialzo e lo yen si è apprezzato, avvicinandosi al massimo delle ultime tre settimane. La sterlina continua a muoversi in ribasso, mentre il Brent viene negoziato intorno ai 50$ al barile.
La Bce ha rivisto al rialzo le sue previsioni sull’inflazione nel 2016 dallo 0,1% a un mero 0,2%, ancora ben al di sotto del tasso obiettivo prossimo al 2,0%. Francoforte ha mantenuto i tassi invariati e il presidente Mario Draghi ha avvertito circa la possibilità che la crescita dell’Eurozona rimanga debole.