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I crediti deteriorati pesano sul Bel Paese

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Mar 5, 2015, 00:17 GMT+00:00

I crediti deteriorati, in tutte le loro forme, risultano gravare in maniera esponenziale sull'Italia. Apparendo chiara la situazione delle sofferenze,

I crediti deteriorati pesano sul Bel Paese
I crediti deteriorati pesano sul Bel Paese

I crediti deteriorati, in tutte le loro forme, risultano gravare in maniera esponenziale sull’Italia.
Apparendo chiara la situazione delle sofferenze, crediti dalla riscossione incerta sia dal punto di vista della scadenza del termine che dalla rilevanza dell’esposizione, per le quali sarà necessario diverso tempo per una soluzione che alleggerisca il sistema paese dalla loro morsa, è opportuno concentrarsi sugli incagli, i quali, data la loro natura, presentano prospettive di riscatto maggiori.

La particolarità di questa categoria di non performing loans è da ricercare nella loro tipologia espositiva: questa è rivolta verso soggetti in situazione di difficoltà obiettiva ma temporanea, quindi diventa più plausibile il recupero di liquidità rispetto alle sofferenze, nonostante rimanga più complesso rispetto alle esposizioni ristrutturate e scadute o sconfinanti.

A lanciare l’allarme sull’impatto di incagli e altri prestiti non performanti verso il Bel Paese, ci ha pensato il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro, il quale, a margine di un’audizione oggi in Senato, ha affermato:” Per la fine dell’anno ci aspettiamo 350 miliardi di crediti deteriorati, si tratta di 750.000 miliardi delle vecchie lire, è una cifra impressionante che assorbe moltissimo capitale”.
Una cifra preoccupante, considerando il vincolo stringente che alimenta l’impasse dell’economia reale, problema annoso ed endemico dell’Italia, matrice e conseguenza di criticità economico-finanziarie che necessitino risoluzione.

A riprova di tale contingenza è possibile riportare i dati diffusi dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), per il quale le banche italiane ospitano circa 330 miliardi di crediti anomali, la cui riscattabilità si intende difficilmente realizzabile. Sia a livello del rispetto dei termini, sia a livello sostanziale, ovvero essendo palese il rischio di un rimborso improbabile.
Analizzando l’impatto di simili dati sulla nazione, si osserva come la cifra in questione corrisponda a circa un quinto del PIL, vantando un triste e triplice progresso dal 2007.

E’ vero che per molti incagli si auspichi un recupero finanziario più semplice rispetto al buco nero costituito dalle sofferenze, ma è anche vero che non possono essere gli enormi depositi delle famiglie italiane a finanziare queste posizioni, per quanto possibile: questo avrebbe ripercussioni non solo sui consumi, ma sull’intero sistema, senza dimenticare i comparti Entrate e Previdenza.

Di idea equivalente è Nicastro, il quale stigmatizza l’entità di crediti deteriorati come una “zavorra pesantissima” per sviluppo e crescita, sostenendo che la causa di un simile ammontare trovi la sua genesi in una crisi economica più massiva in Italia rispetto al resto dell’Europa e nella diversa metodologia di recupero di capitali, che porta ad allungamento di tempi e procedure di smobilizzazione più complesse: una sorta di fanalino di coda dell’UE.

È opinione generale, abbracciata dallo stesso Direttore Generale di Unicredit, che sia necessaria una riforma delle procedure, perché solo così sarà possibile addivenire ad uno smaltimento ottimale, o se non altro, più performante, dell’insieme di crediti deteriorati.

Considerando come in in media una procedura fallimentare duri 7 anni, mentre 3 sia il tempo necessario per l’escussione di una garanzia immobiliare, si rende davvero doverosa una riforma che migliori sia i tempi sia l’efficacia del recupero dei crediti problematici, ma che sia a costo zero, riuscendo così nell’ottimizzazione di procedure obbligatorie senza indebolire ancor di più finanziariamente il Paese.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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